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20 luglio 2013 6 20 /07 /luglio /2013 05:00

JOSSOT LIBELLISTA

sauvages blancs1

 

 

passementerie--1-copia-1.jpgJossot è soprattutto conosciuto per le sue caricature uscite sulla rivista "L'Assiette au beurre", il giornale satirico più accurato e uno dei più virulenti della Terza Repubblica. Il suo grafismo originale, combinando dei colori vivi e contrastati, stesi in modo uniforme, con un tratto spesso e nervoso, serve un umorismo particolarmente corrosivo. Questi disegni costituiscono un patrimonio che fa parte dell'immaginario dei nostri caricaturisti attuali. Jossot seduce anche le giovani generazioni perché l'oggetto del suo umorismo non è di circostanza: è come "pensatore solitario" che egli disegna. La sua arte non è quella di un semplice disegnatore di stampa che necessita di consegnare un commento pertinente sull'attualità della sua epoca. La sua opera reca il segno di una necessità identitaria, di un'urgenza metafisica e di un dramma esistenziale. È in ragione di questo spessore filosofico che egli si impadronisce di soggetti così atemporali e universali  come la morte, la sessualità, il denaro, la corruzione, le convenzioni e pressioni sociali, la libertà e l'indipendenza individuali, la giustizia, la crudeltà umana, ecc.

 

affiche exposition jossotUn'esposizione, ospitata alla biblioteca Forney nel 2011, ha valorizzato la diversità e la coerenza del suo talento: autore di manifesti, scenografo, pittore, acquarellista, romanziere, saggista e giornalista [1]. La riedizione, lo stesso anno, della sua raccolta Le Foetus récalcitrant [Il feto recalcitrante] [2] ha tratto la sua penna dall'oblio. Raccogliendo oggi la parte migliore dei suoi saggi letterari, soprattutto editi su giornali tunisini tra il 1911 ed il 1927, questo volume mostra come Jossot è rimasto caricaturista pur dedicandosi alla scrittura. Non soltanto il suo immaginario satirico non è cambiato, ma la sua lotta contro l'ingiustizia e la stupidità umana rimane strettamente la stessa, il suo umanesimo intransigente lo porta a denunciare instancabilmente gli abusi del potere e le logiche economiche che portano l'uomo alla sua perdizione.


 

Da caricaturista a libellista

 

Nel 1911, quando Jossot pubblica il primo testo di questa raccolta, è uno dei caricaturisti parigini più noti. Les Humoristes nous font rire [Gli umoristi ci fanno ridere], testimonia tuttavia di un malessere: sotto la Terza Repubblica, un disegnatore della stampa non è considerato come un vero artista.

 

jossot-credo.jpgCome sfruttare le qualità espressive, le specificità plastiche peculiari della caricatura, pur distinguendosi da una produzione umoristica o volgare, prevalentemente dedicata al divertimento borghese? Questo è appunto il dilemma di Jossot che sceglie, tra i giornali, quelli che manifestano un'autentica esigenza artistica. Se "L'Assiette au Beurre" ha accolto la maggior parte della sua produzione tra il 1901 ed il 1907, il caricaturista sperimenta sin dal 1904 delle difficoltà a piazzare i suoi disegni. Tra il 1904 ed il 1906 il panorama economico della stampa umoristica muta: numerosi giornali chiudono i battenti e i nuovi titoli si fanno rari. I lettori sembra più voler ridere che meditare e, difendendo la nobiltà della sua arte, Jossot rivela l'intensità della sua mancanza di riconoscimento. Altro sintomo di questa ricerca di legittimità sociale, si forma alla pittura e inizia un'opera letteraria.

 

jossot-La-Rue-du-Persan.jpgMentre la stampa affonda in una vera e propria crisi nel 1910, egli abbandona il disegno e porta la sua arte satirica alle dimensioni della tela esponendo al contempo dei paesaggi orientaleggianti. Una doppia eredità gli assicura di fatto una libertà artistica e intellettuale assoluta. Jossot non fugge soltanto "la caricatura che non è che uno sfogo dell'Odio" [3]; non sopporta più la volgarità parigina, la grande città in cui le sue antiche ambizioni volgono alla misantropia, ma anche la città in cui, dal 1896, non si capacita del lutto per Irma, la sua unica figlia. È in seguito a questo avvenimento tragico che si è trasferito in Oriente allo scopo di aprirsi a nuovi orizzonti.

 

JossotCamel.jpgQuando si è appena installato a Tunisi, "Le Scorpion", principale giornale satirico della colonia, pubblica un articolo intitolato "Le bourgeois" che mostra come Jossot rimanga fedele ai suoi bersagli preferiti. L'artista lascia tuttavia molto presto la stampa umoristica per consegnare le sue cronache acide a "La Dépêche" tunisina, il quotidiano più letto dai Francesi di Tunisia. Alla ricerca di esotismo e diversità, fuggendo l'Occidente e la sua opera "civilizzatrice", egli denuncia molto logicamente l'ibridazione culturale dell'elite tunisina. Il suo sguardo d'esteta vorrebbe fare della vita indigena un'opera d'arte da cui sarebbe bandita ogni traccia dell'Occidente. In Impressions d'Extrême Sud [Impressioni dell'Estremo Sud], il pittore rivela che ha avuto l'idea di convertirsi all'Islam sin dal 1910. Dato che realizza questo desiderio soltanto nel 1913, i suoi articoli sulla cattedrale di Tunisi così come le sue divagazioni sulle virtù della pelosità, sembrano più o meno destinati a mettere in scena una conversione ampiamente mediatizzata [4].

