13 ottobre 2009
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La Signorina Maria Senza cura
II
Maria Senza-Cura non mette mai a posto né i suoi arazzi né la sua lana né i suoi aghi né le sue forbici.
Poiché non presta mai attenzione a nulla, si siede maldestramente sulle forbici e sugli aghi.Povera Maria Senza-Cura! Si salva lanciando grida terribili, perché gli aghi e le forbici non vogliono abbandonarla.
Non sapendo cosa stia accadendo, Tutu accompagna la sua padroncina con aria triste.
Per strappare le forbici e gli aghi, occorsero delle forti tenaglie ed il più abile chirurgo del luogo. Marie Sans-Cure gridava quanto più poteva e Tutu, per solidarietà, gridava anche lui... Che pena per la mamma avere una figlia senza cura!
III
MARIA SENZA-CURA ED I SUOI UCCELLINI
Quale felicità per la piccola Maria! Suo zio, il tenente di vascello le ha riportato un giorno una bella gabbia con graziosi uccellini rossi e blu. Fa salti di gioia e promette di averne cura e di essere per essi come una piccola mamma.
All'inizio non fa altro che badare ai suoi graziosi uccellini che fanno cui, cui, cui e saltyano di asticella in asticella per tutta la gabbia.
Maria dimentica presto la sua bambola Franchette, che, per il dispiacere, perde il suono del suo povero corpo.
All'inizio non fa altro che badare ai suoi graziosi uccellini che fanno cui, cui, cui e saltyano di asticella in asticella per tutta la gabbia.
Maria dimentica presto la sua bambola Franchette, che, per il dispiacere, perde il suono del suo povero corpo.
Uscendo però, Maria Senza-Cura, invece di riagganciare la gabbia, la lascia sul tavolo, ed il cattivo e malvagio Micio si rizza sulle zampe per vedere per osservare gli uccellini.
Con i suoi artigli il malvagio Micio si impadronisce del più bello degli uccellini. Marie Senza-Cura rientra giusto in tempo, corre dietro il gatto con quanto fiato può; ma lo scellerato si rifugia sul tetto e mangia il povero piccolo. Ah! potesse strangolarsi con le piume! Maria Senza-Cura ha un bel piangere, vede divorare il suo caro piccolo uccellino.
Non ci sono più che due piccoli uccellini; e Maria Senza-Cura vuole agganciare la sua gabbia in modo che l'orribile Mico non possa raggiungerli.
Con i suoi artigli il malvagio Micio si impadronisce del più bello degli uccellini. Marie Senza-Cura rientra giusto in tempo, corre dietro il gatto con quanto fiato può; ma lo scellerato si rifugia sul tetto e mangia il povero piccolo. Ah! potesse strangolarsi con le piume! Maria Senza-Cura ha un bel piangere, vede divorare il suo caro piccolo uccellino.
Non ci sono più che due piccoli uccellini; e Maria Senza-Cura vuole agganciare la sua gabbia in modo che l'orribile Mico non possa raggiungerli.
Solo che non ha avuto cura di controllare se il chiodo è ben agganciato al muro. Ed ecco gli sfortunati uccellini precipitare con la loro gabbia dall'alto della finestra nel cortile.
Uno dei cari piccolini è rimasto ucciso nella caduta. Maria si lamenta e si strappa i capelli; ma le lacrime non restituiranno la vita al povero piccolo. È troppo tardi.
La gabbia viene riaggiustata e si cura bene l'ultimo dei tre graziosi uccellini. Sfortunatamente per lui, è Maria Senza-Cura che si incarica di dargli i semini nella sua mangiatoia e dell'acqua nella tazzina di cristallo.
Naturalmente Maria Senza-Cura se lo dimentica. E, un bel mattino, ritrova il suo ultimo uccellino morto di fame e di sete nella sua gabbia.
Maria è disperata. Ma questo non riporterà in vita il povero uccellino...
E la mamma è molto triste pensando al futuro della sua figliolina... Ecco cosa vuol dire essere Maria Senza-Cura!
[Traduzione di Massimo Cardellini]
LINK all'opera originale:
M.elle Marie Sans-Cure
LINK interni:
Georges le distrait, 1889, [Giorgino il distratto]