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11 novembre 2015 3 11 /11 /novembre /2015 06:00

Abdul-'l-Karim Jossot: polemiche di un rinnegato in Tunisia *

jossot--Karim.jpg

 

Henri Viltard

I disegni di Jossot sono regolarmente riprodotti nei giornali francesi, ma soltanto qualche specialista si ricorda del caricaturista e della sua strana storia. Al contrario, in Tunisia nessuno conosce la sua opera, ma alcune anziane persone si ricordano ancora di questo convertito atipico [1]. Dobbiamo dire che Jossot non è passato inosservato quando ha abbracciato l'Islam nel 1913. L'artista si è ingegnato nel dare una certa risonanza ed a mantenere le polemiche intorno ad un atto simbolico di cui ha rivendicato ed assunto il peso politico. In un contesto coloniale segnato da un'impresa di evangelizzazione piuttosto aggressiva, il suo impegno nella religione dei "vinti" assume l'aspetto di una vera performance caricaturale. Jossot era già conosciuto per le sue vigorose caricature anticlericali ed anticolonialiste.

In Tunisia, non ha smesso di essere caricaturista, ed il suo ingresso chiassoso nell'Islam ha comportato i dubbi in quanto all'autenticità della sua iniziativa. Questa "conversione d'artista" [2] è almeno "satiricamente" riuscita? Essenzialmente motivata dal rigetto delle sue radici identitarie e di tutti i valori occidentali, la sua abiura ha diversamente nutrito gli interrogativi dei suoi contemporanei: anatemi, lazzi, caricature, indifferenza simulata o reale, ma anche difesa delle libertà individuali e religiose, il "caso" Jossot introduce più ampiamente alla complessità di una società attraversata da forti tensioni. Abbandonando la sua arte per far opera di scrittore e di cronista [3], Jossot ha sostenuto una vera sfida: denunciare i meccanismi più perniciosi della colonizzazione culturale pur permettendosi di criticare l'indigeno ed i "Giovani Tunisini" in particolare. La sua posizione di "rinnegato" particolarmente asociale, fa di lui un polemista marginale, ma anche un "traghettatore" controverso, al centro dei conflitti di società, più preoccupato della sua indipendenza che delle cause di parte.

La conversione come performance anticoloniale

Jossot sbarcò in Tunisia, in un contesto che più drammatico non si poteva poiché assistette, sin dai suoi primi giorni nel paese, alle sommosse di Djellaz [4]. Il dispiegamento delle forze coloniali, la comunione nazionalista intorno all'eroismo dei poliziotti vittime della "selvaticheria" indigena, il processo e le impiccagioni pubbliche che ne seguirono, tutto ciò forma un singolare contesto per un caricaturista di sensibilità anarco-individualista e anticolonialista! In quanto artista francese, Jossot è invitato a occupare un intera sala al Salon Tunisien del 1912. Finisce tuttavia molto presto sulla prima pagina di La Tunisie française dopo la pubblicazione di una serie di articoli sulla cattedrale di Tunisi. Alla ricerca di cerimonie grandiose e di spettacoli impressionanti, l'artista critica la bruttezza dell'edificio e la fede "borghese" dei fedeli incapaci di comunicargli il minimo ardore mistico [5]. Come il figliol prodigo, l'ex caricaturista anticlericale si ritrova alle conferenze di Monsignor Pons, oratore talentuoso che seppe attirarsi un uditorio di intellettuali agnostici. Questo ritorno - è vero molto critico - nel girone di una Chiesa apertamente colonialista, ha qualcosa di sospetto: Jossot potrebbe averlo orchestrato allo scopo di rafforzare l'ampiezza mediatica della sua conversione. In una delle sue cronache, l'artista rivela che ha avuto l'idea "di indossare il burnus e di non tornare alle vane agitazioni del lontano Occidente" durante un soggiorno a Nefta, nel 1910 [6]. Sembra quasi sin da allora inverosimile che egli abbia deciso di lasciare la Francia, nel 1911, nella sola idea di riannodare con la sua religione originaria! [7].

Il disegnatore non è certo il solo Europeo a ripudiare le sue origini cristiane per abbracciare una fede che si è sbarazzata dal peso della gerarchia clericale [8]. René Guénon, celebre sufi del Cairo, è passato dalle logge alle confraternite nel 1913 attraverso la mediazione di Ivan Aguéli, un pittore svedese, intimo di Èmile Bernard, abbastanza legato agli anarchici francesi tanto da aver saggiato la paglia di Mazas nel 1894. Al Cairo, Aguéli si è anche opposto alle politiche coloniali britanniche, soprattutto fondando un giornale italofilo, Il Convito-An-Nadi. Sin dalla fine del XIX secolo, un piccolo ambiente legato all'arte, alla filosofia individualista, allo spiritismo e alle logge massoniche, trova nell'Islam sufista un terreno d'accoglienza. Alla vigilia della Prima Guerra mondiale, questi marginali alla ricerca di una religione universale suscettibile di trascendere le rivalità e i domini della loro società d'origine, hanno cercato di superare un buon numero di determinismi culturali e a darsi da fare per il dialogo dei popoli.