 

jossot1909.jpgPassato "nell'altro campo" di questa società polarizzata all'eccesso, l'artista manifesta delle posizioni conservatrici, ma la sua lotta contro le ingiustizie coloniali lo avvicina agli indipendentisti tunisini. Facendosi apertamente difensore dei senza voce, il porta parola dei deboli e dei vinti, Jossot rimane guidato da una filosofia individualista e umanista. È il motivo per cui, malgrado le sue posizioni tradizionaliste, provoca un dibattito sulla clausura delle donne, denunciando, come faceva con le sue caricature, le pressioni sociali, le contraddizioni e le codardie che mantengono un ordine sociale unico e crudele.

 

bonnet-rouge.jpgDurante la Prima Guerra mondiale, Jossot collabora con alcuni organi pacifisti. Sotto forma di racconti filosofici o storielle anodine destinate ad aggirare la censura, denuncia una carneficina orchestrata  per gli interessi economici di una minoranza di affaristi. Se i suoi articoli più feroci, come La dernière pirouette [L'ultima piroetta], sono stati a volte censurati, Jossot ne trae un eroismo ed una fierezza senz'altro un po' esagerate: "Anastasia non si è accontentata di farmi dei tagli: convertiva, quasi sempre, i miei articoli in esposizioni di bianco, sopprimendo persino il titolo, non lasciando che la firma. Ho avuto così la gloria di collaborare "immaterialmente" al "Bonnet Rouge", al "Journal du Peuple" a "La Tranchée républicaine"; il manifesto che annunciava l'uscita di questultimo giornale è stato disegnato da me. Avrei potuto essere fucilato come chiunque altro" [5]. In un articolo su Nietzsche gioca sottilmente con la germanofobia dominante per far passare una propaganda antimilitarista sotto il segno del filosofo... La guerra ha accentuato la sua rivolta contro l'umanità: Jossot analizza e denuncia come una follia collettiva il fenomeno che conduce i suoi vecchi amici a tradire la loro coscienza individuale per aderire ai miti bellici collettivi.

 

journal-peuple.jpgIndignato, isolato, l'artista vilipendia i "selvaggi bianchi" che lo fanno "vergognare di essere un uomo" come scrive in Opinion d’un âne [Opinione di un asino]. Il conflitto segna profondamente la sua prosa ed il suo umorismo diventa sempre più cinico. Così, in Un homme d’affaire [Un uomo d'affari], lo "zozzone" è abbastanza cupido per voler valorizzare la carne umana abbattuta industrialmente durante i combattimenti...

 

Il modo in cui Jossot attacca la scienza e l'istruzione può sembrare eccessiva, semplicistica o paradossale da parte di un intellettuale, ma è anche legato agli avvenimenti sanguinosi. L'artista precisa altrove che critica più le applicazioni della scienza della scienza stessa. Lungi da far grande l'uomo, di farlo vivere in armonia e nella bellezza, le invenzioni dello scienziato sono approdate alla distruzione delle risorse terrestri e di una parte dell'umanità. È rifiutando la sua identità europea che Jossot stigmatizza questo scacco della cultura occidentale, in termini che ragionano sempre con un'attualità palese.

 

Jossot-Ahmad-al--Alawi.jpgNel 1923, l'artista è stato iniziato al sufismo nella confraternita diretta dallo sceicco Ahmad al-‘Alawî [6]. È impregnato di teosofia che egli affronta l'esoterismo islamico e finisce con il forgiarsi un sincretismo spirituale del tutto originale. Invitando i suoi adepti all'introspezione individuale, la teosofia ha ampiamente preparato Jossot a intraprendere la via del sufismo. La sensibilità comune a queste due discipline spirituali è palpabile negli articoli che egli pubblica nel 1927Les excentriques [Gli eccentrici], effettua così un vero autoritratto in cui l'autore propone la sua arte di vivere e i suoi valori come modello: essere qualcuno, migliorarsi, realizzarsi, dotare l'umanità di caratteri, piuttosto che che avere e crearsi dei bisogni che non si può soddisfare, "vivere nella bellezza" piuttosto che aver penosamente bisogno.

 

Una scrittura forgiata dalla caricatura

jossot-foetus.jpg
Nel 1927, Jossot comincia a redigere
 Le Fœtus récalcitrant [Il Feto recalcitrante]. In questo strano libricino che mischia teorie artistiche, critiche sociali e interrogativi metafisici, l'autore evoca esplicitamente le sue difficoltà di scrittura: "L'abitudine che ho contratto nel redigere delle brevi didascalie mi priva di ogni facilità nel moltiplicare le parole all'infinito, dipanare periodi interminabili, stemperare la mia prosa; non riesco a intingere nella salsa dei piatti che confeziono. È per questo, che avendo avuto l'dea di definire la caricatura e il ruolo del caricaturista così come li ho concepiti,  non sono riuscito a partorire che questo minuscolo opuscolo" [7].

 

jossot-Ernst-Vilhelm-Brandt.jpgIn realtà, redigendo questo breve saggio, Jossot ha frugato nella sua opera di cronista. Il lettore potrà inoltre ritrovarvi molti articoli che l'artista ha voluto valorizzare integrandoli nel volume. Non possiamo che constatare sino a qual punto il respiro letterario del disegnatore si trova sminuito da questa operazione! Evidentemente, Jossot non è a suo agio che nella forma breve e l'articolo di giornale è un calibro che si adatta meravigliosamente al suo talento di narratore e panflettista.

