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1 ottobre 2016 6 01 /10 /ottobre /2016 05:00

Le Grelot

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un giornale satirico repubblicano illustrato

 

Guillaume Doizy

Il 9 aprile 1871, in piena ebollizione della Comune e con un indirizzo parigino, usciva il giornale satirico illustrato Le Grelot (33x47cm), senza dubbio ispirato dal successo precedente alla guerra di La Lune L’Eclipse pubblicate da Polo e André Gill. Ostile all'insurrezione operaia, Le Grelot festeggia all'inizio di giugno il colpo di scopa ad opera di Versailles sulla capitale. Il giornale è allora diretto da J. Madre, grande finanziatore di riviste satiriche illustrate nel 1870 e 1871, residente nella famosa rue du Croissant. Egli si occuperà anche in seguito di altri giornali satirici: Le Frondeur, Les Contemporains, Le Sceptique, ecc.

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Primo numero di Le Grelot, 9 aprile 1871, disegno di Bertall

Le Grelot pubblica ogni settimana un grande disegno satirico colorato in copertina (e più raramente in doppia pagina centrale), le tre pagine rimanenti erano riservate al testo: riviste comiche, barzelette e altre informazioni borsistiche o pubblicità. Durante i suoi primi anni, Le Grelot pubblica dei disegni tratti a parte e anche un supplemento.

L'identità del giornale si costruisce intorno a una serie di disegnatori fedeli. Dopo il "vecchio" Bertall (nato nel 1820, già molto attivo nel 1848 sui giornali di Philipon) che ritroviamo nei primi mesi sulla prima pagina di Le Grelot, il "giovane" Alfred Le Petit (nato nel 1841) lascia L’Eclipse e firma il 9 novembre 1871 un contratto di esclusiva insieme a Madre, contratto prorogato per tre anni a partire dal 1° novembre 1874. Le Petit, aureolato dalla sua pubblicazione La Charge, lanciata prima della caduta del Secondo Impero e che si è fuso con L’Eclipse ha il suo rilancio, si ritrova ad essere alla pari con André Gill. Nei suoi disegni pubblicati su Le Grelot, denuncia con tenacità le forze politiche reazionarie ostili alla Repubblica, fulmina la censura sotto l'Ordine Morale mettendosi spesso in scena in numerosi autoritratti.

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(Autoritratto di Alfred Le Petit, vittima della censura. Alfred Le Petit (1841-1909), "Le boulet", Le Grelot n° 119, 20/7/1873).

 

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Couverture du Grelot publiée sans dessin à cause de la censure...

Alfred Le Petit si allontana dal Grelot nel 1876 (per ritornarvi in forza agli inizi degli anni 80 del XIX secolo e più tardi negli anni vicini al 1900), sostituito dal disegnatore Pépin, principale caricaturista del giornale per i venticinque anni seguenti. Di sensibilità anche repubblicana di sinistra, Pépin si mostra critico di fronte ai repubblicani opportunisti e ferocemente anticlericale quando i governi dopo Jules Ferry si fanno sempre più moderati nei confronti della Chiesa cattolica. Negli anni 90 del XIX secolo, dopo aver condotto una campagna contro Boulanger (anche sul giornale Le Troupier), Pépin si scontra sia con gli anarchici, i socialisti e i collettivisti (Louise Michel, Jaurès e Guesde) sia con i governi sempre più conservatori. Rompe infine con Le Grelot a proposito del caso Dreyfus. Dapprima ostile alla causa del capitano, Pépin diventa dreyfusardo al contrario della direzione del giornale. Il divorzio si consuma nell'agosto del 1899 (l'ultimo disegno risale al 20). Il satirico lascia allora Le Grelot per fondare Le Fouet, di orientamento radicale-socialista. Si trova anche suoi lavori in provincia nel 1901 e 1902, soprattutto sul supplemento illustrato settimanale del Petit Rouennais [1].

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Illustrazione di Pépin, uno dei due principali disegnatori di "Le Grelot" tra 1871 e 1900.

