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16 febbraio 2013 6 16 /02 /febbraio /2013 06:00

Beato Angelico

La sepoltura dei santi Cosma e Damiano

 

angelico9.jpg

La Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, tempera su tavola al Museo nazionale di San Marco a Firenze.

 

 

 

I seguaci dei due santi si apprestano a dar loro sepoltura, memori però dell'episodio descritto nella prima predella, distanti l'uno dall'altro per aver accettato Damiano un pagamento di tre uova per la guarigione dell'emorroissa Palladia.

 

Un cammello però, si mette miracolosamente a parlare dicendo "Nolite eos separare a sepoltura, quia non sunt separati a merito", e cioè che essi in quanto uguali nel merito dovevano esserlo anche nella sepoltura. La frase proferita dall'animale è rappresentata in un cartiglio o filatterio, antenato della tipica bolla da cui nei fumetti moderni escono le parole profferite dai personaggi delle storie.

Questo espediente era abbastanza diffuso negli affreschi, anche più antichi, ma si incontrano anche nei più datati codici miniati.

 

 

 

 

 

LINK per meglio conoscere nella sua completezza questo interessante ciclo pittorico:

Italia. XV secolo. Beato Angelico, La storia dei santi Cosma e Damiano dalla predella di San Marco

 

LINK pertinente:
Spagna, Catalogna, Raimondo Lullo, Vita Coetanea, 1311, tavola 01 di 12

 

Italia basso medievale. L'iscrizione di san Clemente, 1090

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24 giugno 2012 7 24 /06 /giugno /2012 05:00

La storia dei santi Cosma e Damiano

 

dalla predella di San Marco a Firenze

 

 

 

 

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La Pala di San Marco è un dipinto e tempera su tavola (scomparto centrale 220×227 cm) del Beato Angelico, databile al 1440 circa e conservato, per lo scomparto centrale e alcuni pannelli secondari, nel Museo nazionale di San Marco a Firenze.

 


 

Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, guarigione di palladia.jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, davanti a lisius.jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, salvataggio.jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, condanna.jpg Entombment of Christ (Fra Angelico).jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, crocefissione.jpg Fra Angelico 066.jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, sepoltura.jpg Angelico, predella dei santi cosma e damiano da pala di san marco, healing.jpg

Predella della Pala di San Marco

 

 

La predella era una parte delle pale d'altare dipinte su legno e consite in una fascia dipinta divisa in più riquadri. La sua funzione oltre ad essere quella di coprire lo zoccolo inferiore della cornice anche e soprattutto di corredare di scene complementari la pittura principale. Molti polittici con figure dei Santi presentavano quindi nella loro predella scene della loro vita. Non necessariamente predella e pala erano dipinte dallo stesso autore: a volte erano curate da allievi, altre dal maestro stesso, altre ancora poteva venir aggiunta in un secondo momento. A volte poi la predella dava l'opportunità di misurarsi con rappresentazioni più originali rispetto al soggetto principale della pala, magari canonizzato dalle richieste dei committenti.

 

Dopo che i Domenicani presero possesso del convento che era stato dei Silvestrini, Cosimo de' Medici per mecenatismo fece avviare la ricostruzione degli ambienti da parte del suo architetto di fiducia Michelozzo.

 

L'altare venne allora riconsacrato ai santi protettori dei Medici, Cosma e Damiano, che in vita erano stati appunto, secondo la leggenda, "medici", nel senso di professionisti della medicina. Cosma e Damiano erano due celebri medici, tradizionalmente creduti fratelli, che guarivano gratuitamente le persone. Venivano detti "anargiri", cioè privi di denaro.

 

 

 

 

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La Guarigione di Palladia, tempera su tavola (36,5 X 46,6 cm). National Gallery of Art, Washington D. C.

 

 

Un giorno i due fratelli medici curarono l'emorroissa Palladia, la quale, in segno di ringraziamento, insistette per ricompensarli con tre uova. Cosma rifiutò nettamente, mentre Damiano, colpito dall'insistenza della donna, decise di accettarle di nascosto, suscitando poi un ampio rimprovero del fratello, che ordinò ai suoi seguaci di seppellirlo, quando fosse giunta l'ora, non accanto al fratello.

 

 

 

 

 

 

 

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I Santi Cosma e Damiano davanti a Lisia, tempera su tavola (38 X 45 cm), Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.

 

 

La fama dei due fratelli medici e cristiani giunse ad un certo punto a conoscenza del prefetto della Cilicia, Lisia, che li fece chiamare. Accusati di perturbare l'ordine pubblico tramite la diffusione della loro fede, li fece arrestare e li obbligò ad abiurare. Al loro rifiuto vennero condannati ad atroci torture, i cosiddetti "cinque martirî".


 

 

 

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I Santi Cosma e Damiano salvati dall'annegamento e Lisia posseduto dai demoni, tempera su tavola (38 X 45 cm), Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.

 

 

 

Il dipinto contiene due episodi. Il primo mostra Lisia che, per colpa dei diavoli che lo tormentano, condanna con crudeltà Cosma, Damiano e i loro seguaci Antimo, Leonzio ed Eupreprio, inginocchiati davanti al suo trono. La seconda parte si svolge nell'angolo in alto a destra e mostra il lancio in mare dei due santi, salvati poco più in là, coi discepoli, da un angelo che li riconduce sani e salvi alla riva.

 

 


 

 

 

 

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Condanna al rogo dei santi Cosma e Damiano, tempera su tavola (37 X 46 cm), National Gallery of Ireland di Dublino.

 

 

Dopo il tentativo di annegamento i due santi fratelli critiani medici sono condannati al rogo, invano però, perché invece di bruciare i santi, le fiamme si volsero all'esterno bruciando invece gli stessi soldati.


 

 

 

 

 

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La Pietà o Deposizione, tempera su tavola (38 X 46 cm), Alte Pinakotkek di Monaco di Baviera.

 

 

La scena della Pietà o Deposizione si svolge davanti alla grotta del sepolcro di Cristo, dove Nicodemo sta trascinando il corpo di Cristo. Ai lati le due figure dolenti di Maria e di san Giovanni Evangelista reggono e baciano e bagnano con le lacrime le mani che Cristo, che si trova così nella posizione che ricorda la crocefissione. Notevole è l'attenzione al paesaggio ed alla natura.

 

 

 

 

 

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La Crocifissione dei santi Cosma e Damiano, tempera su tavola (38 X 48 cm), Alte Pinakohek di Monaco di Baviera.

 

 

Dopo il fallimento dei precedenti supplizi dell'annegamento e del rogo, i due santi fratelli medici cristiani, sono condannati ad essere crocifissi e colpiti con il lancio di pietre, le frecce scagliate contro di loro però si piegavano tornando indietro meentre i sassi rimbalzavano sui carnefici, ferendoli gravemente, mentre non avevano effetto sui santi. Al centro stanno i santi Antimo, Leonzio ed Eupreprio, seguaci di Cosma e Damiano.

 

 

 

 

 

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La Decapitazione dei santi Cosma e Damiano, tempera su tavola (36 X 46 cm), conservato al Museo del Louvre di Parigi.

 

 

 

Alla fine i due fratelli cristiani vengono decatipati insieme ai loro tre seguaci Antimo, Leonzio ed Eupreprio. Nel dipinto vediamo il boia mentre sta per vibrare il colpo mortale ad uno dei due medici.

 

 

 

 

 

 

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La Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, tempera su tavola (37 X 45 cm), al Museo nazionale di San Marco a Firenze.

 

 

 

I seguaci dei due santi si apprestano a dar loro sepoltura, memori però dell'episodio descritto nella prima predella, distanti l'uno dall'altro per aver accettato Damiano un pagamento di tre uova per la guarigione dell'emorroissa Palladia. Un cammello però, si mette miracolosamente a parlare dicendo "Nolite eos separare a sepoltura, quia non sunt separati a merito", e cioè che essi in quanto uguali nel merito dovevano esserlo anche nella sepoltura. La frase proferita dall'animale è rappresentata in un cartiglio come era tipico in affreschi anche più antichi e anche nei codici miniati.

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Guarigione del diacono Giustiniano, tempera su tavola ( 37 X 45 cm), al Museo nazionale di San Marco a Firenze.

 

 

L'episodio narrato è un miracolo postumo, che ha come protagonista Giustiniano, diacono della chiesa romana dei Santi Cosma e Damiano. L'uomo aveva una gamba malata, ed una notte gli apparvero in sogno i santi Cosma e Damiano che gli sostituirono la gamba con quella di un uomo morto poco prima, praticando quindi un vero e proprio trapianto. Al risveglio si accorse che tutto era vero, solo che la gamba nuova era di un etiope, quindi scura. La scena è ambientata nella stanza da letto di Giustiniano, in un interno reso con estrema cura.

 

 

 

 

 

[A cura di Massimo Cardellini]

 

 

 

LINK:

Pala di San Marco (wikipedia)

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11 ottobre 2011 2 11 /10 /ottobre /2011 05:00

ATALANTA FUGIENS

 

Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1625.

 

 

Andremo a presentare ora, dopo la grande opera nota come Splendor Solis, uno dei testi di alchimia più famosi e ricco di immagini, forse il più di tutti. Si tratta dell'Atalanta Fugiens di Michael Maier (1568-1622), vissuto a lungo nell'ambiente di corte ai tempi dell'imperatore Rodolfo II di cui era medico e segretario privato. Quest'opera è famosa anche per le sue cinquanta fughe che ne fanno un'opera assolutamente unica. Non soltanto testo ed immagini, entrambi ricchi di simbolismo sollecitano il lettore ma anche la musica aggiunge in questo quadro già intenso di per sé, come è tipico dei testi alchemici, una nuova dimensione interpretativa e suggestiva, soprattutto.