 

jossot-incantatore-serpenti.jpgDurante la sua vita, l'artista ha raccolto i disegni che pubblicava sui giornali per costituire dei fascicoli di documentazione. Sin dal suo arrivo in Tunisia, nel novembre del 1911, ha cominciato ad incollarvi i suoi articoli e le rare caricature che ancora pubblicava. Smette di disegnare dopo la sua conversione all'Islam, ma i suoi ritagli di stampa derivano chiaramente dalle sue caricature. Come confessa egli stesso, diventando giornalista Jossot è rimasto caricaturista: "Ho combattuto a lungo attraverso la caricatura; oggi ho presso un'altra arma: ho sostituito la penna con la matita; ma non ho cambiato coscienza" [8].

 

jossot_enterrement.jpgSintomo dell'importanza accordata a questi articoli da parte del loro autore, le modifiche intempestive degli editori sono scrupolosamente corrette ed i testi censurati sono ricopiati integralmente. Come se prendesse a testimone l'intera Storia, Jossot stigmatizza gli errori volontari in note marginali: "Testo reso incomprensibile da un caporedattore ostile", "articolo soppresso dalla censura"... Tutte le didascalie sono ugualmente ristabilite nella loro versione originale. Jossot le difende gelosamente perché le considera come una parte essenziale della sua opera. Protesta sempre con veemenza contro queste offese, giungendo sino ad additare della sua riprovazione i giornali stranieri. Così in una lettera a Jena Grave, nel 1908, a proposito di un foglio cecoslovacco: "Se conoscete il direttore di questa pubblicazione, vi sarei obbligato di fargli sapere che lo dispenso, per il futuro, di improvvisarsi mio collaboratore aggiungendo una didascalia in basso al mio disegno" [9].

 

jossot-panoramica.jpgJossot non è diventato scrittore all'improvviso, la sua scrittura è intimamente legata alla sua pratica della caricatura. Ha imparato a scrivere attraverso le caricature e difendendo la sua posizione sociale di artista-caricaturista. Secondo lui, il vero caricaturista "brandisce due armi: la penna e la matita, perché un disegno senza didascalia non è una caricatura" [10]. Ora, egli prosegue, una didascalia fibrosa si legge male e penetra difficilmente nei cervelli. Il testo conterrebbe il messaggio filosofico o pubblicitario, mentre l'icona sarebbe destinata a tetanizzare lo spirito per abbattere la sua resistenza. I rapporti tra disegni e didascalie si rivelano in realtà molto più sottili poiché, molto spesso, l'ironia sorge da uno scarto tra ciò che l'immagine mostra e ciò che dice la didascalia. Il disegno partecipa così pienamente al messaggio sia per il suo stile sia per ciò che "racconta". Che Jossot faccia delle didascalie il solo ricettacolo o veicolo del senso, rivela l'importanza del lavoro di scrittura all'opera nella sua arte satirica.

 

Rictus-Steinlen.jpgÈ proprio questo talento letterario che egli intende valorizzare allo scopo di distinguere i caricaturisti dagli illustratori: "Non voglio limitarmi ad una semplice compito di illustratore allorché posseggo, anch'io, il raro dono della didascalia", diceva nel 1904 in una lettera a Jehan Rictus che gli offre la sua penna [11]. L'arte dell'efficacia semantica che Jossot elabora nelle sue caricature sembrava contaminare l'insieme dei suoi modi di espressione.

 

I suoi primi articoli assumono sin dall'inizio il tono del manifesto e definiscono notevolmente la posta in gioco estetica della sua arte. Il loro autore si pone come "instauratore"  e intende colpire gli spiriti sia con il suo disegno che attraverso la convinzione della sua prosa e la solidità del suo programma. La retorica di cui egli fa uso per rivendicare il suo posto nella gerarchia artistica e sociale sembrava forgiata dal mestiere che essa difende: "Non si deve cercare in Jossot un soggetto sfumato", diceva il critico d'arte Émile Straus [12]. Riducendo la definizione della caricatura alla propria estetica, Jossot finisce con l'apparire molto singolare! Egli impone le sue vedute sotto forma di asserzioni brutali, su un tono messianico o intimidatorio, di espressioni colorate sfiorante l'insulto o, più elegantemente, sul modo dell'aforisma. Questa retorica fortemente influenzata da Nietzsche e forse dalle manifestazioni futuriste, pone il suo autore in posizione di maestro legittimo mentre effettua la lezione a una "turba" di ignoranti. Il lato solenne di queste dichiarazioni è temperato dall'umorismo del caricatursita che risorge, qua e là, nel contenuto così come nello stile letterario. Tutte queste caratteristiche si d'altronde nella sua corrispondenza.

 

jossot-viande.jpgNon appena si lancia in un opera di vasto respiro, Jossot si rivela piuttosto maldestro. Il suo primo romanzo, eloquentemente battezzato Viande de "Borgeois" [Carne di "Borgese"] intraprende una satira dell'anarchismo. Intreccia curiosamente il narrazione letteraria, la storia ad immagine e l'immagine storica. Il suo canovaccio molto fantasioso sembra soprattutto destinato a condensare e legare tra di loro, sotto forma verbale, l'insieme delle visioni caricaturali presenti nell'immaginario del disegnatore.