Le Grelot, conosciuto durante questi  trent'anni di attività per le sue posizioni nettissimamente repubblicane, divenne, ancor più brutalmente di Le Charivari francamente reazionario, antisemita, antimassonico e clericale. La svolta si verifica tra due numeri e il lettore vede d'ora in poi svanire gli eroi di ieri e incensati gli avversari della vigilia. Questa virata, con i disegnatori Gravelle [2], Alfred Le Petit di nuovo e Fertom [3] soprattutto non impedisce a Le Grelot di continuare a uscire sino al 1907. Questo nuovo orientamento, cominciato con J. Madre, perdura a partire dal 1902 con il nuovo direttore A. Jouveau. Il giornale adotta la periodicità mensile dal 1905 sino alla sua fine nel 1907. Dalla sua nascita nel 1871, Le Grelot ha pubblicato circa 2.000 numeri.

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Dessin di Gravelle, di quando "Le Grelot" è diventato reazionario e clericale. Gravelle nato nel 1855. "Les promotions de juillet" (Le promozioni di luglio), da "Le Grelot" del 21 agosto 1904.

Lo studio di Le Grelot è illuminante a proposito del mestiere di disegnatore all'epoca. Durante i primi anni, Alfred Le Petit beneficia di una sicurezza professionale certa, grande vantaggio in un momento in cui l'attività dei disegnatori rimane segnata dalla precarietà. Il caricaturista è tuttavia posto a confronto con diverse difficoltà: deve sottomettersi alla censura preventiva, i poteri pubblici rifiutano solitamente dei disegni prima della pubblicazione. Le Petit si vede anche imporre gli argomenti dal suo direttore J. Madre, come testimonia la loro corrispondenza in cui l'artista si lamenta amaramente di questa tutela durante gli anni 70 del XIX secolo.

Durante questo mezzo secolo, le caricature pubblicate su Le Grelot corrispondono a dei commenti dell'attualità, presentando sul piano delle procedure una grande costanza. I disegnatori ricorrono abbondantemente all'allegoria (rappresentazione delle idee o delle sensibilità politiche), a dei personaggi di schiena o agli allestimenti scenici allusivi, soprattutto quando regna la censura; rappresentano i rapporti di forza politici, puntando il dito sulle crisi e gli scandali, i mutamenti di situazioni che caratterizzavano le intenzioni dei principali uomini del potere. I caricaturisti prendono di mira prioritariamente gli amministratori che hanno accesso alle più alte funzioni istituzionali, presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti della Camera e del Senato. Le grandi istituzioni politiche elettive sono le prime a essere bersagliate, anche se nel lungo termine, la caricatura s'interessa sempre più alle amministrazioni periferiche. Nei periodi di crisi e a volte per delle ragioni propagandistiche, gli artisti possono scegliere degli obiettivi "meno" istituzionali, come Boulanger, Dreyfus o dei capi di partito, persino dei personaggi diventati dei simboli politici, Louise Michel ad esempio. I disegnatori si impegnano anche nel qualificare le relazioni internazionali e soprattutto le concorrenze coloniali, giocando regolarmente sulla tasto nazionalista stigmatizzando l'Inghilterra e soprattutto la Germania.

 

Guillaume Doizy

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

[1] Pépin abita allora a Parigi, nella 18a circoscrizione. Invia ogni settimana alcuni bozzetti al responsabile del Petit rouennais, un quotidiano repubblicano favorevole al governo. I bozzetti sono accompagnati da commenti esplicativi che permettono al committente di scegliere il disegno da portare a termine, modificando eventualmente le didascalie. Pépin porta egli stesso la sua opera dall'incisore prima di farlo inviare in tipografia.

[2] Disegnatore di tendenze anarchiche e "naturiane" fedele illustratore del molto antisemita giornale L’Antijuif illustré ma anche alcuni anni prima di La Libre parole illustrée.

[3] Che disegna negli anni precedenti al Pilori.

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28 novembre 2010 7 28 /11 /novembre /2010 08:00

Steinlen e Le Chambard socialiste

CHAMBARD1.jpgDisegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 14, 17 aprile 1894.

 

 

Di  Jean-Luc Jarnier


"Steinlen Alexandre, illustratore molto parigino, nato a Losanna nel 1859" [1]. È con queste parole che inizia la notizia dedicatagli da henri Béraldi nel 1892 in
Les graveurs du XIXe siècle [Gli incisori del XIX secolo] [2]. E per riprendere il titolo di un'opera di Francis Jourdain, Steinlen ha per reputazione di essere stato un grande disegnatore di stampe popolari [3].