 
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 maier.jpgIl lettore moderno è in un certo senso molto fortunato, perché se non è in grado di apprezzare l'aspetto musicale del testo in quanto privo di cognizioni di questa arte, può utilizzare il potente mezzo che è internet per ricercare delle versioni on line delle 50 fughe. Gli abbiamo comunque risparmiato tale fatica, collocando nei link finali ben due versioni a cui egli potrà attingere. Il titolo dell'opera rinvia al mito greco di Atalanta, figlia del re dell'Arcadia Laso che quest'ultimo avrebbe desiderarto dare in sposa. Atalanta, imbattibile nella corsa, teme la cosa perché un oracolo le aveva predetto la perdita di questo dono con la perdita della verginità. Atalanta perciò promise di sposare soltanto chi l'avrebbe battuta nella corsa il pretendente che avesse perso sarebbe stato ucciso. Tutti i pretendenti persero, finquando Ippomene non riuscì a vincerla con un'astuzia suggeritale da Afrodite a cui egli aveva chiesto aiuto. L'espediente consisteva nel lasciar cadere ogni volta che Atalanta le si fosse avvicinato troppo durante la corsa, una mela d'oro proveniente dalle esperidi. Agendo così Ippomene vinse la gara e sposò Atalanta.

 
rodolfo-II--di-Arcimboldo.jpgCome si vede Maier, come tanti ermetisti del passato, concepiva il mito come un insegnamento velato contenente dottrine esoteriche molto complesse che veicolavano anche concezioni occulte soprattutto alchemiche. Teoria che nel corso dei secoli ha sempre trovato numerosi ricercatori che le sostenessero ed illustrassero nelle loro opere, non ultimo, Charles François Dupuis, che nella sua formidabile Origine de tous les cultes [1795] ne ha dato una trattazione sistematica in ordine alla più antica concezione religiosa dell'umanità di cui le più recenti non sono che una degenerazione a causa della loro pretesa di prendere la più antica alla lettera. Non a caso di recente Jean Paul Corsetti ha giustamente rilevato a proposito dell'opera del medico praghese: "Basandosi sul mito ben noto dell'Atalanta greca, Maier elabora tutta una composizione filosofica ed ermetica sul tema del viaggio spirituale verso la trasmutazione" [1].

L'opera comprende 50 incisioni accompagnate da un emblema cioè una descrizione in breve dell'incisione stessa e 50 epigrammi che commentano l'incisione in modo più ampio e che costituiscono il testo cantato delle 50 fughe. Un commento più articolato e della lunghezza media di due pagine, chiamato nel testo discorso, approfondisce le incisioni mostrandoci al contempo la vastissima erudizione di Maier in questo campo ma soprattutto lanche la sua facilità di scrittura e la sua chiarezza espositiva. Le 50 fughe musicali sono, come ci spiega il musicologo ed esperto di cultura esoterica Bruno Cerchio, curatore dell'edizione dell'Atalanta Fugiens per l'editrice Mediterranee: "Le 50 fughe sono in realtà canoni a due voci  scritti a diverse altezze e tutti svolti sopra un unico tenor. Questo prende il nome di Pomum morans, mentre l'antecedente è detto Atalanta fugiens e il conseguente Hippomenes sequens: i tre elementi della leggenda di Atalanta sono, così, musicalmente avvinti, e Meier ne spiega nella prefazione il significato alchemico. Idea fondamentale è che i miti antichi siano un semplice rivestimento favoloso di verità ermetiche" [2].




Emblema I

Il vento lo portò nel suo ventre


Portavit eum ventus in ventre suo

embleme_1.jpg

 

 Epigramma I

L'embrione ch'è nel ventre ventoso di Borea chiuso,
Se vivo un dì vedra la luce,
può egli sol degli eroi l'opre universe
Superar con arte, mano, mente e corpo forte.
Non ti sia un Cesarone, né inutile aborto,
Né un Agrippa, ma nato sotto fausta stella.


 

 

 

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Fuga I

 

















Emblema II

La terra è la sua nutrice


Nutrix ejus terra est
Epigramma II

Ci è dato per certo che un'insipida lupa
Allattò Romolo, e una capra Giove:
Che c'è di strano se diciamo che la Terra
Col suo latte nutrì il giovin Figlio dei Saggi?
Se una piccola bestia crebbe simili eroi,
Quanto sarà grande colui che ebbe l'Orbe Terracqueo per nutrice?

 

 

fuga_2.jpg

Fuga II












Emblema III

Vai dalla donna che lava i panni e fa' come lei


Vade ad mulierem klavantem pannos, tu fac similiter
Epigramma III

Tu che ami scrutare le celate dottrine, trai,
Senza oziare, tutto l'inutile da quest'esempio:
Non vedi la donna che smacchia i panni
Versandoci sopra acqua calda?
Imitala, e l'arte tua non ti deluderà;
L'onda infatti lava le scorie del corpo nero.

 

 

fuga_3.jpg

Fuga III










Emblema IV

Congiungi il fratello alla sorella e fa' loro bere la pozione amorosa


Conjunge fratrem cum sorore & propina illus poculum amoris
Epigramma IV

Gli uomini non empirebbero il mondo,
Se la prima sorella non fosse andata in sposa al fratello.
Lieto congiungi i nati da comuni parenti,
E fa' che maschio e femmina sul talamo stiano.
Offri loro il nettare di Filotesia,
E l'amore in lor genererà la speme del frutto.

fuga_4.jpg Fuga IV












Emblema V

Poni un rospo sul seno della donna perché lo allatti,
  e muoia la donna, e sia gonfio di latte il rospo.


Appone mulieri super mammas busonem, ut ablactet eum,
& moriatur mulier, sitque buso grossus de lacte.

Epigramma V

Si ponga un gelido rospo al femmineo petto,
Perché a guisa d'infante beva il latteo liquore.
Cresca molto il rigonfiamento e si vuotino le mammelle,
Fin che la donna malata non lasci la vita.
Quindi ti farai un nobile medicamento,
Che fugga il veleno dal cuore e storni la pestilenza.

 

 

 

fuga_5.jpgFuga V












Emblema VI

Seminate il vostro oro nella terra bianca fogliata


Seminate aurum vestrum in terram albam foliatam

Epigramma VI

I contadini affidano il grano alla pingue terra
Dopo averla sfogliata con i loro rastrelli.
I filosofi ci hanno insegnato a spargere l'oro
In campi nivei che han come dei fogli lievi.
Per far ciò, guarad bene, e al par che in uno specchio
Vedrai nel grano il modo in cui l'oro germina.

 

 

fuga_6.jpgFuga VI

 










Emblema VII 


L'uccellino spicca il volo dal suo nido, ma vi ricade


Fit oullus a nido volans, qui iteru, cadit in nidum
Epigramma VII

 

L'uccello di Giove s'era costruito il nido

In una roccia cava ove, ascososi, nutrì i piccoli:

Un di quelli volle alzarsi sulle ali lievi,

Ma un fratello implume lo trattenne.

Ritorna quindi al nido il fuggiasco; a entrambi

Congiungi alla coda né sarà opera vana.

 

 

fuga_7.jpgFuga VII
















Emblema VIII 


Prendi l'uovo e percuotilo con un gladio di fuoco


Accipe ovum & igneo percuote gladio
Epigramma VIII

 

Un augello sta nel mondo superno

E tua sola cura sia cercarne l'uovo.

Un molle albume

 

 

fuga_8.jpgFuga 8

 

 












Emblema IX

 

Chiudi l'albero e il vecchio in una casa rugiadosa,

e mangiando i frutti dell'albero il vecchio tornerà giovane.

 

Arborem cum sene conclude in rorida domo, & comedens

de fructu ejus fiet juvenis.
embleme_9.jpg

Epigramma IX

 

 

Nel giardino della Sapienza sta un albero dai frutti d'oro,

Devi prenderlo col nostro vecchio; rinchiudili

In una casa di vetro piena di rugiada,

E lasciali uniti per molti giorni:

Allora (meraviglia!) quegli si sazierà col frutto,

E sarà giovane colui che fu vecchio.

 

 

fuga_9.jpgFuga IX

 

 

 


 

 

 

 

 


 





 
Emblema X


Dai fuoco al fuoco, Mercurio al Mercurio, e ciò ti basti.

 

Da ignem igni, Mercurium Merurio, & sufficit tibi.

Epigramma X

 

Il mondo intero pende da questa continua catena:

IL SIMILE GODE DI CIÒ CHE È SIMILE.

Così il Mercurio s'unisce al Mercurio, il fuoco

Al fuoco. e questa è la meta dell'arte tua.

Vulcano Conduca Mercurio, ma tu, o Cinzia,,

Sei liberata dal pennuto Ermete e dal fratel tuo, Apollo.

 

 

fuga_10.jpgFuga X
   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE

 

[1] Jean Paul Corsetti, Storia dell'esoterismo e delle scienze occulte, Gremese, 2003.
[2] Michel Maier, Atalanta Fugiens, Edizioni Mediterranee, p. 14-15.


[A cura di Massimo Cardellini]

 


 

Bibliografia:

 

Michael Maier, Atalanta Fugiens, Edizioni Mediterranee, Roma, 1984. Pregevole edizione curata da Bruno Cerchio che in questa edizione ha anche trascritto in notazione moderna le 50 fughe dell'opera.


LINK:

Ad un mportantissimo saggio dello storico dell'arte Stefania Quattrone sull'Atalanta Fugiens e sul suo autore, apparso originariamente nel 1987 sulla raffinatissima rivista Abstracta ora sull'eccelente sito Airesis che contiene un'importante sezione Alchemica:

Michael Maier e l'Atalanta Fugiens

 

 

LINK:

All'indirizzo sottostante si possono scaricare non soltanto le 50 figure dell'opera ma ascoltare anche le 50 fughe dell'Atalanta Fugiens, nonché un eruditissimo e vastissimo commento all'opera stessa:

Atalanta Fugiens

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21 agosto 2011 7 21 /08 /agosto /2011 21:36

Assan Farid Dina creò questi tarocchi a mosaico nella cappella del Castello delle Avenières negli anni '30. Nativo delle Mauritius, arcipelago a 900 km al largo dal Madagascar in pieno Oceano Indiano, diventate dopo la sconfitta della Francia napoleonica, di proprietà inglese, Dina lavorò per gran parte della sua vita come ingegnere e scrisse alcune opere esoteriche di stile scientifico sul modello della filosofia della natura romantica tedesca, soprattutto Goethe.