 

jossot-tonnerre.jpgIn Viande de "Borgeois", l'editore di Jossot annunciava annunciava l'apparizione della sua prossima opera, intitolata Vadrouilles astrales [Passeggiate astrali], che si beffava probabilmente degli ambienti spiritisti. Dopo la morte di sua figlia, Jossot aveva infatti cominciato a frequentare questo genere di circoli. Deluso da queste riunioni in cui ha l'impressione di essere capitato tra i "chiaroveggenti da fiera campestre" [13], ne fa un ritratto satirico in un numero di "L'Assiette au Buerres", proposto nell'aprile del 1904. Giudicato "molto strano" dal suo amici Jehan Rictus, l'albo è tuttavia rifiutato. Il progetto di una satira contro gli spiriti non è abbandonato tuttavia e assume allora la forma di un romanzo annunciato, ma il suo titolo è diventato "Plus loin que le tonnerre de Dieu. Roman magico-burlesque" [Più lontano del fulmine di Dio. Romanzo magico-burlesco]. Quest'opera, che doveva anch'essa essere illustrata, non è mai stata pubblicata ma molti articoli sembrano riciclarne i frammenti.

 

jossot-ma-conversion.jpgQuando Jossot risiede in Tunisia, questo abbozzo è ripreso, reso più gradevole da una satira anticoloniale: "Per fortuna che la nostra spiaggia è relativamente tranquilla, ne approfitto per perpetuare un nlibretto di glosse mistiche e antiputridi nelle quali apprezzo come si deve la nostra ammirevole civiltà dei Caraibi", scrive in una lettera al pittore danese Ernest Vilhelm Brandt [14]. La componente spiritomistica del manoscritto iniziale sempre tuttavia essere scomparsa nel 1923 quando Charle Géniaux menziona l'opera, finalmente intitolata "Les Sagouins" [I Sanguigni], in cui gli ricopre di improperi il mondo coloniale e i "neocivilizzati" [15]. Una nota confidenziale di polizia segnalava già nel 1919 che stava scrivendo un libro abominevole contro i Francesi di questo paese e del tutto a favore dei musulmani che sarebbero, secondo lui, costantemente oggetto di persecuzioni da parte delle autorità del Protettorato e soprattutto dei coloni" [16] "La fête du fumier" [La festa del letamaio], "Un homme d'affaire" [Un uomo d'affari] e alcuni altri testi recano il segno di questi romanzi abortiti, riciclati sotto forma di cronache o, più probabilmente, elaborati all'interno di questa opera.

 

jossot-sentier.jpgIn "La Conversion de Jossot", che costituisce al tempo stesso uno sberleffo al mondo coloniale e una specie di coming-out religioso, il "rinnegato" annuncia un libro destinato a spiegare il suo atto. Una versione francese del testo è probabilmente esistita, ma soltanto una traduzione intitolata "Ma Conversion" [La mia conversione], redatta in un arabo molto grosolano, è stata pubblicata nel 1913. Il convertito racconta dettagliatamente il suo percorso spirituale: la sua esperienza spiritista, il suo breve passaggio in una loggia martinista, ecc. Vi si rileva anche un attacco contro i "neocivilizzati" e il mondo coloniale, così come un passaggio che si ispira ai suoi articoli sulla cattedrale di Tunisi. Jossot vi descrive in seguito le sue relazioni con i Padri bianchi, la sua amicizia con Ali Abdul Wahab [17] e i suoi legami con un Europeo convertito, Mohammed bel Hadj Abderrahmane Mader. Una buona parte di questo racconto è stata ripresa da Jossot nelle sue "Memorie", intitolate "Goutte à gotte" [Goccia dopo goccia], opera inedita sino a oggi. Anche se alcuni passaggi di "Ma Conversion" sono reimpiegate in "Le Sentier d'Allah" [Il sentiero di Allah], non si tratta dello stesso racconto: in quest'ultimo libro, pubblicato a spese dell'autore a Hammamet nel 1927, Jossot descrive il suo viaggio sino alla confraternita dello sceicco Ahmad al-Alawî, a Mostaganem (Algeria), per esservi iniziato al sufismo. La storia di quest'ultima opera non è meno tumultuosa di quella delle sue pubblicazioni precedenti, poiché doveva inizialmente comportare più di 200 pagine con una parte romanzesca e numerosi disegni... Infine, l'ultima pagina di "Goutte à goutte", probabilmente redatta nel 1951, sembra riasumere l'impresa letteraria di Jossot: l'artista vi compila la sua bibliografia, ma tutti i suoi libri sono seguiti dalla menzione "Esaurito".

 

Evidentemente, la documentazione a stampa nella quale Jossot compilava i suoi articoli svolge un ruolo centrale in questi numerosi tentativi editoriali, abbandonati, ripresi, ritagliati poi risistemati... e infine sommersi realmente da edizioni a buon mercato, a npagamente da parte dell'autore, senza illustrazioni, troppo confidenziali e mal diffuse. L'articolo funziona come una specie di modulo o di pietra letteraria che l'autore può combinare in una scrittura che procede per agglomerazione, per ibridazione e per escrescenza più che per costruzione. Un po' alla maniera delle sue caricature che si trovano curiosamente svuotate da tutto il loro nervosismo quando l'artista tenta di trasporle sulla tela, le sue cronache perdono molto dellal loro freschezza quando lo scrittore tenta di dar loro una forma letteraria più ambiziosa. Radunando queste pepite così come sono apparse sulla stampa, il presente volume rende palpabile le similitudini tra lo stile grafico e la scrittura del caricaturista. C'è sicuramente un linguaggio simbolico e un immaginario grottesco comune ai due medium, ma anche il formato, il ritmo, la concisione e un modo disinvolto di maltrattare la lingua con brio: Jossot scrive per tratti e arabeschi deformanti.