Fu uno degli illustratori di stampa francesi più in vista alla fine del XIX secolo. Dopo aver trascorso la sua giovinezza in Svizzera, nel 1881, Steinlein risiede a Montmartre. Il caso di un incontro lo pongono in contatto con Adolphe Willette. Rapidamente, disegna per la stampa. Disegna per la rivista del Chat Noir, incontra Aristide Bruant e disegna per il Mirliton. Nel 1891, inizia, per quasi dieci anni, una collaborazione notevole con Gil Blas illustré. Firma più di 700 illustrazioni. Socialista agli inizi, Steinlen 


si orienta progressivamente verso gli ambienti anarchici e la sua opera artistica si iscrive, da quel momento, ulteriormente nel campo della critica sociale e della satira politica.


Steinlen collabora al Chambard socialiste (di tendenza anarco-sindacalista) sin dal primo numero uscito il 16 dicembre 1893 e consegna delle illustrazioni, delle litografie [4] sino al numero 32 [5], firmandosi Petit Pierre.


Steinlen non firmò nessuna illustrazione per il 33° numero. Smise di collaborare al Chambard nel luglio del 1894, poco prima di una retata contro gli anarchici ed altri individui giudicati sovversivi. Si recò all'estero per sei mesi (Germania e Norvegia).


 

Le Chambard socialiste era un settimanale di 4 pagine diretto da Alfred Géraud-Richard del formato 50x35 cm con in genere una illustrazione in prima pagina. La tiratura oscillava intorno alle 20.000 copie.


In Le Chambard socialiste, Steinlen, l'occhio incorruttibile e la matita sempre allerta, insorge contro le disuguaglianze sociali, i rapporti tra l'opulenza e l'insufficienza. Si commuove per le condizioni di vita del mondo operaio. In un disegno dagli accenti grafici molto realistici, mostra un gruppo di bambini cenciosi che si appressano attorno poche magre pietanze. Accanto ad essi, passa un cane, indifferente. Non ha freddo ed è ricoperto da un piccolo mantello. La didascalia recita: "Bella società dove i cani dei ricchi sono più felici dei bambini dei poveri".


In sovrappiù all'ineguaglianza pecuniaria, ci sono secondo Steinlen, due giustizie: quella che schiaccia i più deboli e quella che protegge i più ricchi, cioè li conforta. Così, l'illustrazione del n° 11 è intitolata "Cento milioni!", con la didascalia: "Il Signor barone è messo in libertà, con gli onori dovuti ad un personaggio di alto furto [*]". Un furto che rinvia allo scandalo di Panama. Il barone Jacques de Reinach, persona grata, è trattato con riguardo e rimesso in libertà, affiancato da due soldati in divisa che gli rivolgono un saluto. La settimana seguente, nel n° 12, Steinlen disegna un uomo che cammina a testa bassa, l'aspetto triste tra due gendarmi sotto il titolo "Senza un soldo!". Regge un pane, quello del menù rubato che l'ha fatto arrestare. L'uomo sospira: "Ah! Se invece di un pane avessi rubato cento milioni...".

 

 


 
Steinlen si augura l'instaurazione di una repubblica sociale. Constata, come tanti altri che non è ancora giunta. Nella copertina del numero 28 del Chambard socialiste del 23 giugno 1894, Steinlen consegna un disegno notevole eloquente intitolato "Quella che ha svoltato in peggio" con la didascalia: "Nasconditi, baldracca! ci fai vergognare!". Non possiamo che pensare a fare un accostamento con l'affermazione di Émile Pouget, che in uno scritto intitolato "Marianna la Spregevole", in Le Père Peinard [6] del 18 settembre 1898 scriveva: "Ognuno rimuginava e sognava che se la Repubblica fosse giunta, tutto sarebbe cambiato: colpire duro l'impero e schiaffare al suo posto una società nuova con la pagnotta assicurata e la libertà in premio... È l'idea che a quei tempi , ci si faceva della Repubblica. Così, quando l'Impero crollò fu un sacro giubilo: si sarebbe vissuto infine, La Bella stava per arrivare! Col cavolo! Si è accompagnata bene, che sgualdrina! Invece della Marianna dei suoi sogni, il popolino ha visto una orribile puttana che riserva le sue carezze a tutte le carogne di alta classe".  
 