 

Niente più dei tarocchi si presta come strumento adatto a stimolare funzioni narratologiche. Calvino ce ne ha dato, sul piano dell'alta letteratura, un esempio superbo in Il castello dei destini incrociati (1973).

 

 

 

 

 

 

 

 

Tarocco des Avenières

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Matto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Bagatto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Papessa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'Imperatrice

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'Imperatore

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Papa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Gli innamorati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tarot_07_chariot.jpg

Il Carro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Giustizia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

09-Ermite.jpg

L'Eremita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10 Roue de fortune

La ruota della Fortuna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

11 Force

La Forza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

12 Pendu

L'Appeso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13

La Morte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 Temperance

La Temperanza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Diavolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Casa di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

17-Etoiles.jpgLe Stelle

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18_Lune_2.jpgLa Luna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

19-Soleil.jpgIl Sole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

20-Jugement.jpgIl Giudizio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

21_Monde_2.jpgIl Mondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


   
LINK:
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2 giugno 2011 4 02 /06 /giugno /2011 06:00

 Gli Umori di un'elezione è una serie di quattro dipinti ad olio e poi incisioni di Williamo Hogart,  feroce satirico dei costumi inglesi  della seconda metà del XVIII secolo e di cui abbiamo già presentato in questo blog la serie La Carriera del Libertino .

 

La presente serie illustra l'elezione di un membro del Parlamento di Oxfordshire nell'anno 1754. I primi tre quadri Uno spettacolo elettorale, la sollecitazione dei voto, La Votazione, mostrano la vasta corruzione per le elezioni parlamentari prima della grande riforma elettorale del 1832. L'ultimo quadro L'insediamento del membro, mostra le celebrazioni del candidato Tory vincitore da parte dei suoi sostenitori. In questo periodo storico, ogni circoscrizione eleggeva due deputati, ed il diritto elettorale era basato sul censo, per cui soltanto una infima frazione della popolazione poteva parteciparvi. Non essendoci votazione a scrutinio segreto, la corruzione e l'intimidazione erano una prassi normale. Gli originali sono oggi al Sir John Soane's Museum di Londra.


 

 

 

Gli umori di un'elezione

 

 

 

 

 

 

 

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Uno spettacolo elettorale

 

 

Il dipinto raffigura una cena organizzata dalla taverna dei candidati Whig, mentre i Tories protestajno fuori. I Tories trasportano un antisemita caricatura di un Ebreo, un riferimento alla  recente legislazione del governo Whig che ha permesso una maggiore libertà per gli Ebrei. Uno striscione contiene le parole "Ridateci i nostri undici giorni", una protesta contro l'adozione del calendario gregoriano, condotta dai Tories. Nella taverna i due candidati Whig sono a loro voltasono a loro volta conilianti con i loro sostenitori. Un candidato sta baciando una brutta donna incinta; l'altro ascolta un ubriaco del foro.

 

All'altra estremità del tavolo un uomo ha un collasso per un'indigestione do ostriche, mentre un altro è colpito da un mattone lanciato dalla finestra. Altri sostenitori buttano mobili contro i Tories. La composizione della scena parodia immagini tradizionali dell'Ultima Cena e di altre feste bibliche.

 

 

 

 

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La sollecitazione dei voti

 

Questa scena rappresenta i Tories e gli agenti whig, mentre tentano di corrompere un agricoltore a votare per loro. La folla al di fuori della taverna è visibile sullo sfondo. I n un riferimento all'antisemitismo della folla, un venditore ambulante ebreo è stato assunto da un altro agente che sta offrendo gioielli e nastri per le mogli degli elettori. A margine della composizione un soldato (a sinistra) e due vecchi marinai (a destra) rappresentano il patriottismo incorruttibile. Il soldato fa capolino da dietro un impotente decorativa polena raffigurante il leone britannico che divora il Giglio francese. Una donna si siede su di esso, cercando delle tangenti. I marinai sulla destra rievocano una vittoria navale usando pezzi di ciclindrici di argilla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La votazione

 

Gli elettori sono mostrati mentre dichiarano il loro sostegno al Whigs in arancione o al Tories in blu. Agenti da entrambi i lati utilizzano tattiche senza scrupoli per incrementare i loro voti o a sfidare gli elettori oppositori. L'elettore Whig con un uncino al posto della mano amputata viene posto in discussione perché ha posto il suo uncino al posto dell amano, come previsto dalla legge, sul libro. Nel frattempo, i Tories stanno portando un uomo mentalmente disabile a votare. Un uomo morente viene portato dietro di lui. Sullo sfondo una donna in una carrozza con un asse rotto simboleggia la Britannia. I suoi servitori stanno giocando d'azzardo, e non si accorgono che la carrozza si è rotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Insediamento del membro

 

Uno dei candidati vittoriosi Tory viene portato per le strade su una sedia in una cerimonia tradizionale.  Sta per cadere al suolo perché uno di coloro che lo reggono è stato accidentalmente colpito alla testa dal flagello di un operaio Tory sostenitore del rurale che sta cercando di colpire un sostenitore dei Whig (un vecchio marinaio con un orso). Un gruppo di maiali spaventati attraversano la scena in un riferimento alla storia dell'esorcismo di Gesù che scacciò lo spirito di un demone chiamato Legione in un branco di maiali che poi si gettò in un baratro. A destra in alto due giovani spazzacamini urinano sull'orso.

 

 

 

 

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

LINK:

Humours of an Election

 

 

 

LINK pertinenti:

La Carriera del Libertino 

 


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5 dicembre 2010 7 05 /12 /dicembre /2010 08:00

 

La Carriera del libertino (1735), di William Hogarth


La serie La Carriera del Libertino apparve nel giugno del 1735: Hogarth ne ritardò la diffusione sino a che una legge sulla proprietà artistica non fosse stata votata dal Parlamento. Questa legge, conosciuta con il nome di "legge Hogarth" istituiva un copyright e dava agli artisti un mezzo di protezione legale contro la pirateria.

 

 La Carriera del Libertino narra in otto tavole le avventure di Tom Rakewell, dal momento in cui eredita da un ricco mercante avaro sino alla sua fine in un manicomio.

 

 Igor Strawinsky si è ispirato alla serie di Hogarth per la sua opera The Rake's Progress del 1951.


  I. Il giovane erede prende possesso dei beni dell'avaro

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Un sarto prende le misure di Tom Rakewell, che si fa fare dei vestiti per il lutto: ha appena ereditato da un ricco mercante.

 

 Mrs Young e Sarah, sua figlia, fanno irruzione. Tom Rakewell ha sedotto la giovane, che è incinta ed a cui aveva fatto promessa di matrimonio. Egli le offre ora del denaro per sbarazzarsene.

 

Numerosi dettagli traducono l'avarizia del defunto. Un operaio sta tappezzando la stanza con un drappo mortuario, scopre un sacchetto nascosto. Sul ripiano del caminetto, distinguiamo un economizzatore di candela. L'armadio contiene una collezione di vecchie parrucche e di vecchie calzature, ecc. un cofano è pieno di argenteria e di sacchi di denaro e su un registro particolare possiamo leggere: "Devo spacciare il mio scellino falso". L'intendente, o notaio, nota che l'erede non ha contato la manciata di ghinee che egli ha preso dal sacco, e lo deruba da altri pezzi dietro la sua schiena.


   II. Il Risveglio del Libertino  (circondato da artisti e professori)

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Il risveglio del libertino si compie alla presenza di un'assemblea di adulatori: insegnantidi danza francese con il suo violino, un architetto paesaggista, James Fogg, il pugile con i suoi bastoni di scherma ed il maestro d'armi francese Dubois, ucciso a duello il 10 maggio 1734; dall'altro lato un fantino in ginocchio con un trofeo vinto a Epsom dal cavallo "Silly Tom", ed un personaggio che prova un corno da caccia. Il musicista al clavicembalo a sinistra è Nicolas Porpora, che dirigeva il Teatro del re ad Haymarket ed era il nemico del favorito di Hogarth, Haendel. Il rotolo di carta è una lista di ridicoli regali ma costosi, che la nobiltà inglese aveva offerto a Farinelli, il celebre castrato italiano lanciato da Porpora; sullo sfondo il piccolo poeta intristito mentre legge una "Epistola a Rake...", è un'allusione alla pratica corrente di Pope di dedicare delle epistole a dei protettori aristocratici.


 

 III. L'Orgia

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Il Libertino ed i suoi compagni sono alla Taverna della Rosa Drury Lane: il Libertino si è impadronito della lanterna e del bastone di un sorvegliante notturno. È completamente ubriaco e non si accorge che gli stanno rubando il suo orologio.

In primo piano, una donna si spoglia e si prepara ad esibirsi sul vassoio che un garzone porterà. Una ragazza ubriaca, salita su una sedia, cerca di appiccare il fuoco ad una carta del mondo con una candela. I quadri al muro sono i ritratti degli imperatori romani di Tiziano, ma le teste sono state tagliate, ad eccezione di quella di Nerone, il più depravato di tutti. Il Libertino è allo stesso livello della degenerazione che Nerone, ed il suo universo, o il suo impero non tarderanno ad affondare.

 


IV. Arresto per debiti

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 Il Libertino si reca al palazzo Saint-James, aul risveglio del re, il che costituisce il coronamento della sua ascesa sociale. È tuttavia diffidente: i suoi creditori lo perseguitano ed il Libertino si sposta con la portantina. Viene comunque scoperto ed arrestato. La sua fedele amante, Sarah Young, diventata sarta, si trova molto a proposito sul posto per offrire i suoi risparmi. Un accenditore di lanterne è così distratto da questo arresto da rovesciare l'olio destinato alla lanterna.

 

 



 V. Sposato ad una vecchia

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Per rifarsi, Tom sposa una vecchia ereditiera guercia nella vecchia chiesa di Mary-le-Bone, luogo famoso per i matrimoni segreti fuori città, mentrel'addetta ai banchi si sforza ad impedire a Sarah Young, sua madre ed al bambino che ha avuto dal Libertino, di interrompere la cerimonia.