 

Henri Viltard


 

[Traduzione e cura iconografica di Massimo Cardellini]

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18 marzo 2013 1 18 /03 /marzo /2013 09:00

SELVAGGI BIANCHI!

sauvages_blancs1.pngJossot, Sauvages Blancs!, Éditions Finitude, 2013, 176 pp, 19 €

Prefazione di Henri Viltard.

 

La riedizione di Foetus récalcitrant, concomitante all'esposizione Jossot del 2011, ha rivelato che esisteva un Jossot saggistya. Con Sauvages Blancs!, Abbiamo a che fare con una serie di libelli che l'artista ha pubblicato nei giornali tunisini tra il 191 e il 1927, in un'epoca in cui egli aveva deciso di rompere con la sua società d'origine. Queste piccole perle letterarie fustigano naturalmente la società coloniale: la politica di assimilazione, la colonizzazione degli spiriti, la follia della guerra, il materialismo e la corsa sfrenata al profitto. Lungi dall'identificarsi totalmente ai suoi correligionari (musulmani), egli critica il loro conformismo, la loro codardia quando si tratta di rimettere in questione dei costumi crudeli come la clausura delle donne. Il suo spirito acuto si esercita anche contro il modo di vestirsi dei tunisini modernisti perché Jossot si erige paradossalmente come custode della tradizione, dell'identità, e soprattutto dell'estetica arabo-musulmana. Le sue posizioni piuttosto reazionarie non gli impediscono di collaborare con gli impedentisti quando quest'ultimi denunciano le ingiustizia dell'apparato coloniale.

jossot-sauvages2.jpg

-Ah!ah! ragazzo! Ci siamo fatti battezzare?

L'Action quotidienne, républicaine et socialiste, organo del libero pensiero militante, aprile 1903.

 

 

Figura indipendente in una società estremamente polarizzata, Jossot assume pubblicamente il suo ruolo di eccentrico più preoccupato di meditazione e di bellezza spirituali che di commercio o di politica... in questi testi come nelle sue caricature, degli interrogativi metafisici soggiacenti vengono alla luce, e sono quelle di un filosofo quanto di un umorista.

Raffreddati, 10

Da: "L'Assiette au Beurre, albo "Les Refroidis" [I Raffreddati], 26 marzo 1904.

 

 

La prefazione della raccolta intende mostrare quanto quest'opera di cronista sia consustanziale alla sua caricatura, che vi è qualcosa di comune tra lo stile letterario e lo stile grafico del loro autore: un artiglio, una zampa allo stesso tempo pesante e vigorosa, affascinante... È d'altronde il motivo per cui l'opera è molto ampiamente illustrata di caricature, anche se, durante quest'epoca, Jossot aveva quasi del tutto smesso di pubblicarne sulla stampa. Queste cronache richiamano costantemente l'immagine satirica perché Jossot non ha veramente abbandonato la caricatura: "Ho combattutto a lungo attraverso la caricatura; oggi ho afferrato un'altra arma: ho sostituito la penna alla matita; ma non ho cambiato coscienza", diceva nel 1931.

 

Con la sua copertina sgargiante, questo sberleffo letterario non mancherà dunque di far ridere... e, forse, meditare...).

Henri Viltard 

 

 

 

 

 

LINK:
Sauvages Blancs!

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19 marzo 2011 6 19 /03 /marzo /2011 09:52

 

 

 

Un singolare omaggio all'arte di Gustave-Henri Jossot: una micro recensione in una tavola da parte di un suo estimatore che si firma Lolmède: Ci limitiamo a darne la traduzione delle didascalie e dei dialoghi nei filatteri nonché presentare le immagini scelte dall'autore per comporre la simpatica tavola, fonendone anche un minimo di informazione su di esse tra parentesi quadre..

  


Conoscete Jossot?

 

 

di Lolmède

 

 

Questo mese presentiamo una tavola su JOSSOT, il favoloso disegnatore d'inizio secolo (L'Assiette au Beurre"). In occasione di un'esposizione organizzata alla biblioteca Forney a Parigi.


Più che i suoi disegni, che sono già molto validi, è il personaggio, e l'uomo Jossot, che aveva l'aspetto geniale: Un vero ribelle!

 

 

Da scoprire:

 

Biblioteca Forney - Dal 1° marzo al 18 giugno.

 

 

 

 

 

 

lolmede_jossot.jpg

 

La tavola disegnata da Lolmède che compendia in un'unica tavola le principali nozioni su Jossot.

 

 






Conoscete Jossot?

 

 

lolmede--1.jpg

 

Un'esposizione da vedere alla biblioteca Forney


-Non così veloce!


Fino al 18 giugno 2011

 

 

CARICATURE. Dalla rivolta alla fuga in Oriente.

 

 

 

 

dressage.jpg[L'immagine a sinistra è ripresa dalla copertina del numero 144 di L'Assiette au Beurre datato 2 gennaio 1904, interamente illustrato da Jossot e intitolato Dressage (La Doma)].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lolmede--2.jpg

Gustave Jossot (1866-1951) è uno dei più celebri caricaturisti d'inizio secolo... È soprattutto conosciuto per i suoi disegni per L'Assiette au Beurre.

-Questa poi, per un anno abbiamo un secolo di differenza!



 jossot--1905.jpeg

Jossot nel 1905.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lolmede--3.jpg

Nato in una famiglia borghese a Digione, è, sin da giovane, in urto con il suo ambiente...