L'illustrazione considerata mette in scena quattro personaggi di cui uno borghese panciuto reggente un bastone da passeggio con pommello. Dà il suo braccio ad una donna vestita con un lungo mantello rosso e recante un berretto frigio rosso con coccarda. Essa rappresenta Marianna o la Repubblica. Marianna è sotto gli sguardi di due operai, di cui il più attempato, può simbolicamente rappresentare suo padre. La rimprovera dicendole: "Nasconditi, baldracca! ci fai vergognare". Marianna che prova vergogna nasconde la il volto sotto la sua mantellina.
Chambard02.jpgDisegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 28, 23 giugno 1894.


 

 

Il senso è esplicito: il capitale, dunque il borghese, è riuscito a sedurre, corrompere ed anche attrarre a sé i favori di Marianna o la Repubblica, figlia del popolo e del proletariato, che ha tradito. Notiamo infine che gli indumenti dei personaggi (blu e rosso) rappresentano, con l'aiuto del bianco (quello della carta presente nello spazio tra i due personaggi) la bandiera tricolore. Nell'immagine di Steinlen, il bianco [7] non ha esistenza propria; ha la parte congrua ed è ridotto ad esistere che in riferimento al blu ed al rosso.

CHAMBARD03.jpgDisegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 4, 6 gennaio 1894


Quest'opera che testimonia dei sentimenti di amarezza e di speranze deluse di fronte alla Repubblica è evidente e da porre in relazione con quella apparsa in Le Chambard n° 4 del 6 gennaio 1894 avente per titolo "La cadette" [La figlia minore]. Un borghese, anch'esso obeso, apostrofa un operaio minatore a torso nudo, che regge al braccio sua figlia indossante un berretto frigio ed al braccio un paniere sul quale sta scritto "Repubblica sociale". Il borghese esclama: "Eh! Si è fatta carina la vostra figlia minore, bisognerà che ce la affidiate...". L'operaio risponde: "Mai! Perché ne facciate una cagna come la sorella maggiore!".
  
Per Steinlen, la Repubblica è una bella idea i cui frutti sono stati sequestrati da una borghesia e dei politici troppo occupati a soddisfare i loro interessi personali. Tuttavia, Steinlen esprime l'idea che la speranza in questa Repubblica Sociale rimane. Queste due illustrazioni mettendo in scena Marianna rinviano ad una tipologia dei personaggi molto ampiamente usata durante il XIX secolo in disegni e caricature.
   
Il borghese, è molto spesso rappresentato obeso ed a volte leggermente curvato, indossante una tuba ed una canna con pomello. L'orologio con catenella ed il sigaro sono anche uno degli attributi della ricchezza e del potere. Tutte queste caratteristiche sono quelle dell'uomo rispettabile. Quando il borghese è accanto ad un operaio, il contrasto è accresciuto dal fatto che l'operaio è, in Steinlen, spesso a torso nudo, segno della sua vita di lavoro. C'è generalmente nell'operaio una maggiore magrezza che denota la differenza di status e di tenore di vita. È opposta l'opulenza al denudamento. Il borghese ben piantato sulle sue gambe ha una maggiore posizione nella vita.
  
In altri disegni di Steinlen, la verticalità impiegata per figurare il corpo per rappresentare il corpo del borghese fa contrasto con il tratto spesso più ondeggiante dell'operaio generalmente rappresentato ricurvo il che traduce la sua mancanza di sicurezza e di posizione nella vita.

CHAMBARD04.jpg Disegno di Steinlen publicato in Le Chambard n° 23 del 19 maggio 1894.


Steinlen, come molti altri, si mette a rappresentare, a volte, i borghesi con alcuni dei tratti attribuiti ai semiti, sia il naso ricurvo, la barba nera fitta, labbra enormi. Nulla viene ad intaccare l'idea che non si tratti che di una semplice contaminazione grafica. Citeremo, tra le altre cose, un contributo per il Chambard socialiste del 19 maggio 1894 che attesta del partito preso di Steinlen.