La chiave del quadro sono i Dieci Comandamenti, di cui vediamo la seconda metà, quella dedicata ai doveri verso il prossimo. Tutti i comandamenti sono cancellati ed illeggibili, tranne l'ultimo "Non desiderare... del tuo prossimo... servi". Il Libertino ha già l'occhio sulla serva della sposa che diventerà la sua in più di un modo. Un cane pieno di vigore, imitando fedelmente il suo padrone si dà da fare con una cagna guercia.

Il Credo è in uno stato così pietoso che le sole parole leggibili sono: "Io credo". Una grande ragnatela ricopre la cassetta delle elemosine, avendo il ragno scelto il luogo della chiesa dove rischia meno di essere disturbata. Un'iscrizione sulla tribuna indica che la chiesa è stata abbellita nel 1725. O il consiglio per la fabbricazione ha sviato i proventi della parrocchia o la chiesa è stata mal restaurata.

 

La decorazione di piante verdi allude al Desiderio ed all'Inverno, cioè alle passioni ed al fascino della sposa.


VI. Perdita al gioco della sua nuova fortuna

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 Il sesto dipinto mostra Tom implorante l'aiuto dell'onnipotente in una bisca al White Club di Soho dopo aver perso la sua "nuova fortuna."  Né lui né gli altri giocatori ossessionati sembrano aver notato un incendio dietro di loro.



  VII. Incarceramento per debiti

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Nel settimo quadro tutto è perduto, Tom è incarcerato per debiti. Egli ignora la preoccupazione della vecchia moglie e della fedele Sarah che non lo possono aiutare in quel momento. Il ragazzo birraio ed il carceriere gli richiedono del denaro. Tom comincia ad impazzire come indicano il telescopio per l'osservazione celeste posto tra le sbarre della finestra ed un alchimista che sta compiendo degli esperimenti. Un detenuto sta scrivendo un opuscolo su come risolvere il debito nazionale. Sopra il letto si vede un apparato per le ali

VIII. Tom finisce i suoi giorni in manicomio

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Infine, pazzo e violento, nel ottavo quadro termina i suoi giorni all'ospedale di Bedlam, il famoso manicomio di Londra. Soltanto Sarah Young gli è di conforto, ma Rakewell continua ad ignorarla. Alcuni dei dettagli di queste immagini possono apparire inquietanti agli occhi moderni, erano però all'ordine del giorno in Hogarth.  Come ad esempio, le donne vestite alla moda sullo sfondo giunte al manicomio considerato come un avvenimento sociale per esservi intrattenute dalle bizzarre buffonate detenuti.

[Traduzione di Massimo Cardellini]


LINK al post originale per il testo:
La Carrière du Roué (1735)

LINK per le immagini:

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5 agosto 2010 4 05 /08 /agosto /2010 16:09
L'ARAZZO DI BAYEUX

 


L'arazzo di Bayeux, detto anche della regina Matilde, è visitabile al museo di Bayeux. Esso risale al XI secolo, e misura 69,55 metri d lunghezza e va dai 48 ai 51 centimetri di largezza. Secondo la leggenda sarebbe stato realizzato, dalla regina Matilde, moglie di Guglielmo il Conquistatore. In realtà, esso fu commissionato a dei ricamatori sassoni, da Oddone di Contenville, vescovo di Bayeux, fratellastro di Guglielmo che prese anche egli parte alla conquista dell'Inghilterra e che all'interno dell'opera è rappresentato alcune volte, Rappresenta la la storia della conquista dell'Inghilterra da parte dei Normanni.

 

Probabilmente l'arazzo venne realizzato per arredare il coro della cattedrale di Bayeux in occasione della sua consacrazione avvenuta nel 1077. L'opera comprendente 72 scene, è ricchissimo di elementi figurativi: 626 personaggi, 202 cavalli e muli, 55 cani, 505 creature mitologiche (uccelli e draghi), 37 edifici, 41 vascelli e barche, 49 alberi e circa 2000 parole in latino.


Si tratta di un ricamo ad ago su tela di lino con lane di 4 colori differenti in 8 tinte, a punto stelo per i contorni, punto orizzontale  per il riempimento e punto a catenella per dare rilievo.

Queste caratteristiche fanno pensare che la tappezzeria sia stata eseguita nel Sud dell'Inghilterra. Il lavoro ha avuto la supervisione di un uomo erudito che conosceva il latino.

I fatti narrati nell'arazzo riguardano, come è noto, l'impresa normanna della conquista dell'Inghilterra. Nel 1066, Guglielmo il Conquistatore, è Duca di Normandia, quando il re d'inghilterra Edoardo III il Confessore, muore senza lasciare diretti eredi.

 

Suo cognato, Aroldo sale allora al trono, non prestando fede al giuramento fatto anni prima quando Guglielmo lo aveva liberato da Guy de Ponthieu in cui si era impegnato a sostenerlo affinché fosse lui a salire al trono.


Guglielmo fa scomunicare Aroldo dal Papa come spergiuro ed allo stesso tempo organizza un esercito di quasi 7000 uomini e 1400 navi con cui trasportare uomini, cavalli e materiale necessario alla guerra. I Normanni sbarcano il 29 settembre del 1006 nel Sussex e fanno rotta verso Hastings.

Il 14 ottobre, gli anglosassoni e l'esercito di Guglielmo si ritrovano l'uno di fronte all'altro e la battaglia infuria. Aroldo è ferito mortalmente ed il suo esercito messo in rotta.

Il giorno di Natale Guglielmo diventa re d'Inghilterra. È probabilmente Oddone, fratellastro di Guglielmo che fa realizzare l'Arazzo di Bayeux narrante questi eventi. Non si conosce esattamente la data esatta della fabbricazione dell'Arazzo di Bayeux ma è attestato al 1100 nel Nord della Francia. Se accettiamo la tesi che sia stato realizzato per la consacrazione della cattedrale di Bayeux, si deve situare la sua esecuzione tra 1066 e 1077.

 

Non esiste nessuna altra opera così ben conservata e di una tale fattura datante al XI secolo. Essa rappresenta dunque una straordinaria testimonianza non soltanto dei fatti storici riportati ma anche della vita quotidiana dell'epoca. L'arazzo, infatti, ha permesso uno studio approfondito dei costumi, dell'architettura, dell'agricoltura e della marina in Inghilterra ed in Normandia nell'età medievale. 

Gli avvenimenti sono trascritti in una serie di piani posti gli uni accanto all'altro e separati da alberi il che fa pensare appunto alla tecnica del fumetto. 

Per di più un testo accompagna come seconda lettura questa vera e propria storia "ad immagini". 

Le scene sono riquadrate in alto ed in basso da cornici con vari motivi: animali, scene di caccia, lavori dei campi o cadaveri durante le scene di battaglia. 


La prima parte della tappezzeria riporta avvenimenti anteriori alla conquista come la cattura di Aroldo, cognato del re d'Inghilterra da parte di Guy de Ponthieu nel 1064; il salvataggio di Aroldo da parte di Guglielmo che, in controparte, gli fa prestrare giuramento di sostenerlo durante la successione al trono d'Inghilterra; l'incoronamento di Aroldo alla morte di Edoardo il Confessore. Questa prima parte vuole dimostrare la legittimità di Guglielmo al Trono d'Inghilterra.

La Seconda parte è dedicata ai preparativi dell'invasione ed alla battaglia finale di Hastings come la costruzione della flotta e l'imbarco dei Normanni; l'arrivo in Inghilterra e preparazione alla battaglia; gli scontri tra l'esercito sassone e l'esercito normanno; la morte di Aroldo e la vittoria di Guglielmo il Conquistatore.


001.edoardo.re.jpgRe Edoardo

 

Il re Edoardo d’Inghilterra rappresenta la figura principale poiché grazie a lui, alla sua forma ambigua e non ufficiale che sarà necessaria una battaglia epocale per assegnare definitivamente il trono della nazione. Tutto inizia due anni prima dello scontro. Siamo nel 1064, re Edoardo, che oramai anziano e forse ammalato si preoccupa, essendo senza eredi, di lasciare il trono. Riceve, allora, alla corte di Winchester il cognato Aroldo, fratello della regina e moglie Edit, e lo nomina portavoce consegnandogli l’incarico, dopo essersi recato in Normandia, di comunicare al proprio cugino, il duca Guglielmo che il re lo aveva nominato erede diretto e quindi successore al trono.

 

 

 

 

 

002bayeux.jpg

In cui Aroldo duca degli Inglesi e i suoi uomini d'armi cavalcano verso Bosham

 

 

Aroldo accetta la missione affidatagli dal re e si porta con i fedelissimi verso la costa prospiciente la rada normanna. Nell’Arazzo viene sottolineata la mitezza della missione: Aroldo porta con se addirittura il suo falcone e i cani da caccia. Il punto di partenza è stabilito per l’area a Bohsam (nei pressi dell’attuale Portsmouth) che è anche il punto più vicino alla Normandia per chi parte da Londra.

 

 

 

bayeux003La Chiesa

 

 

Aroldo è un fedele. E questo è confermato dal fatto di doversi affidare al Signore per poter attraversare l’infido mare della Manica. Qui prega insieme ad un compagno affinché la traversata vada a buon fine. Quindi sempre presso Bohsam allestiscono un padiglione e all’interno di un edificio attendono che arrivi il vento favorevole che li porti in Normandia. La semplicità della narrazione ci indica anche la serenità con cui venivano affrontate le cose. Si banchetta nella gran sala, Aroldo è al centro della scena dove tutti mangiano e bevono. L’appartenenza è quella scandinava e lo si nota dai modi, dagli armamenti e dalle navi. Fino a quando un inserviente viene ad avvisare nel bel mezzo del banchetto il suo signore che è giunto il momento di prendere il mare.