-Se il signor Gustave vuol recarsi a tavola!...


 

-Grrr... Il sangue mi monta in testa! NO!


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lolmede--4.jpg

All'inizio si fa notare per i suoi manifesti in cui rivela la sua identità di caricaturista...

 

[I personaggi che divorano sardine nel manifesto sono tutti delle celebrità del mondo della cultura dell'epoca: da sinistra a destra: Philippe Grenier, medico, uomo politico e primo deputato musulmano francese; Yvette Guilbert, cantante dei caffè concerti; Henri Rochefort, giornalista e uomo politico; Sarah Bernhardt, attrice teatrale e Aristide Bruant, cantautore e cabarettista]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

jossot-sardine.jpgManifesto pubblicitario per le sardine Saupiquet del 1897. Con i suoi sei metri di larghezza fu a lungo uno dei più grandi che siano mai stati creati all'epoca. Jossot ne creò tra il 1894 ed il 1899 ventidue.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Far passare una testa di morto in una pubblicità... Complimenti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

jossot--cointreau.jpg-Manifesto pubblicitario di Jossot per il cointreau Guignolet, 1898

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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Nel 1898, la morte di sua figlia unica lo isola nella sua misantropia.

 

-Crepate tutti!

 


 

 

 

 

 

 

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Diventato unp dei pilastri di L'Assiette au Beurre, attacca tutte le istituzioni: esercito, giustizia, Chiesa...

 

-Sempre più simpatico questo Jossot!

 


 

 

 

 

circulezCopertina del numero 150 della celeberrima rivista du satira della Belle Epoque L'Assiette au Beurre, del 13 febbraio 1914, interamente diseganto da Jossot e dedicato alle prepotenze poliziesche.

 

 

 


 

 


 

 

 

 

 

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Nel 1911, disgustato dall'Occidente, va a vivere in Tunisia. Rilassato dipinge...

 

 

 

-Toh, sempre nell'attuale Jossot!

 

 


 

 

 

 

 

 

 

lolmede-9.jpg

Nel 1913, si  converte all'Islam (sufismo). Muore nel 1951 senza aver mai rivisto la Francia...

 

 

 

 

 

 

 

 

Jossot-abdul-karim.jpgAbdul-Karim-Jossot.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

l0lmede1-expojossot.gif

Altro disegno a firma di l'Olmède e relativa alla mostra su Jossot a Parigi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

 

LINK al post originale:

 

http://www.lolmede.mobi/blognotes/index.php?2011/02/22/848-en-vue



 http://www.lolmede.mobi/blognotes/index.php?q=jossot


 

 

 




 


 


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17 marzo 2011 4 17 /03 /marzo /2011 08:20


Il Feto Recalcitrante

di Gustave-Henri Jossot

foetus_recalcitrant.jpg

di morlino

 

Pubblicato nel 1939, a spese dell'autore, senza il minimo successo, Le fœtus récalcitrant [Il Feto Recalcitrante] è un pugno letterario. La sua prosa contiene una forza intatta che salta agli occhi del lettore felice di scoprire uno scrittore di talento. Caricaturista di mestiere, Gustave-Henri Jossot (1866-1951) ha scritto perché aveva qualcosa da dire, il che ci ricompensa dai lavori illeggibili sin dalla prima pagina che ci capitano tra le mani. Non dimentichiamo che l'edizione è un commercio: si deve vendere. La quantità invece della qualità. Per una volta è il contrario. Le edizioni Finitude sono sin dalla loro creazione gli specialisti dei veri libri scritti da veri scrittori, Ai nostri giorni, siamo obbligati a scrivere "vero"... In modo incredibile, la riedizione di Le Fœtus récalcitrant, editi a Tunisi, appare durante la rivolta tunisina del 2011. Jossot si converte per un periodo all'Islam prima di tastare il sufismo per finire ateo, anarchia oblige. Il più grande dramma vissuto da Jossot fu la morte di sua figlia di 11 anni. A 41 anni, il padre fu condannato al lutto a perpetuità.


Le fœtus récalcitrant è un autoritratto di 106 pagine. La sua lettura è sicuramente una boccata di aria fresca, soprattutto nel 2011, in una Francia alla deriva intellettuale, ad ogni modo alò vertice dello Stato che si trova in una strana situazione, a forza di avere come motore la volgarità. Quando si è incolti si finisce con il vederlo.

 

La visione del mondo di Jossot è controcorrente rispetto al pensiero unico: "Oggi tutti sanno leggere; la lettura uccide il pensiero (...). Un illetterato, se è intelligente, pensa da sé; ha delle idee che gli sono proprie, delle aspirazioni che aumentano la sua anima, dei sussulti di indignazione che possono liberarlo; ma se impara a leggere, adotta le idee dei suoi deformatori e bela insieme al gregge".

 

Sentite cosa pensa Jossot della politica nel 1939: "Non appena il candidato è eletto, la sua probità corre i pericoli maggiori. Che sia bianco, rosso o nero, rischia molto di assumere, nella fossa, un colorito escrementizio". Ciò che scrive sul lavoro e l'ozio è molto vicino a Il diritto all'ozio (1880) di Paul Lafargue, con delle variazioni supplementari, e della trilogia di Jules Vallès con Jacques Vingtras come eroe.