 

Questa scena di pagamento di buoni ha una forte risonanza legata all'affarismo dello scandalo di Panama. Nel caso presente, antisemitismo, si associa, con una rima povera, con anticapitalismo. Eppure, Steinlen non è da classificare tra gli antisemiti che hanno abbondato nell'odioso registro e che hanno indistintamente inglobato in un'unica carica critica tutti gli ebrei. Non troviamo, ad esempio, in Steinlen riferimenti adatti ad alimentare la costruzione del mito dell'ebreo errante, sempre avido di guadagni o ladro. Un'osservazione sull'insieme della sua opera grafica e pittorica lo attesta.

 

Sul modo di rappresentare Marianna, quando è criticata la Repubblica all'epoca di Steinleon, notiamo che i caricaturisti hanno spesso sviluppato un genere di rappresentazioni in cui il corpo di Marianna era eseguito con delle sgraziate deformazioni. La Repubblica, qualificata con disprezzo di "pezzente" appariva spesso come una donna forte dalle forme sfatte ed avvinazzata. Un disegno di Jean-Louis Forain apparso in le Figaro del 14 giugno 1894 rappresenta inoltre Marianna come una specie di donna forte dall'espressione triste. Passa presso un gruppo di uomini. Uno dei due esclama: "E dire che era così bella durante l'Impero!".

 

Nella sua opera, Steinlein non sottopone di solito Marianna a dei processi di deformazione o di regressioni morfologiche. Il modo di denunciare le derive della Repubblica rappresentando Marianna, così come ha fatto Steinlen, non era privilegio dei caricaturisti, almeno nel 1894, in un momento in cui l'antiparlamentarismo e l'antirepubblicanesimo erano esacerbati dagli scandali politico-finanziari. Regnava un clima deleterio che ha potuto spingere la mano dei disegnatori a scegliere l'irriverenza, L'esagerazione e le raffigurazioni grottesche. In fondo, attraverso le sue metafore grafiche, Steinlen propone una lettura più fine del contesto politico e sociale. Le sue caricature che si vogliono narrative possono sembrare di una più grande efficacia di quelle che non hanno fatto ricorso che a sole deformazioni morfologiche. E i suoi disegni sono tanto più d'impatto se sono associati a delle didascalie che non soffrono l'ambiguità.


CHAMBARD05.jpgDisegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 27, 16 giugno 1894


Nel Chambard, Steinlen esegue cinque disegni dedicati alla commemorazione e al ricordo degli avvenimenti della Comune di Parigi. Questi disegni formano una serie notevole dove entra della considerazione per la lotta e l'opera degli anziani [8] e della riprovazione per i crimini attribuiti a Gaston Galliffet, il quale è rappresentato in una posa ieratica accanto ad un mucchio di cadaveri. Il titolo e la didascalia "In tutta la sua Gloria" e "Donne, bambini, anziani... nulla gli resiste!" fanno riferimento alle esecuzioni sommarie della "settimana di sangue [9]". Da notare, l'illustrazione intitolata "18 marzo" (insurrezione che segna l'inizio della Comune di Parigi). Questo disegno mostra una folla dalle braccia vendicatrici, armata di forconi, falci, picconi da minatori, martelli con, in testa, una donna con il berretto frigio, il petto denudato.

 

Con Le Chambard socialiste, Steinlen introduce nella sua opera, una tematica della rivoluzione che egli svilupperà nel corso della sua vita. Steinlein attinge ad un sostrato teorico negli scritti di pensatori come: Barbès, Blanqui, Fourier, Marx. Così sulla prima pagina di Le Chambard socialiste n° 6, i nomi di questi teorici e rivoluzionari appaiono inscritti nei raggi di un sole al tramonto. Un personaggio nasconde in parte l'astro rosseggiante. Si tratta del "pauvre Pandore" o Jean Casimir-Perier, presidente del Consiglio (e futuro presidente della Repubblica) che Steinlen ha raffigurato portante gli abiti di Pandora il gendarme [10]. E la didascalia beffarda: "Non fermerai il sole". Casimir-Perier fu diverse volte il bersaglio congiunto di Steinlen e Gérault-Richard a tal punto che quest'ultimo fu condannato ad una pena detentiva dalla corte d'assise della Senna per offese al presidente della Repubblica. 
In Le Chambard socialiste, l’opera di Steinlen prende radice nel terreno contestatario alimentato dai socialisti e dagli anarchici.Sullo sfondo di rigetto della borghesia e del mondo politico percepito come globalmente corrotto, Steinlen sviluppa un'opera operaista, in cui secondo il suo punto di vista, lo sciopero, la rivolta, infine la rivoluzione, non possono essere che la risposta all'oppressione. Stimolato dal conflitto, molto binario, di lotta di classe, egli esorta a, non far cadere la Repubblica, ma ad emmendarla per far esistere la Sociale.
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 Disegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 16, 31 marzo 1894