 



bayeux004

Araldo naviga in mare, e con le vele gonfie dal vento, giunse sulle terre del conte Guido

 

 

Immediatamente, per non perdere il momento propizio, la Compagnia che aveva preparato già le navi nella rada lacustre davanti l’isola di Wightsi precipita ad imbarcarsi e a prendere il largo verso le coste della Normandia. S’intuisce qualcosa di strano, da subito. Le preghiere di Aroldo a Bohsam sembrano non aver sortito l’effetto sperato. Come se il Signore non lo avesse assistito nel tragitto. Giunge sano e salvo sull’altra sponda, ma non in Normandia, non dove avrebbe voluto: il vento è stato maggiore del previsto (velis vento plenis) e le ha gonfiate talmente tanto e troppo velocemente che il drappello di uomini getta l’ancora sulle coste sotto il controllo di Guy (Guido) de Ponthieu (nell’attuale Somme). Nell’avvicinarsi vengono immediatamente raggiunti da un drappello di armati alla leggera.

 

 

 

bayeux006

Aroldo; Qui Guido si impadronisce di Aroldo e lo conduce a Beaurain dove lo trattenne con forza

 

 

Aroldo, figlio di Godwin, una delle figure più importanti del Witan inglese, appoggia la candidatura e le aspirazioni di Guglielmo almeno da principio e per questo che si è imbarcato alla volta della Normandia. Dalla prua, in piedi il conte inglese indica ai suoi gli armati che sopraggiungono ed inizia a spiegare le motivazioni del suo viaggio e dell’errore di navigazione. Nonostante continui a spiegarsi Aroldo viene arrestato, in maniera molto diplomatica, ma si tratta di un vero e proprio arresto, pur non essendo trattato da prigioniero vero e proprio.  Viene condotto da due guardie immediatamente senza lasciargli il tempo di rivestirsi. Guido, dalla semplice osservazione dei ricchi abiti e dal tipo di nave, ha capito due cose riguardo il suo “ospite”: che è un personaggio di alto rango e che può aspirare a grandi benefici dalla situazione.

 

 

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Dove Aroldo e Guido si confrontano

 

 

Nella sala delle udienze, costituita da due pilastri a capitello, Guido seduto sul trono con la spada in mano inizia a contrattare la liberazione con il proprio ostaggio, dopo avergli chiesto tutte le informazioni. Il Gruppo viene messo davanti alle proprie "colpe" e viene redarguito; anche Aroldo è costretto a subire le minacce del conte. A questo scambio di battute tra i due era presente anche un certo Hélas, un informatore o un inserviente al servizio del duca Guglielmo, ascolta l’intero dialogo da dietro una colonna, si allontana, per avvisare il suo signore.

 

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Dove i messaggeri del duca Guglielmo vanno da Guido

 

 

Guglielmo di Normandia invia due messaggeri che intimano al conte di Ponthieu di lasciare libero Aroldo. Il conte, in piedi appoggiato ad un'ascia a un taglio solo, li ascolta supportato da uno scudiero che lo assiste. Turoldo, la figura di questo nano barbuto, o di questo inserviente, è certamente la più enigmatica di tutto l’Arazzo. Non si capisce come mai venga ad avere un’importanza tanto elevata e come mai il suo nome è citato su questo documento, anche se si considera che compie un lavoro umilissimo: tiene le briglie dei cavalli.

 

bayeux008.jpgI messaggeri di Guglielmo; un messaggero ritorna da Guglielmo

 

Questa icona va letta come parte iniziale della scane in cui i diplomatici inviati da Guglielmo cavalcano e poi raggiungono Guido. Questo è uno dei pochissimi "slittamenti" cronologici dettati dalla necessità d’inquadrare in una direzione le scene, che a loro volta tornano indietro per completare la narrazione. I due messaggeri hanno riportato un araldo sassone, rappresentato con i baffi, che chiede a nome del proprio signore Aroldo, in atteggiamento supplichevole, affinché venga pagato il riscatto. Il duca normanno acconsente al pagamento che consiste in un castello e le sue terre al confine, forse quello rappresentato alla spalle del Normanno.

 

bayeux009Qui Guido porta Aroldo a Guglielmo, duca dei Normanni

 

 

Forse proprio lo stesso castello di confine, che poi Guglielmo cederà a Guido, dove s’incontrano i due duchi francesi per lo scambio: mentre l’uno indica Aroldo, Guglielmo sembra indicare proprio il castello che consegnerà come riscatto.

 

 

 

bayeux010.jpgQui il duca Guglielmo, con Aroldo, torna al suo palazzo

 

 

A questo punto, visto l’esito della vicenda, tutti cavalcano nuovamente verso il castello/palazzo di Brionne. Aroldo è ora ospite di Guglielmo che "… trattò Aroldo e il suo seguito con grande ospitalità, sforzandosi di far loro dimenticare le vicende del viaggio; Guglielmo aveva non poche ragioni di rallegrarsi della venuta di questo ospite importante, giunto innanzi a lui quale messo dell’amico più nobile e caro" (Guglielmo di Poitiers). I due iniziano a parlare, probabilmente della questione della successione al trono d’Inghilterra. Aroldo non deve aver portato solamente il messaggio di Re Edoardo, ma deve aver proposto le proprie condizioni.

 

 

bayeux011.jpgQui un chierico ed Elfia; qui il duce Guglielmo e il suo esercito raggiunsero Mont-Saint-Michel 

 

 

Per una serie di motivi, la delusione di Aroldo o le eventuali pretese al trono dello stesso, Guglielmo gli offre la mano della figlia Elfia, rappresentata sotto un portico una fanciulla mentre riceve uno schiaffo simbolico da un chierico: con questo gesto veniva data la conferma al fidanzamento.

 

Guglielmo, circondato dal proprio esercito, porta Aroldo con sé a soccorrere Rivallon di Dol, ribellatosi al conte Conan II di Bretagna. Mont-Saint-Michel rappresenta il punto di confine a città-fortezza: è riconoscibile dagli elementi caratteristici che ancora oggi la distinguono.

 

 

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E qui attraversano il fiume Couesnon; qui il duca Aroldo li estrae dalla sabbia

 

Nell'oltrepassare il fiume Couesnon i partecipanti entrano in Bretagna nel momento in cui vi è bassa marea ed incontrano le prime difficoltà: a questo punto interviene Aroldo che aiuta la caraovana militare normanna ad uscire dal pericolo, salvando due di loro.

 

 

bayeux013.jpgE giunsero a Dol, e Conan si diede alla fuga, Rennes

 

 

Appena i Normanni si preparavano ad assediare Dol, Conan e i suoi Bretoni abbandonavano la città. In questo caso venne utilizzato un espediente particolarissimo: in cima al castello di Dol, probabilmente tra un merlo e l’altro vennero posti gli scudi che indicavano la presenza di soldati. Mentre gli armati di Guglielmo erano indecisi sul da farsi, gli assediati abbandonavano dalla parte opposta il maniero calandosi dalle mura. Conan raggiunse quindi Rennes, anch’essa abbandonata al proprio destino dai Bretoni che a loro volta si rifugiano in una città più sicura e più difendibile come Dinan. Intanto la cavalleria normanna tra il primo tentativo d’assedio ed il secondo si è trasformata mettendosi le corazze e preparandosi ad un duro assedio.

 

bayeux014.jpgQui i soldati del duca Guglielmo combattono contro Dinan, e Conan consegnò le chiavi

 

 

Sappiamo dalle fonti che, con un movimento innovativo di cavalleria per l’epoca, di tipo avvolgente obbliga i Bretoni a serrarsi a Dinan, che pur avendo fortificazioni in legno sorgeva su un’area estremamente ben difendibile. La manovra di Guglielmo fu altrettanto evasiva al pari della fuga dei nemici da Dol: dopo aver posto l’assedio alla città, diede ordine di attaccare il ponte levatoio e l’ingresso principale mentre altri soldati appiccavano il fuoco alle palizzate.

Il duca bretone ormai impossibilitato ad altre fughe è costretto dagli eventi a cedere: per questo consegna le chiavi della città al vincitore con la punta della lancia.

 

 

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Qui Guglielmo concede le armi ad Aroldo; qui Guglielmo tornò a Bagias; Dove Aroldo tenne giuramento al duca Guglielmo

 

 

 

Il valore dimostrato da Aroldo durante i combattimenti viene riconosciuto da Guglielmo il quale sottolinea l’onore e la stima verso il Sassone concedendogli i gonfaloni araldici, inoltre gli fa omaggio dell’ investitura di cavaliere, intendendo ammetterlo nella nobiltà cavalleresca normanna. Simbolo della nobiltà guerriera erano proprio le lunghe picche con la banderuola araldica sulla punta. Aroldo riceve in un’investitura sul campo: la lancia, che tiene in mano, l’elmo conico, la cotta di maglia e la spada. In questo modo Guglielmo lo accettava come uno dei suoi inserendolo politicamente all’interno del suo ambiente.

La località di Bayeux è data dall’importanza che essa ricopre all’interno dell’intera narrazione. Qui non solo si svolge l’evento chiave o il movente della battaglia ma qui è conservato lo stesso Arazzo che la narra. Qui s’incontrano, s’incrociano, s’intersecano le tre dimensioni spaziali e le tre temporali. La rappresentazione cittadina è segnata dallo scenografico castello caratterizzato dal simbolo spirituale, in seguito stemma stesso della cattedrale: due aquile unite da un unico dardo che guardano in direzioni opposte e che indicano i poteri temporale e spirituale.

Questa è la scena che rappresenta il culmine assoluto dell’intera vicenda. Dopo la nomina a cavaliere viene richiesto il giuramento di fedeltà da parte di Guglielmo che è seduto sul trono con la spada rivolta verso l’alto come colui che amministra la giustizia e la detiene per dono divino. Sopra ai due reliquiari, che contengono le ossa dei martiri Raven e Rasilfo, conservate presso la cattedrale di Bayeux, Aroldo tende le mani, ognuna su una cassa e presta giuramento.

I presenti alla scena fatidica sono estremamente attenti e osservano Aroldo che si impegna a riconoscere e sostenere Guglielmo come unico successore del re Edoardo.