 

Jossot detesta il gioco che sostiene l'abbrutimento delle masse: "Vero passatempo da abbrutiti, il gioco sopprime ogni cognizione: rende lo spirito deliquescente; lo concentra su dei pezzi di carta miniati (...). Il gioco appassiona gli scalmanati e mette il giocatore in fuga". Jossot non ama ciò che raduna le persone nei giochi del circo. "Partecipando comunque al divertimento, essi contraggono il gusto di vivere in branco. Giocano anche ad altri giochi in cui regna la disciplina: alle sbarre, al foot-ball (sic), a dei giochi in cui ci si urta, ci si dà e riceve dei colpi come alla guerra. I deformatori vigilano affinché nessuno di essi non si allontani in qualche angolo a ragionare". Evidentemente, non conosceva nulla del football. Confonde ogni cosa e non vede sul terreno e nella tribuna che degli bruti. Se il football è lo stadio di Heysel e gli Azzurri in Sudafrica 2010, il football è anche Albert Camus e Pier Paolo Pasolini. La pittura non è soltanto l'Accademia!

 

Vi consiglio di leggere Jossot soprattutto per i tempi che corrono. È meglio procurarsi una riedizione di primo piano che perdere il proprio tempo con dei prodotti attuali. Jossot? Vengo a sapere della sua esistenza, 60 anni dopo la sua morte. Mi sono appena fatto un nuovo amico. È molto più vivo dei burattini che ci governano sotto gli ori della Repubblica. Bisogna diffidare delle persone che non leggono mai. Ciò significa un ripiegamento su se stessi. Tutti i presidenti della Repubblica che stimo amavano la letteratura. Non è un caso.

 

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

 

-Le fœtus récalcitrant

de Jossot
Presentato e annotato da Henri Viltard
Finitude, 128 p., 13,50 €


Da consultare: http://www.finitude.fr


 

LINK al post originale:

Le Fœtus Récalcitrant de Gustave-Henri Jossot


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23 febbraio 2011 3 23 /02 /febbraio /2011 13:30

 

 JOSSOT
LE FOETUS RECALCITRANT

 

[Il Feto recalcitrante]

 

Foetus-recalcitrant

 

Rifiutando come Antonin Artaud "l'ingabbiamento dell'essere", Jossot (Gustave-Henri) concepì un racconto tumultuoso nel quale descriveva i pericoli dell'uscita al mondo. Nascere è, secondo lui, esporsi alla "mazza liberticida" dei "deformatori del cervello". È apprendere con il forcipe, l'obbligo di "vivere in branco".

 

Le Foetus Récalcitrant (pubblicato a spese dell'autore nel 1939) è un attacco contro il mondo e le sue regole oscure, ed un modello di scrittura divertente. Grave ed allegro, Jossot fu un satirico applicato, distruggitore di dogmi vertiginosamente. Le sue caricature strigliando la borghesia ed il Capitale hanno partecipato dell'avventura di L'assiette au Beurre. Le vignette che accompagnano l'opera testimoniano della loro modernità affatto appassita. I discorsi di Jossot sono evidentemente attuali e la sua ira benvenuta.

 

L'Evangile de la paresse, dati in complemento, ricordano che il lavoro è l'esatto strumento di tortura a tre piedi chiamato tripalium. Jossot insiste sulle virtù dell'ozio contro i vizi dell'alienazione.

 

Quest'ardente libertario fu attratto dall'Islam a cui si convertì sotto l'influenza del maestro Sufi Ahmad al-Alawi. Gustave-Henri Jossot, nato a Digione il 16 avril 1866, muore a Sidi Bou Saïd il 7 avril 1951 avendo adottato il nome di Abdul Karim Jossot.

 

È uno dei fini fini distruttori tra i ribelli degli inizi del XX secolo.


Guy Darol

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

jossot-diavolo.jpgCostoro sono i miei beneamati figli in cui ho riposto la mia compiacenza: ascoltateli!

 


 

JOSSOT

LE FOETUS RECALCITRANT

Presentato ed annotato da Henri Viltard

 

Edizioni FINITUDE

132 pagine, 13,50 €

 

LINK al post originale:

 Le Foetus Récalcitrant 

 

 

 

 


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22 febbraio 2011 2 22 /02 /febbraio /2011 08:30

 

 

 

Jossot, Le Fœtus récalcitrant

 


 

Foetus-recalcitrant.jpg

IL FETO RECALCITRANTE

Chi non conosce le caricature di Jossot oggi, quelle apparse  in L'Assiette au Beurre soprattutto? Jossot, considerato da alcuni come uno dei disegnatori più in vista della Belle Epoque, occupa da alcuni decenni un buon posto nel cuore degli amanti del disegno a stampa e soprattutto dei ribelli. Eppure, tranne il lavoro universitario non ancora edito di Henri Viltard, gli sono stati dedicati pochi studi. Un'esposizione che inizierà alla fine di febbraio 2011 alla Bibliothèque Forney a Parigi dovrebbe permettere di scoprire tutte le sfaccettature di colui che fu di volta in volta disegnatore caricaturista anarchizzante in metropoli, poi convertitosi all'Islam e pittore ritiratosi in Tunisia, prima voltare infine le spalle alla religione musulmana. Al futuro catalogo dell'esposizione si aggiunge la riedizione di questo libricino datante al 1939 mai ristampato da allora.

Si deve sicuramente salutare lo sforzo delle case editrici che riesumano dei testi molto poco diffuci in passato, e dunque diventati totalmente inaccessibili. Ma i jossofili, affascinati da cinismo radicale delle caricature del disegnatore, dal suo tratto ed i le stesure uniformi di colori così caratteristici, al di là dell'interesse bibliofilo costituito da questa riedizione, saranno affascinati da questo testo? Jossot libellista eguaglia il Jossot caricaturista?