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Disegno di Steinlen, Le Chambard socialiste n° 17, 7 aprile 1894.

Per concludere, ci accontenteremo, per illustrare la speranza di Steinlen nell'avvento di un mondo migliore, di aggiungere al testo, senza altri commenti, due disegni di copertina intitolati "Aujourd’hui!" [Oggi!] e "Demain!" [Domani!" [Domani] [11]. Ma c'è bisogno di arrivare a dire, come Anatole France scrive nel 1903 in un catalogo d'esposizione delle opere di Steinlen che "L'arte di Steinlen non ha bisogno di commenti. Si spiega da sé e si fa sentire a tutti?".


 

 

 

 

 

Jean-Luc Jarnier

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 


Note

 

 

 

[1] Steinlen muore a Parigi nel 1923, all'età di 62 anni dopo aver dedicato la vita interamente all'illustrazione politico sociale.

 

[2] BERARDI Henri, Les graveurs du XIXe siècle, guide de l’amateur d’estampes modernes, [Gli incisori del XIX secolo, guida dell'amante di stampe moderne], vol. XII, Paris, éditions Conquet, 1892, p. 56.

 

[3] JOURDAIN Francis, Un grand imagier, Alexandre Steinlen, [Un grande illustratore, Alexandre Steinlen], Paris, éditions du Cercle d’art, 1954.


[4] Furono ricavati da ogni disegno, cento prove litografiche, fuori testo, edite e vendute da Kleinmann.

 

[5] Steinlen firma 30 copertine sui primi 32 numeri del Chambard con due eccezioni. La prima pagina [el numero 19  è firmata  da Maximilien Luce ed il numero 20 non comprende illustrazione in copertina. Quest'ultima firmata Petit Pierre (Steinlen) occupa la doppia pagina interna per celebrare il primo maggio 1894. Dopo il numero 32, la maggior parte delle illustrazioni sono firmate da Moloch (detto Hector Colomb). Anche Edouard Couturier vi partecipa. La pubblicazione si ferma con il numero 78 del 8 giugno  1895.

 

[*] Naturalmente il significato corretto della didascalia è: "Il Signor barone è rimesso in libertà, con gli onori dovuti per un personaggio di alto profilo (haut vol). Si tratta però di un gioco di parole,  la parola "vol", infatti, in francese può assumere il significato di "volo", (da qui la mia traduzione di "alto profilo"), ma anche di "furto", "ladrocinio".
 

[6] Emile Pouget fu anarchico vicino a coloro che perpetrarono gli attentati dal 1892 al 1894.

 

[7] La bandiera bianca fu quella del regno di Francia, sino alla cadura di Carlo X, nel luglio 1830. Dopo questa data, fu sostituito con la bandiera tricolore.


[8] Louise Michel, in un'allegoria, è rappresentata come la grande figura della Comune (n° 24 del 26 maggio 1894 ).


[9] Dal 22 a 28 maggio 1871. Il generale Galliffet (soprannominato il fucilatore della Comune) è accusato dai suoi dettrattori di avere, tra l'altro, ordinato delle esecuzioni sommarie nelle fila dei comunardi fatti prigionieri e condotti a Versailles.

 

[10] Pandore era il soprannome dato ad un gendarme in una canzone popolare di Gustave Nadaud, del 1857: "Pandore ou les  deux gendarmes" [Pandore o i due gendarmi]. Pandore era un personaggio ridicolo e intelletualmente limitato.