Secondo alcuni non fu a Bayeux che ebbe luogo il giuramento: lo storico normanno Orderico Vital lo pone a Rouen e Guglielmo di Poitiers a Bonneville-sur-Touques.

Su questo giuramento si baseranno tutte le pretese e le rivendicazioni normanne sul trono d’Inghilterra avallate da una frase dello storico di corte ufficiale: “E se c'è rivendicazione in nome del sangue, si ricordi che il figlio del duca Roberto era in stretta parentela con il re Edoardo, poiché la zia di Roberto, Emma, sorella di Riccardo II e figlia di Riccardo I, era madre di Edoardo” (Guglielmo di Poitiers).

Esattamente al di sopra della scena, nel registro più piccolo, venne ricamato il leone, simbolo di Normandia e che in futuro verrà adottato anche nello stemma d’Inghilterra.

 

 

 

 

 

 

 

[A cura di Massimo Cardellini]

 

 

 

LINK a sito anglofono descrivente le scene dell'arazzo:
Britain's Bayeux Tapestry


LINK a un video You Tube ad una animazione dell'arazzo:
Bayuex Tapestry

LINK ad un eccellente commento all'arazzo di Bayeux della professoressa Luisa Derosa
Narrare per immagini

 

 

 

LINK:

http://www.instoria.it/home/Hastings_V.htm

http://www.instoria.it/home/Hastings_VI.htm

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14 maggio 2009 4 14 /05 /maggio /2009 14:37



Raimondo Lullo

Vita Coetanea

 




 

Un'incisione di Raimondo Lullo dalla cui bocca esce un filatterio, cioè un fumetto vero e proprio che recita: Lux mea est ipse dominus e cioè La mia luce è in Dio. Il termine tecnico filatterio è usato soprattutto dagli storici e dai critici della nona arte e cioè de cosiddetto fumetto, il termine comune, soprattutto per il nostro paese è appunto fumetto, balloon in inglese o bulle in francese, ecc. Il termine filatterio, tephilin in ebraico, è stato ripreso dall'uso da parte dei fedeli ebrei di legarsi alla fronte o al braccio durante la preghiera, delle strisce di pergamene contenenti passi della Bibblia e conservati in due contenitori di cuoio.


Presentiamo nella sezione che chiamiamo [protofumetto], parola che scriviamo tra parentesi quadre a significare che in realtà si tratta di esempi tratti dalla storia letteraria ed artistica molto remota e che non ha quindi nulla a che fare con le forme di arte grafico-narrativa che precedettero di molto decenni anche di un buon secolo, la nascita dei fumetti veri e propri, un'opera davvero molto singolare ed interessante.

Con [protofumetto] quindi ci preme unicamente evidenziare alcune procedure di interazione tra scrittura e grafica che ritroveremo poi nei protofumetti del tardo XVIII secolo e nel corso dell'intero XIX secolo, cioè in un contesto storico culturale profondamente mutato rispetto all'antichità ed al medioevo.

Le più note procedure di integarzione grafico narrative consistono essenzialmente nella rappresentazione di successioni di immagini a supporto di una narrazione storica o letteraria (storie ad immagini o illustrazioni a scopo didattico di un testo a carattere narrativo di genere religioso, mitologico, poetico letterario o storico), inoltre altrettanto importante seppur estremamente raro, l'uso di quello che la critica storico letteraria chiama filatterio, cioè quella "palla" che somiglia ad una nuvoletta di fumo, e che uscente dalla bocca dei personaggi disegnati, fa capire che si tratti di parole o discorsi da essi proferiti.

Raimondo Lullo, nato da una famiglia di coloni di Maiorca, visse a corte sin da giovane in cui fu chiamato come paggio. Si dedicò alla letteratura trobadorica finché decise verso l'età d trent'anni di abbandonare la sua vita che considerava dossoluta e dopo aver venduti i suoi beni lasciandone una parte alla moglie ed ai suoi figli abbandona la vita di corte e si dedica alla predicazione del cristianesimo presso i miscredenti, cioè gli Arabi e gli Ebrei.

A questo scopo Lullo si dedica allo studio dell'Arabo e dell'Ebraico ed elabora allo scopo di dimostrare logicamente la superiorità delle verità del cristianesimo rispetto a tutte le altre religioni, un metodo che chiama ars combinatoria cioè arte combinatoria consistente

L'opera di Raimondo Lullo che ci interessa in relazione ad un discorso grafico letterario, è la sua opera intitolata Vita coetanea, già sin dalla prima tavola suddivisa in tre vignette rettangolari, possiamo vedere come la seconda e la terza vignetta contengano due lunghi discorsi emessi dal personaggio che altri poi non è che Raimondo Lullo [1235-1315], il teologo inventore dell'arte dimostrativa e cioè di una tecnica estremamente elaborata di logica combinatoria attraverso cui Lullo voleva dimostrare in modo rigorosissimo la superiorità logico argomentativa del cristianesimo su qualunque altra fede, di cui di seguito diamo alcuni esempi.


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAVOLA 1

 

 

 

 

 



La prima delle dodici miniature che compongono la Vita Coetanea di Raimondo Lullo. Suddivisa in tre scene chiaramente descritte nelle cinque introduttive.

 

 

 

 

 

NOTA I.

L’intenzione con la quale ho fatto eseguire la seguente illustrazione è stata duplice: in primo luogo, perché si sapesse la causa, da che cosa e in che modo sia nata questa Arte, le altre arti e libri di Raimondo. In secondo luogo, in quanto tali immagini, essendo piacevoli alla vista, stimolano parecchio l’anima a comportarsi rettamente e in direzione del bene.

 

NOTA II

 

Dunque, mentre Raimondo si trovava in giovane età ed ancora pienamente immerso nel suo vano libertinaggio e nella vanagloria, sebbene di buona indole e intelligenza sottile, un giorno, davanti al suo letto, iniziò a scrivere una cantilena, che componeva per amore di una dama, che amava di amore effimero, e nel momento in cui voleva scriverla, apparve, a destra e davanti ai suoi occhi, la figura e l’immagine di un uomo crocifisso, tanto che cominciò a riflettere tra sé su cosa ciò potesse significare. E lasciando da parte quei pensieri, si rivolse nuovamente a scrivere la cantilena; subito riapparve il crocifisso più grande di prima, più sanguinolento e maggiormente carico di piaghe. Allora, Raimondo ha cominciato a pensare che c’era certamente una ragione per tutto ciò, però prendendo la cosa alla leggera, si è messo a scrivere la cantilena ed il crocifisso è apparso nuovamente, sempre più grande e più terribile. Colpito dal terrore, dopo la quinta apparizione, Raimondo si è coricato a letto passando l’intera notte a riflettere sul senso di queste apparizioni ripetute così tante volte. In certi momenti il suo spirito e la sua coscienza gli dettavano che avrebbe dovuto abbandonare al più presto il mondo per poi seguire il signore Gesù Cristo con tutto il cuore. Ma allora, la sua coscienza prostrata lo accusava di essere indegno di servire il Cristo. Ha passato così una notte insonne e tormentata, a momenti proseguiva il suo dialogo interiore ed in altri pregava dio attentamente. Infine, illuminato dal Padre della luce (Giacomo 1, 17) ha pensato alla mansuetudine del Cristo, alla sua pazienza alla misericordia che ha mostrato e che mostra ancora verso certi peccatori. È allora che ha infine capito senza il minimo dubbio che Raimondo dovrà abbandonare il mondo e in seguito servire il Cristo con tutto il cuore.

 

 

NOTA III

 

Allora si è chiesto quale genere di servizio sarebbe piaciuto di più a Dio. E gli sembrava che non si sarebbe potuto offrire un migliore e più grande servizio al Cristo se non dandogli vita e anima in suo onore (cfr Giovanni 10, 11; e Giovanni 15, 13; Giovanni 3, 16). E di farlo convertendo al suo culto i Saraceni, la cui moltitudine accerchiava la cristianità da ogni parte. Tuttavia, capiva bene che non aveva le conoscenze per portare a termine questo progetto, in effetti, aveva appena appreso un minimo di grammatica. Questo pensiero lo deprimeva profondamente. Però mentre era così rattristato, ecco non si sa come, nel corso della sua ricerca, una forte locuzione mentale risuona nel suo cuore dicendogli quel che doveva fare. Presto, avrebbe dovuto scrivere un libro, che sarebbe stato il migliore al mondo per combattere gli errori dei miscredenti. Tuttavia, poiché non capiva come fare un tale libro e nemmeno la forma che questo libro poteva assumere, rimaneva del tutto incredulo. Ci ripensava spesso ed ogni volta la sua incredulità cresceva e l’impulso o l avocazione di scrivere questo libro lo ossessionava sempre più.  D’altronde, considerava che il signore Dio avrebbe dovuto dargli la grazia di fare questo libro a tempo e luogo, perché da solo, non avrebbe potuto fare quasi nulla, dal momento che non aveva quasi nessuna conoscenza della lingua araba parlata dai Saraceni.

 

 

NOTA IV

 

A questo proposito, ebbe l’idea di recarsi di persona dal papa, dai re e dai principi cristiani per incitarli a costruire in diversi reami e province adatte ad accoglierli, dei monasteri in cui delle persone scelte tra i religiosi, così come tra altre persone dotate delle capacità necessarie, sarebbero state alloggiate per studiarvi le lingue dei suddetti Saraceni e di altri miscredenti, di modo che tra le persone convenientemente formate in questi luoghi, si potrebbe sempre prontamente scegliere e inviare delle persone altamente qualificate per predicare e dimostrare ai detti Saraceni ed altri miscredenti, la verità della santa fede cattolica che è in Cristo. E si è risoluto fermamente a perseguire i tre suddetti progetti, e cioè: accettare di morire per il Cristo, convertire i miscredenti al suo servizio, scrivere il libro se Dio gli avesse dato la grazia e fondare dei monasteri per l’insegnamento delle lingue, come detto qui sopra.


