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16 maggio 2010 7 16 /05 /maggio /2010 05:00

Il Quadriregio e l'Hypnerotomachia Poliphili, una perlustrazione comparativa.

 

Quadriregio-Laterza-1914.JPGEdizione di "Il Quadriregio" del 1914 della casa editrice Laterza di Bari per la cura editoriale del folignate Enrico Filippini a cui si devono, tra le tante cose, degli ampi studi su Federico Frezzi e la sua opera.


 

 

Apparentemente nulla sembrerebbe legare tra di loro due opere così diverse come Il Quadriregio, il poema didattico-allegorico di Federico Frezzi e il romanzo misteriosofico di Francesco Colonna noto come Hipnerotomachia Poliphili. Ad un attenta lettura e, come vedremo, anche ad un'attenta osservazione e analisi delle xilografie di cui entrambe le opere sono corredate, non poche cose invece. Saranno inoltre di grande aiuto alla ricerca anche una giusta collocazione delle due opere nel loro contesto storico culturale e gli elementi biografici dei loro due autori.

 

Va precisato che il rapporto tra le due opere deve essere stato notato all'epoca in cui l'opera del veneziano Colonna venne data alle stampe dotata di ben 171 xilografie attribuite a vari autori tra cui Mantegna, Bellini, Raffaello, se Il Quadriregio meritò anch'esso una nuova stampa nel 1508 per le cure del tipografo fiorentino Pietro Pacini da Pescia per cui si approntarono, a meno di un decennio quindi dalla pubblicazione dell'Hypnerotomachia, ben 171 xilografie, di una qualità pari a quella del romanzo veneziano oltre che significativamente dello stesso numero!

 

Riteniamo infatti un validissimo indizio non soltanto la scelta del medesimo numero di xilografie per entrambe le opere, un vero e proprio omaggio nei confronti del poema del Frezzi degno di considerazione e quindi di recupero da parte degli operatori culturali dell'epoca, quanto anche e soprattutto, il riconoscimento di Il Quadriregio come opera altamente significativa nella genesi del romanzo del Colonna a livello strutturale, oltre che uno dei suoi principali punti di riferimento anche se tra tanti altri.

 

 

 


 

 

 

pacini-Logo-Bernardus Claravallensis - Modus bene vivendi-1Marca tipografica dell'editore Pietro Pacini da Pescia, tratti dall'opera di Bernardo da Chiaravalle, Modus bene vivendi del 1495. Anch'essa presenta un delfino, e ai lati due corvi. Il delfino è presente come marca tipografica anche dal più celebre editore veneziano Aldo Manuzio. A quest'editore fiorentino si deve l'edizione a stampa di Il Quadriregio di Federico Frezzi del 1508 dotata di xilografie dello stesso numero e stilisticamente simili a quelle della Hypnerotomachia Poliphili dell'edizione manuziana veneziana del 1499. Le due opere illustrate distano quindi meno di un decennio l'una dall'altra. Una chiara attestazione di apprezzamento dell'opera frezziana nonché una sua doverosa rivalutazione da parte dell'ambiente colto rinascimentale e un suo impreziosimento e rivalorizzazione attraverso del materiale illustrativo di ottima qualità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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29 dicembre 2009 2 29 /12 /dicembre /2009 10:17



FRANS MASEREEL

LA CITTÀ

1925





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A cura di Massimo Cardellini

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Die Stadt


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Frans Masereel








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28 dicembre 2009 1 28 /12 /dicembre /2009 09:00


FRANS MASEREEL

LA CITTÀ

1925









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Frans Masereel, La Città, 1925, 01 di 10.



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Frans Masereel






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27 dicembre 2009 7 27 /12 /dicembre /2009 11:16