Jossot ha reso visita a Etienne Dinet verso il 1909 e intrattiene con lui una relazione epistolare, ma la sua procedura è radicalmente diversa. Se i due pittori condividono delle posizioni politiche comuni (critica del colonialismo, denuncia del cosmopolitismo pied-noir, stigmatizzazione degli eterni approvatori del potere, ecc.), Dinet difende una visione tradizionale dell'Islam, ostile alle correnti esoteriche. Non è ispirato da una ricerca di misticismo, ma corrisponde piuttosto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

NOTE

[1] Per un approccio globale dell'opera di Jossot vedere: Dixmier (Michel), Jossot, Cahier de l'art mineure, n° 23, Vent du Ch'min et Limage, Parigi, 1980 e dell'autore: Jossot, caricaturiste malgré lui, Actes du Colloque de Brest 13-15 maggio 2004; "Peinture et Caricature", in: "Ridiculosa", n° 11, 2004; Jossot (1866-1951), Un caricaturista libero pensatore e musulmano, in: "Recherche en Histore de l'Art", n° 5, 2006; Jossot et l'épure décorative (1866-1951), Caricature entre anarchie et Islam, Tesi di dottorato dell'EHESS, direttore Eric Michaud, 2005 e Goutte à Goutte, le site de Jossot, gennaio 2008.

[2] L'espressione è probabilmente stata impiegata nei giornali perché Jossot ha rilevato in Le Sentier de Allah, 2a ed., Tipografia Alaouia, 1990, p. 22: "Si finisce con il classificare l'affare decretando che la conversione di Abdul Karim era una 'conversione da artista'".

[3] Gli articoli di Jossot sono stati raccolti, in previsione di una pubblicazione, in un volume composto a partire dalle raccolte del caricaturista e dai quotidiani tunisini: JOSSOT, Caricature et Islam, Polémiques tunisienne, testi riuniti , annotati e presentati da Henri Viltard, lavoro condotto nel corso di un soggiorno di ricerca a Tunisi nel quadro del seminario "Arte e Società" della sognora Laurence Bertrand Dorléac, Centre Historique de Science Politique, con il sostegno della Fondation de France, maggio 2007.

[4] Si tratta della prima rivolta di massa dei musulmani contro il potere coloniale, scatenata il 7 e 8 novembre 1911  a causa  della decisione amministrativa del Protettorato di immatricolare il cimitero musulmano. Le sommosse provocarono otto morti, tra i Francesi e gli Italiani e il numero resta ancora da determinare tra i Tunisini. Lo Stato d'assedio fu decretato (e prolungato sino al 1921!), i giornali arabi furono sospesi e il processo che seguì gli avvenimenti si risolse con l'esecuzione pubblica di sette manifestanti. Sulle cause strutturali di questi avvenimenti, vedere Mahjoubi Ali, Les origines du mouvement nationale, 1904-1934, Tunisi, Pubblications de l'université de Tunis, 1982, pp. 129-131. Jossot dà un racconto di questi eventi in Goutte à goutte, dattiloscritto inedito, coll. privata, pp. 34-35.

[5] Jossot, "À la Cathédrale de Tunis", La Dépêche tunisienne, 19 novembre 1912.

[6] Jossot, "Impression d'Extrême Sud",  La Dépêche tunisienne, 3 giugno 1913. 

[7] Nell'articolo che dedica a Le Sentier d'Allah, R. de la Porte interpreta d'altronde le visite di Jossot alla cattedrale come un "bisogno di polemica", La Tunisie Française, 8 ottobre 1927.

[8] Rowland Allanson Winn, 5° Barone Headley (1855-1935), disgustato dall'intolleranza dei cattolici tra di loro, ha assunto il nome di cheikh Rahmatullah al Farooq, il 16 novembre 1913. Ha scritto un libro intitolato Le Réveil de l'Occident à l'Islam. Vedere anche Edoaurd de Bellaing, "Snobisme oriental", La Tunisie Française, 13 dicembre 1913.

[9] 

 

 

 
 
 
 
 
 
jossot--ibla.jpgTitolo originale del saggio: Abdou-'l-Karim Jossot: polémiques d'un renégat en Tunisie
 
Tratto dalla rivista IBLA (Rivista dell'Institut des belles-lettres arabes); 71° anno, n° 201, 2008.
Fondata nel 1937 dal padre André Demeerseman (1901-1993). 
 
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