NOTA V


Molto presto, il giorno seguente, si è recato alla chiesa vicino a lui e versando lacrime di devozione per Gesù Cristo, ha offerto abbondanti preghiere affinché questi tre progetti, piantati nel suo cuore dal Cristo in persona, siano condotti a buon fine in modo gradito a Dio. Subito dopo si è confessato e con il cuore pentito e contrito, allo scopo di ottenere per i suoi progetti l’aiuto della Santa Vergine Maria, madre di nostro signore Gesù Cristo, e da parte di altri santi, si è recato in pellegrinaggio a Santa Maria di Rocamadour a San Giacomo di Compostela ed in molti altri luoghi per richiedere ai santi di pregare per lui il signore nostro Dio. E poi tornato a Maiorca, il giorno della festa di San Francesco, udì il vescovo predicare sul soggetto di San Francesco che aveva abbandonato le sue proprietà per conservare lo stretto indispensabile per vivere. Ispirandosi a questo esempio, conservando le sue sottovesti, egli si tolse gli indumenti e si vestì con gli abiti più umili che poteva trovare per significare che non sarebbe mai tornato sulla sua decisione. Ma ho sentito dire che queste cose furono fatte per mano di quel vescovo che quel giorno stava predicando e che ciò accadde alla presenza della dama per cui aveva voluto scrivere quella cantilena.

 

 

 

 

 

 

 

 




Il primo riquadro della prima tavola, qui a sinistra,  è priva di testo, descrive comunque Raimondo Lullo giovane mentre sta componendo una cantilena, un'opera frivola insomma, a soggetto profano. Per ben cinque volte Raimondo narra che egli interrompesse la propria attività e che per altrettante volte il crocifisso gli apparve ogni volta sempre più grande e con la figura del Cristo sempre più ricoperto di sangue e piaghe. Dopo la quinta volta Raimondo dice di essere stato afferrato da una grande sensazione di terrore e di essersi messo a letto e dopo una notte insonne e meditabonda, di aver deciso di dedicarsi alla predicazione del Cristo.


































Oh Santa Vergine Maria, madre del nostro Signore Gesù Cristo, nel più alto del cielo empireo, al di sopra di tutti i santi e le sante, siete la più vicina allo sguardo di vostro Figlio. In questo luogo terrestre, in cui siete grandemente onorata, acclamata e ricercata da un gran numero di pellegrini, io, il vostro pellegrino, vengo a presentare i miei voti, che ho deciso di perseguire per tutta la mia vita in questo mondo, per l’onore e la lode di vostro Figlio e della sua santa legge, ottenete, Oh nostra misericordiosa rappresentante, che gli piaccia che le cose che mancano attualmente al clero cristiano, gli siano fornite in questo mondo, secondo i seguenti voti: e cioè che un’Arte faccia seguito alla generosità della vostra grande saggezza, attraverso cui si potrà dimostrare con ragioni necessarie ai miscredenti, la verità della divinità di vostro Figlio e della sua santa legge e dottrina. In secondo luogo, che si trovino delle persone di lettere e devoti che conoscano bene la suddetta Arte che mi sono riproposto di fare, in sottomissione all’azione della sua grazia. In terzo luogo, che il papa, gli imperatori, i re, i principi ed i baroni li accolgano nelle loro dimore per apprendervi l’Arabo e l’Ebraico, affinché la loro voce sia intesa in ogni luogo della terra e che se ne vadano in tutto il mondo intero predicando la verità della vostra legge e che si assicuri a queste persone letterate un passaggio protetto in ogni luogo affinché con l’aiuto di armi spirituali così come con la dissuasione delle armi corporali, la concordia sia stabilita tra i Cristiani ed i Saraceni il cui clero si metterà d’accordo nella verità, perché essi ne sono molto vicino.








 

 

 

 

 







Oh San Giacomo e voi tutti, i santi di Dio, giungo qui come vostro pellegrino per pregarvi. Guidatemi e insegnatemi ed ottenete da nostro Gesù Cristo e dalla sua molto santa madre, purché sia la sua volontà, che in suo onore e in sua lode, grazie alla generosità della sua saggezza infinita, agendo attraverso me, suo strumento, io possa fare in tutto o in parte, che Colui da cui emana ogni bene, compia il mio desiderio, se è buono, come dicevo e se l’intenzione è buona, che non sia privata della sua finalità. Questa finalità vuole che tutti gli uomini ragionevoli amino, rammemorando, benedicendo, ringraziando e lodando Gesù Cristo come egli merita di modo che esista veramente con le sue opere interiori ed esterne.






























[Traduzione dal francese di Massimo Cardellini]


Link al sito che riporta molte notizie sulla vita e le opere di Raimondo Lullo, nonché le illustrazioni ed i testi di Vita coetanea:
Breviculum - XII miniature

 

 


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8 febbraio 2009 7 08 /02 /febbraio /2009 20:01

冨嶽三十六景




 Trentasei vedute del Monte Fuji.



Le Trentasei vedute del Monte Fuji, malgrado il titolo, sono in realtà una serie di quarantasei stampe realizzate dal grandissimo artista Katsushika Hokusai [1769-1849], ed edite in Giappone tra il 1831 e il 1833 dall'editore Nishimuraya Yoachi. Esse consistono in rappresentazioni del Monte Fuji visto da province diverse ed in stagioni differenti. Le prime tre stampe sono quelle più famose e conobbero immediatamente un grande successo. La prima stampa rappresenta il monte Fuji visto dal mare mentre una gigantesca onda comparsa all'improvviso rischia di travolgere delle imbarcazioni di pescatori.





                  1. La grande onda di Kanagawa.


La xilografia, intitolata La grande onda di Kanagawa, in cui il blu di Prussia domina quasi incontrastato, è la prima delle incisioni di questa celebre serie di Hokusai che contribuì enormemente a dare una meritata fama mondiale al maestro giapponese dell'incisione su legno, verso la fine della sua vita. La xilografia, è una tecnica artistica nota in giappone con il nome di nishiki-e. Oggi di proprietà del Metropolitan Museum of Art di New York. Il monte Fuji, a cui questa serie è dedicata, quasi si confonde con le grandi onde del mare in tempesta sullo sfondo di un cielo scuro che contribuisce un po' a porlo in evidenza. La bellezza di questa celeberrima stampa sta anche tutta nel drammatico contrasto, naturale ed umano, tra il dinamismo della gigantesca onda, praticamente uno tsunami, e la staticità maestosa del lontano monte Fuji, che come una divinità olimpica sembra quasi assistere impassibile all'intera scena.




 

2. Il Fuji durante il tempo sereno (Il  Fuji rosso).



Nella seconda stampa, il monte Fuji, dipinto di un rosso bruno molto suggestivo che verso la cima diventa un marrone scuro, presenta ancora delle lunghe strisce di neve. Esso sembra slanciarsi verso l'immensità di un cielo azzurro in cui compaiono isolati banchi di nuvole. Nel complesso la scena si presenta statica dando così maggior rilievo alla maestosità del vulcano estinto che sembra scaturire da un bosco verdeggainte posto ai suoi piedi. I colori molto netti e quasi privi di sfumature nel complesso però formano una rappresentazione armoniosa e solenne, se non sacra.






 

3. Il temporale sotto la cima.



Nella terza stampa, il monte Fuji è il protagonista incontrastato. Persino il cielo sembra più piccolo di esso. Questa volta, visto che è in corso un temporale, la luce è presenta unicamente nella parte superiore del disegno, la parte inferiore è infatti immersa in un marrione tendente al nero lacerato da un fulmine di gigantesche dimensioni e raffigurato molto ramificato e di un brillante colore rosso che dà un tocco di sapiente equilibrio all'intera composizione.








4. Il Fuji visto da sotto il ponte di Mannen a Fukagawa.

Fukagawa (深川市; -shi), città situata nella sottoprefettura di Sorachi sull'isola di Hokkaidō, quest'ultima essendo a sua volta una delle otto prefetture (道; ) dell'intero Giappone. Si tratterebbe dell'isola più settentrionale del Giappone, cioè della celebre terra di origine del popolo ainu, la strana ed inquietante gente del Giappone dalla pelle bianca, usi, costumi e concezioni religiose del tutto diverse da quelle dei loro connazionali di pelle gialla. Il ponte, gremito di folla, costruito in un unica arcata sostenuta da due pilastri di robusti tronchi saldati tra di loro da travi e lagati da grandi corde, sembra quasi un arcobaleno costruito dall'uomo. Dai due pilastri il monte Fuji è visto in lontananza, delle barche di pescatori solcano le acque ed un pescatore solitario sedute su una delle grandi pietre che si protendono nel fiume sorveglia la sua lenza.










5. Il Fuji visto dal passo di Mishima

 

 

 

Hokusai rappresenta in questa xilografia i giardini del tempio zen Ryûganji a Edo. Un gruppo di pellegrini mangiano all'aperto, mentre un uomo camina in compagnia di un bambino a cui mostra il sacro vulcano. In primo piano vediamo la vegetazione verde ricca di pini e sullo sfondo la figura ieratica del Fuji.

 

 


 

 

 

 

 

6, La costa delle sette leghe a Kamakura

 

Anche se il Monte Fuji è intenzionalmente l'elemento centrale ed onnipresente di queste 46 xilografie a colori, il rapporto uomo-natura è quanto emerge maggiormente da questa splendida opera al cui successo concorse anche la sapiente utilizzazione di un colore come il blu di Prussia e l'uso della prospettiva.
Il blu di Prussia, un pigmento importato dall'Olanda, il solo paese europeo con cui il Giappone intratteneva rapporti commerciali sin dal XVII secolo ebbe un grande successo tra i pittori giapponesi, malgrado la sua origine sintetica ed il suo prezzo piuttosto elevato. Utilizzato per la prima volta da Ooka Shunboku nel 1829 fu impiegato anche da Hokusai nelle sue stampe di maggior successo come La grande onda di Kanagawa, Il lago di Suwa nella provincia di Shinano, La spiaggia di Shichirigahama nella provincia di Sagami. L'editore di questa opera di Hokusai prima della versione a colori pubblicò persino una versione delle stampe puramente in blu.