FRANS MASEREEL

LA CITTÀ

1925




s00Copertina dell'opera di Frans Masereel










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Veramente difficile commentare in modo soddisfacente questo gradevole racconto ad immagini di Frans Masereel che, come modalità narrativa rimanda ad un genere ampiamente sperimentato nel XIX secolo su numerose riviste umoristiche o di satira politica
e di cui nel presente blog abbiamo già dato numerosi esempi e saggi analitici a riscontro.
Il contesto storico è profondamente mutato ed una riproposizione pura e semplice di un modello oramai datato è ovviamente improponibile soprattutto in un'epoca che vede sempre più l'affermazione a livello popolare del genere fumettistico vero e proprio con tutto un armamentario tecnico che si viene sempre più affinando e perfezionando. Provocatoriamente, Masereel, ricorre in sovrappiù ad una tecnica che più che vecchia è addirittura arcaica: l'incisione su legno, la xilografia, risalente a molti secoli prima della stessa invenzione della stampa a caratteri mobili, eppure il risultato ha una sua tragica modernità.
Ogni singola immagine di questo romanzo ad immagini, è come un quadro vero e proprio e come tale esso va affrontato al fine di una sua reale fruizione, anche se magari l'immagine successiva non ha alcuna rapporto chiaro o diretto con l'immagine che si è appena esaminata. Il lettore è lasciato libero sia nella contemplazione delle singole immagini che nella loro sequenze e soprattutto nei loro numerosissimi collegamenti e rimandi.
Sul tutto domina l'equilibrio tra il bianco ed il nero di alcune immagini con raro prevalere dell'uno o dell'altro in alcune di esse, raro squilibrio in cui l'intento può voler essere quello di accentuare la drammaticità di una situazione descritta graficamente oppure, ma non è detto che sia sempre così, accentuare l'oggettiva triste poesia di un momento di tranquillità colto dall'autore e così vissuto ed interpretato da lui ma di cui gli oggettivi protagonisti sembrano essere del tutto inconsapevoli.
I disegni 7 e 8 ne sono una prima chiara esemplificazione. Nel primo di essi, posta a sinistra, scorgiamo subito una leggera prevalenza del colore nero nel disegno. In esso l'autore ha rappresentato dei modernissimi schiavi salariati chiusi in un vasto ufficio tecnico che sembra essere piuttosto uno stanzone di caserma, i quali lavorano sotto l'occhiuta vigilanza di un minuscolo capoufficio che passeggia tra le strane scrivanie inclinate. A questa schiera di modernissimi dannati è offerta quale unica evasione visiva, una veduta osservabile da un ampio finestrone da cui si scorge il deprimente scenario di altissimi edifici addossati l'uno all'altro dai cui comignoli escono dense e scure colonne di fumo e qua e là altri e massicci altiforni che producono anch'essi il mortale fumo del progresso industriale. Le uniche fonti di luce sembrano essere quella solare sullo sfondo remoto del disegno che si scorge dal finestrone ed una luce misteriosa quanto artificiale  che cade dall'alto sui piani di lavoro dei disegnatori tecnici-dannati.
A questo disegno quasi dantesco si contrappone nell'ottavo disegno una scena in cui è il bianco a prevalere sul nero. Il disegno presenta una disposizione verticale e sembra essere diviso in due parti. Su un terzo del disegno disposto sul lato destro, scorgiamo in primo piano un frammento di un grande palazzo posto in ombra e quindi colorato di nero. Dalle tre finestre disegnate, scorgiamo delle scene di vita quotidiana banali e semplici ma che danno già un deciso tocco poetico al tutto. Sulla finestra superiore una donna è intenta ad un lavoro che sembra essere di cucito, forse si tratta di una sarta. Sulla finestra al centro un uomo guarda fuori dalla finestra, le mani a sorreggere la testa, il volto inespressivo come se si stesse annoiando o chiedendosi cosa ci stia a fare al mondo. La finestra in basso ci mostra una donna seminuda nell'atto di indossare una veste. Deve trattarsi di una bella e luminosa giornata di inizio autunno o di primavera incipiente, perché tutt'e tre le finestre risultano aperte come ad accogliere luce ed aria fresca.
Dei rimanenti due terzi del disegno posti sul lato sinistro, vediamo la città immersa nel sole e quindi dalle facciate bianche. Sulla parte bassa scorgiamo ancora delle scene di intimità casalinga da finestre aperte come ad esempio un uomo ed una donna che si abbracciano ed in quelle più vicine delle persone che si affacciano alla finestra. Sullo sfondo una prospettiva vertiginosa pone in evidenza caseggiati su caseggiati le cui finestre sono quasi tutte poste in luce. La sensazione complessiva è quella di una calma che aleggia in un momento di corale e breve tranquillità, siamo forse a metà mattinata oppure nel tardo pomeriggio. Sembra quasi di poter udire che vi sia silenzio sulla scena complessiva, un silenzio rilassante e non tragico come quello del disegno di fianco fatto di dovere ed obbedienza ad un sistema che lo esige ed a cui lo si tributa e quindi pieno di risentimento.
In entrambi i disegni, comunque sia, ognuno risulta essere solo, come chiuso in se stesso, che si tratti della solitudine da trasfondere nel lavoro individuale che si sta svolgendo oppure quella della sospensione da ogni attività e che lascia liberi di dedicarsi alla cura di sé oppure a fissare inebetiti il vuoto dei propri pensieri riflesso dal vuoto urbano a cui si chiede invano un minimo di senso.