 

[11] Rispettivamente pubblicati nei numeri 16 (31 marzo 1894) e 17 (7 aprile 1894).


t (soprannominato il fucilatore della Comune) è accusato dai suoi dettrattori di avere, tra l'altro, ordinato delle esecuzioni sommarie nelle fila dei comunardi fatti prigionieri e condotti a Versailles.

 

[10] Pandore era il soprannome dato ad un gendarme in una canzone popolare di Gustave Nadaud, del 1857: "Pandore ou les  deux gendarmes" [Pandore o i due gendarmi]. Pandore era un personaggio ridicolo e intelletualmente limitato.

 

 



Link al post originale:
Steinlen et le Chambard socialiste


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22 febbraio 2010 1 22 /02 /febbraio /2010 08:00




GLI   IDROPATI




image hébergée par photomaniak.com 

Disegno di Cabriol, Alfred Le Petit, Les Hydropathes n° 9, 15 maggio 1879.

 


Dopo la guerra franco-prussiana del 1870, nascono a Parigi numerosi club letterari . Il vivo interesse per i cabaret e lo spirito della bohème cioè "fumiste", riunisce degli artisti dallo spirito innovatore e poco conformisti.


Il club des Hydropathes [club degli Idropati] è creato da Émile Goudeau nell'ottobre del 1878. Il circolo ottiene un rapido successo: sin dalla sua prima assemblea, riunisce settantacinque persone e conterà sino a trecento partecipanti. Questo successo era dovuta in gran parte al suo presidente ed animatore Émile Goudeau ma anche ad una certa benevolenza delle autorità ed alla facilità con cui iscriversi. Chi voleva iscriversi non era tenuto di menzionare sulal sua domanda al presidente nessun talento in letteratura, poesia, musica, recitazione, caricatura o altre arti.

Emile_Goudeau.jpg

Ritratto di Emile Goudeau.


I partecipanti recitano la loro poesia o la loro prosa ad alta voce davanti agli assistenti durante le sedute del venerdì sera. Il club si riunisce in un primo momento in un caffè del Quartiere Latino poi, a partire dal 1881, al Chat noir [Gatto nero] di Rodolphe Salis. Riempie la sala. È dopo una serie di baccano provocato dal trio Jules Jouy, Sapeck e Alphonse Allais che lanciano dei petardi e dei fuochi di artificio che il club sparisce nel 1880.

Le-Chat-Noir--Steinlen.jpg

Manifesto storico del celebre locale Le Chat Noir, disegnato dal grande Steinlen.


Nello spirito del tempo, Emile Goudeau fonda una rivista satirica illustrata Les Hydropathes [Gli Idropati], che propone soprattutto in copertina il ritratto caricaturale degli aderenti più famosi. Vi ritroviamo delle biografie e dei ritratti satirici di Emile Goudeau, André Gill, Félicien Champsaur, Coquelin Cadet, Charles Cros, Sarah Bernhardt, Charles Lomon, Maurice Rolinat, Alfred Le Petit, Auguste Vacquerie, Luigi Loir, Mélandri, Raoul Fauvel, Charles Frémine, Georges Moynet, Alphonse Allais, Sapeck, Emile Cohl.


 

Si trasforma in Tout-Paris, Settimanale illustrato.


 

[Traduzione di Elisa Cardellini]


Link al post originale:
Les Hydropathes



Link al formato elettronico della rivista Les Hydropates:

Les Hydropathes 

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24 giugno 2009 3 24 /06 /giugno /2009 17:36

STORIA del Charivari

charivari-daumier.jpg

Daumier- Uomo che legge il giornale Le Charivari 




Daumier_poires.jpgLe Charivari
fu un giornale satirico fondato da Charles Philipon, insime a Louis Desnoyers come redattore in capo. Il giornale ottenne un successo immediato e insperato. Essenzialmente ribelle,
Le Charivari sostiene venti processi sotto il regno di Luigi Filippo. In ragione della sua opposizione al governo di Luigi Filippo, Le Charivari contava un grande numero di abbonati tra il partito legittimista. Tuttavia, nel 1833, perse 800 sottoscrittori realisti a causa delle sue rivelazioni circa il matrimonio segreto e la gravidanza della duchessa di Berry.