7, Senju nella provincia di Musashi

 

 

Il primo piano è occupato in questa xilografia da un contadino e dal suo cavallo munito di basto carico di erbe. L'uomo sta ammirando il monte Fuji che si intravede dietro lo scheletro di una casa in costruzione. Sul lato sinistro vediamo due pescatori intenti a pescare con due canne sottili. Il contadino ha catturato un granchio che tiene legato alle redini del suo cavallo e che offrirà sicuramente ai suoi figli.



 


 

 

 





8, La Tama nella provincia di Musashi

 

 

Questa xilografia è costruita su tre piani rappresentati rispettivamente dalla riva, il fiume ed il cielo e che danno alla composizione una grande serenità. Le correnti e le onde sono schematizzate secondo la tradizione estetica giapponese con dei semplici tratti. Il monte Fuji erige la sua imponente massa sullo sfondo contribuendo ancor più a dare tranquillità e sollennità alla scena dove sono rappresentati dei semplici e umili contadini e pescatori intenti nel loro lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 





9, Il passo di Inume nella provincia di Kai

 

 

 

 

 

 

 


10, Il Fuji visto dalla provincia di Owari









11, Il tempio di Asakusa Honganji nella capitale orientale.







12, L'isola Tsukada nella provincia di Musashi








13, La spiaggia di Shichiri nella provincia di Sagami









14, Umegawa nella provincia di Sagami







15, Il pescatore di Kajikazawa









16, Il passo di Mishima nella provincia di Kai.








17, Il lago Suwa nella provincia di Shinano







18, Ejiri nella provincia di Suruga







19, Il Fuji visto dalle montagne della provincia di Totomi








20, Ushibori nella provincia di Hitachi







21, Uno schizzo dei magazzini Mitsui sulla strada Suruga  Edo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22, Tramonto attraverso il ponte di Ryogoku dalla rive della Sumida a Onmayagashi










 

 

23, Terrazza Sazai, il tempio di 500 Rakan









24, Casa del tè a Koishikawa, il mattino dopo una caduta di neve



 





25, Shimomeguro


 

 

 






26, Mulino a Onden










27, Enoshima nella provincia di Sagami





 




28, Costa della baia di Tago, Ejiri nella regione di Tōkaidō






 



29, Yoshida nella regione di Tōkaidō

 




 

 

 


30, La strada marittima della provincia di Kazusa

 

 

 

 

 

 

 


31, Il ponte di Nihonbashi a Edo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

32, Il villaggio di Sekiya sulla Sumida

 

 

 

 

 

33, La baia di Noboto

 


 

 

 

 


 

 

34, Il lago di Hakone nella provincia di Sagami

 

 

 

 


 

 

 

35, Riflesso del monte Fuji nel lago Kawaguchi, visto dal colle Misaka nella provincia di Kai

 

 

 

 

 

 


 

 

 

36, Hodogaya sul Tōkaidō

 

 

 

 


 

 

 37--La-scierie-a-Honjo.jpg

 37, La segheria a Honjo

 

 

38--Nakahara-dans-la-province-de-Sagami.jpg

 38, Nakahara nella provincia di Sagami

  

  

 

 

 

[SEGUE]



[A cura di Massimo Cardellini]



Link da cui abbiamo ripreso le immagini collocati in questo post:
wikipedia. Views_of_Mount_Fuji_(Hokusai)

Link ad un'opera integralmente sfogliabile on line di Hokusai:
Complete  Hokusai

 

LINK ad una panoramica dell'opera dal sito della BNF:
Les trente-six vues du Mont Fuji

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26 gennaio 2009 1 26 /01 /gennaio /2009 13:00

  L'iscrizione di san Clemente, 1090

 

Iniziamo, con il presente saggio, a porre in risalto documenti di epoche più remote ma che abbiano un rapporto con la logica della narrativa grafica di cui ci occupiamo nel nostro blog. Data la natura palesemente estranea della più moderna narrativa grafica, abbiamo ritenuto opportuno porre tra parentesi quadre il termine protofumetto, indicando con ciò, graficamente, che stiamo parlando in senso relativo.

Questo primo documento pittorico, risalente al 1090 circa è stato definito ancora di recente da Ignazio Baldelli nella Letteratura italiana edita da Einaudi come Un vero e proprio "fumetto" in volgare posto in bocca ai personaggi, è sicuramente di grande interesse per il nostro discorso.

Questa serie di documenti storici in effetti non ha alcun rapporto, soprattutto do continuità nonché tecnica, con quella che è stata chiamata nona arte. Al contrario sono stati gli storici e i teorici della nona arte ad annetterle in passato acriticamente tutta una serie di opere pittoriche, grafiche o letterarie non appena uno o più elementi della tecnica fumettistica o protofumettistica fosse rilevabile in esse.

Una sequenza di immagini con un soggetto unico e trattato con un minimo di coerenza, la presenza di parole o frasi riconducibili ad alcune figure presenti in una rappresentazione grafica o pittorica, erano quindi sufficienti ad annettersi questo materiale, pur nella sua arcaicità, e quindi estranea da ogni mentalità fumettistica, nella logica della produzione concernente la nona arte.

Si tratta di un vero e proprio peccato originale da parte della nona arte ma non per questo meno veniale, dettato dalla volontà di imporsi del nuovo genere presso la cultura alta, rivendicarne la dignità. Passata questa fase, dobbiamo comunque rilevare che queste forme superstiti di documenti in cui siano evidenziabili forme di integrazione tra testo ed immagini, di cui appunto il fumetto non è altro che un'attestazione moderna di questa possibile procedura artistica, presentano un interesse notevole soprattutto se l'istanza ermeneutica di essi viene compresa e valorizzata appieno.


 

 

L'affresco illustrante il miracolo di san Clemente, famoso soprattutto per le poche scritte che vi compaiono e considerate tra le prime e rarissime forme di italiano volgare scritto e perciò citate nei testi di storia della letteratura e di linguistica italiana accanto ad altre testimonianze come l'iscrizione della catacomba di Commodilla, l'indovinello veronese, il placito cassinese, la postilla amiatina, il ritmo laurenziano, il ritmo bellunese, e molti altri ancora.

A Roma, nella Basilica di San Clemente al laterano, dedicata a papa Clemente I, e precisamente nella cripta che conserva anche un interessante mitreo, è possibile osservare degli affreschi illustranti i miracoli attribuiti al santo in questione.

Il più noto di essi contiene delle iscrizioni, considerate tra le più antiche, linguisticamente parlando tra il latino ed il volgare. Queste iscrizioni non rappresenterebbero altro poi che delle brevi frasi profferite da due dei molti personaggi effigiati. L'affresco in questione è noto come La leggenda di san Clemente

Il dipinto murale, o meglio la sua cornice inferiore, narra la storia occorsa ad un ricco patrizio romano chiamato Sisinnio [Sisinium] la cui moglie, con suo sommo disappunto, frequenta le messe celebrate dal santo. Il nobile convinto che ciò sia dovuto al fatto che il santo abbia stregato la moglie, ordina ai suoi tre servi, chiamati Gosmari, Albertello e Carboncello di catturarlo. I servi invece del santo legano e tentano di trascinare via una pesantissima colonna.

Accanto ai protagonisti sono presenti alcune brevi frasi consistenti negli ordini gridati dal patrizio Sisinnio ai suoi servi e consistenti in esortazioni ma anche pesanti ingiurie per le difficoltà riscontrate nel rapimento del santo da parte dei suoi servi e che egli attribuisce alla loro incapacità.


 

Particolare della parte inferiore dell'affresco Il miracolo di San Clemente. In esso si vedono  i quattro personaggio a cui sono riferite le scritte. Sul lato sinistro, un uomo, chiamato dal suo padrone Sisinnio, Carvoncelle, tenta con l'aiuto di un palo di rimuovere quello che crede il corpo del santo rapito, ma in realtà una colonna. Sul lato destro, vediamo invece un personaggio vestito di porpora, si tratta appunto di Sisinnio (Sisimium), che impartisce ai suoi servi insulti e ordini. Al centro, gli altri due servi tentano anch'essi di trasportare il santo ma sono immobili quanto il loro compare. I loro nomi sono Gosmarius e albertel (Albertello).



Il personaggio posta a sinistra del riguadro inferiore facente leva con un palo è sollecitato dal suo padrone con l'ordine: "Falite dereto colo palo, Carvoncelle!", e cioè: "Spingi da dietro con il palo, Carvoncelle".






 

A sinistra del riquadro inferiore vediamo Sisinium impartire ordini ai suoi tre servi, vestito con una tunica rossa. All'altezza della sua testa vediamo riportato il suo nome, al di sotto del suo braccio destro la scritta: "Fili dele pute, traite!" e cioè: "Figli di puttane, tirate!", il colorito epitteto è rivolto ai suoi due servi che ha di fronte, Gosmarius e Albertello. Il personaggio di fronte a Sisinium, all'altezza della propria testa reca la scritta Gosmari, è il suo nome ed incita il suo compagno a tirare dicendogli: "Albertel Traite!", e cioè: "Albertello, tira!".


In mezzo a questi nomi e parlate dialettali, l'unico a parlare latino ed in modo corretto è il santo che sentenzia: "Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis", e cioè: "A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare un masso". L'uso del latino da parte della figura celebrata in questo affresco serve ad elevarlo sulla massa degli uomini comuni, l'uso del volgare invece dileggia ulteriormente i goffi protagonisti della scenetta che ne fanno uso, soprattutto l'espressione triviale usata dal nobile romano. Il complesso dell'azione è quindi improntata a comicità adatta ancor più a dar risalto al santo protetto da Dio dall'intervento del buio a causa del quale i quattro personaggi precipitano nel ridicolo.






[A cura di Massimo Cardellini]




Link concernenti l'iscrizione di San Clemente:

http://www.luzappy.eu/testi_volgare/iscr_clemente.htm

http://www.hs-augsburg.de/~harsch/italica/Cronologia/secolo11/Clemente/cle_iscr.html


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  • : Documentazione dei processi di sintesi e di interazione profonda tra arte grafica e letteratura nel corso del tempo e tra le più diverse culture.
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