Il Fœtus récalcitrant costituisce una strana opera. Redatta nel 1939, forma il coronamento di una carriera fatta di rotture di ogni genere.In una prima parte, Jossot torna sulla funzione della caricatura e del disegnatore. Senza fare autobiografia, l'artista erige di fatto il ritratto di un uomo ideale, senz'altro quello che ha sognato di diventare durante la Belle Epoque. Sotto la sua matita, la caricatura sembra dotata di una capacità infinita a denunciare le ipocrisie, a fustigare l'ordine borghese, ma anche tutte le forme di strutture sociali, che l'individualista percepisce come oppressive (ad esempio i sindacati).

La ricerca estetico-teorica del disegnatore si raddoppia con una ricerca filosofica e politica. Ma come numerosi anarchici individualisti, Jossot accomuna rivolta contro le ingiustizie e concezioni reazionarie. Il mondo sembra a Jossot eccessivamente oppressivo: e di denunciare l'apprendimento della lettura, la scuola, le scienze, la stampa, come altrettanti elementi che sottomettono l'umanità al capitale e che si deve dunque respingere.

Allo sviluppo tecnico, Jossot preferisce il ritorno alla semplicità, ad una certa certa distanza in rapporto al mondo. Henri Viltard sottolinea d'altronde che una lettura contemporanea dell'opera fa del disegnatore un precursore della decrescita e dell'ecologia. Jossot denuncia infatti il lavoro e la corsa al consumo, così come gli effetti devastatori dei prodotti chimici utilizzati dall'agricoltura.

Notiamo tuttavia che questo testo, pubblicato nel 1939, sembra già datato. Alcuni anarchici, e soprattutto i naturisti, denunciavano negli stessi termini sin dalla fine del XIX secolo gli eccessi del Capitale sulla natura. Oltre a riciclare i naturisti. il "filosofo" riprende per proprio conto Lafargue. Come lo sottolinea Henri Viltard nella sua presentazione, la parte intitolata "Il Vangelo della pigrizia" fa eco a Il diritto alla pigrizia pubblicato nel... 1880, un "vangelo" infarcito di riferimenti mistici. E per chi ama i disegni virulenti del Jossot della Belle Epoque, l'ossessione spiritualista di questo ex caricaturista anticlericale apparirà dei più deplorevoli. Finalmente, la contraddizione principale di questo scritto è dovuto al fatto che Jossot, diventato mistico e ritiratosi dal mondo, evoca il suo statuto di caricaturista impegnato legato ad un periodo in cui, lungi dalle circonvoluzioni del pensiero religiosi, colpiva con una durezza senza precedenti contro tutte le "religioni" del tempo. Il suo sguardo mistico degli anni 1920-30 sembra diventato  inoperante anell'analizzare la potenza del caricaturista della Belle Epoque.
Opera strana, presso colui che si presenta come distaccato dalle grandi religioni, dopo essersi mostrato ferocemente anticlericale poi aver abbracciato l'Islam e rivendicato la sua adesione allo stesso sufismo anche se, in Tunisia, la conversione di Jossot è sembrata un po' folle al punto di essere sbeffeggiata con l'appellativo di "conversione d'artista" [1]. Sottolineiamo che il caricaturista, in questo testo del 1939, non rileva nessuna contraddizione nel suo percorso, contraddizioni che eppure lo squalificano ai nostri occhi per enunciare dei grandi principi sul mondo (si fa dare alcune volte delle lezioni), dopo aver cambiato tanti punti di vista. Questo saggio rimane infine segnato dallo spirito della Belle Epoque, essendo tutto corrotto dall'accecamento spiritualista. A partire dal 1914, Jossot si è ritirato dal mondo. Venticinque anni più tardi nel cinico Le Fœtus récalcitrant, egli non evoca assolutamente il divenire del disegno a stampa tra le due guerre nemmeno l'ascesa del fascismo...
Gli incondizionali del disegnatore non mancheranno tuttavia di leggere in questo opuscolo che permette di scoprire una faccia sconosciuta dell'artista. Essi approfitteranno della chiara presentazione che n edà Henri Viltard in questa riedizione di cui ci dispiace l'assenza di un sommario che avrebbe permesso al lettore di reperire l ediverse parti costitutive dell'opera.

 

Guillaume Doizy, dicembre 2010

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

[1] Charles Géniaux, "Abdou’l-Karim Jossot, conversion d’artiste", L’art et les artistes N°40, ottobre 1923, p. 18-24.

 

 

 

LINK al post originale: 

Jossot, Le Fœtus récalcitrant, éditions Finitude, 2011, 128 p. Postface d’Henri Viltard

 

 

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21 febbraio 2011 1 21 /02 /febbraio /2011 19:55

ESPOSIZIONE JOSSOT





affiche_exposition_jossot.jpg

 

 

 

1° marzo- 18 giugno 2011. Jossot Caricatures - De la révolte à la fuite en Orient (1866-1931) [Jossot Caricature - Dalla rivolta alla fuga in Oriente (1866-1931)], Bibliothèque Forney, 1 rue du figuier, Paris 4e, da martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle 19.00.

 

www.paris.fr. Expo

 

co-realizata da Michel Dixmier e Henri Viltard.

 

 

 

 

Vedere il comunicato stampa

 

LINK al post originale:

Exposition JOSSOT à Paris

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