Nel 1835, la libertà di stampa fu ristretta, a seguito all'attentato di Fieschi. Costretto ad un deposito di 100.000 franchi, Le Charivari dovette sottoporre i suoi disegni all'esame della censura. Il testo ed i disegni persero subito il loro piccante interesse. Dopo una serie di difficoltà finanziarie, Le Charivari fu acquistato da Armand Dutacq, direttore fondatore di Siècle. Dutacq sollevò il giornale dalla sua decadenza modificando il personale della redazione. Altaroche assunse presto la direzione del Charivari a cui si aggiunsero Eugène Guinot, H. Lucas, Albéric Sécond, il poeta satirico L.-A. Berthaud, il poeta Hégésippe Moreau, Alphonse Esquiros e Emile de la Bédollière.


Nel 1838, dei dissensi portarono ad un cambiamento nella proprietà del giornale e nel personale della redazione. Altaroche conservò il titolo di redattore capo e assunse come collaboratori Albert Cler, T. Delord, Am. Achard, Louis Huart, Clément Caraguel, Laurent-Jan, F. Pyat, Ph. Audebrand e Moléri.



Il 24 febbraio 1848 aprì un'altra epoca per
Le Charivari: rispettare i vinti e lottare contro le forze rivoluzionarie. Gli editori del giornale impostarono una nuova politica più moderata di quella del passato. Qualificandosi di "Conservatore, ma sinceramente liberale", Le Charivari attacco i capi dei club e si fece beffe di tutte le eccentricità dell'epoca.


L'elezione del Principe Luigi Napoleone modificò ancora una volta gli orientamenti del foglio satirico. Le nuove leggi sulla stampa del 2 dicembre misero una sordina alla ardente polemica di Le Charivari. Dopo alcuni giorni di attesa, il giornale riapparve sotto la direzione di Louis Huart, T. Delord, Cl. Caraguel e Arnault Frémy.


"La barricade", Histoire de la France: les temps nouveaux, DC 38.H486 1970 v. 2 SMRS

Nel 1858, Le Charivari aumentò il suo formato e aggiunse nuovi collaboratori ed illustratori: Pierre Vèeron, Henri Rochefort, Albert Wolff, L. Leroy, Ad. Huart, G. Naquet, P. Girard, J. Denizet, Zabban, e quattro caricaturisti provenienti dal Journal amusantVermier, Darjou, Pelcoq, Hadol.

 

Durante quasi tutto il secondo Impero, i giornalisti del Charivari si concentrarono sui costumi del giorno piuttosto che sulla politica, ma alla finedi quest'epoca il giornale ritrovò la sua opposizione repubblicana e le sue convinzioni anticlericali. La redazione fu diretta da Henry Haret, Leroy, Philibert Audebrand, Charles Bataille e i principali caricaturisti furono Valère Morland, Paul Hadol, Darjour, Cham e Daumier.



Caricature de Louis Philippe comme poire, Le règne de Louis-Philippe, DC 267 .R62 1969 SMRS

Durante l'occupazione di Parigi da parte dei Tedeschi, nel 1870, molti giornali parigini non uscirono. Durante la Comune, si pubblicarono in Le Charivari molti articoli in cui si protestava contro l'organizzazione delle elezioni del Comitato centrale della guardia nazionale.


A partire dal 1880, Le Charivari perse lentamente i suoi lettori e nel 1893 il giornale scomparve del tutto anche se si udirono gli echi del titolo sino alla seconda guerra mondiale nel titolo del giornale inglese Punch, che si dava come sottotitolo "The English Charivari".

 

 



BIBLIOGRAFIA


Histoire générale de la presse française [Storia generale della stampa francese]. Pubblicata sotto la direzione di Claude Bellanger, Jacques Godechot, Pierre Guiral et Fernand Terrou, Parigi, Presses Universitaires de France, 1972.


Larousse, Pierre, Grand Dictionnaire Universel du XIXe Siècle, [Grande Dizionario Universale del XIX Secolo], Parigi, Administration du Grand Dictionnaire Universel, 1900.

 



[Traduzione e ricerca iconografica di Massimo Cardellini]


LINK al post originale:

L'histoire du Charivari

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