Massimo Cardellini


Frans Masereel, La Città, 1925, 02 di 10





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Die Stadt


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Frans Masereel
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29 luglio 2009 3 29 /07 /luglio /2009 07:28

QUADRI DI PARIGI


 

In attesa di poter accedere prima o poi attraverso il web  a quest'opera antologica a cui parteciparono tra le più famose e prestigiose firme letterarie del primo Novecento francese, per poter almeno tradurre alcuni dei più interessanti racconti (soprattutto di quelli liberi dai micidiali ed antidemocratici diritti d'autore), ci limitiamo a portare a conoscenza del lettore le belle immagini, litografie ed acqueforti, che li corredavano. In internet abbiamo trovato edizioni in vendita on line di questo testo a 9 mila dollari USA, la cosa non è poi tanto inspiegabile se si pensa che ne vennero stampati in poco più di 200 esemplari numerati.

Gli autori dei disegni sono riportati nella didascalia delle illustrazioni, degli autori dei racconti diamo qui un arido elenco affiancando ai loro nomi le date del loro alfa e omega esistenziale. Per rendere minimamente intelligibile le illustrazioni, i curatori del sito Gallica della Bibliothèque Nationale de France, hanno dato anche una loro breve descrizione. Gliene siamo grati: una fatica di meno!


Vorremmo soltanto ricordare che Parigi funge unicamente da sfondo a questi disegni o incisioni, in realtà sono piuttosto i luoghi frequentati dagli artisti, soprattutto quelli delle avanguardie letterarie e artistiche, i cosiddetti cabaret, in cui una fauna di creativi mischiata a ladri, sgualdrine e magnaccia, tirava a sbarcare il lunario, insomma la famosa bohème. L'opera è stata edita nel 1927 dall'editore Emile-Paul Frères di Parigi e si componeva di 259 pagine.

 

 

 

 

 

AUTORI dei testi

Jean Cocteau (1889-1963); Pierre Mc Orlan (1883-1970); Paul Valéry (1871-1945); Max Jacob (1876-1944); Duhamel, Georges (1884-1966); Colette (1873-1954); Vlaminck, Maurice de (1876-1958); Suarès, André (1868-1948); Escholier, Raymond (1882-1971); Giraudoux, Jean (1882-1944); Vildrac, Charles (1882-1971); Morand, Paul (1888-1976); Salmon, André (1881-1969); Vaudoyer, Jean-Louis (1883-1963); Carco, Francis (1886-1958); Dunoyer de Segonzac, André (1884-1974); Allard, Roger (1885-1961); Derème, Tristan (1889-1941); Lacretelle, Jacques de (1888-1985); Jaloux, Edmond (1878-1949); Larbaud, Valery (1881-1957); Warnod, André (1885-1960).

 

 

 

 

DISEGNATORI

 

 

Foujita, Léonard (1886-1968); Van Dongen, Kees (1877-1968); Waroquier, Henry de (1881-1970);  Utrillo, Maurice (1883-1955); Rouault, Georges; Pascin, Jules (1885-1930); Oberlé, Jean; Moreau, Luc-Albert (1882-1948); Matisse, Henri (1869-1954); Martin, Charles; Marquet, Albert; Laurencin, Marie (1883-1956); Chas Laborde; Falké, Pierre (1884-1947); David, Hermine (1886-1970); Daragnès, Jean Gabriel (1886-1950); Despierre, Jacques (1912-1995); Bonnard, Pierre (1867-1947).

 

 

 

 

 

 

TABLEAUX DE PARIS


 

 

01. Disegno di Pierre Bonnard.  La Rue [La Strada].
Ragazze a passeggio con un cane per le strade di Parigi.



 

02. Disegno di Hermine David
La fête à Montmartre [La festa a Montmartre].

Scena di gioia prima di una corsa di cavalli a Parigi. 


 

 

03, Disegno di Daragnès.
Paris. Place Pigalle.
[Parigi. Place Pigalle.]

 

 







 

 

 

04, Disegno di Chas Laborde.
Paris au début du XXè siècle. Boulevard des Capucines.
[Parigi all'inizio del XX secolo. Boulevard des Capucines.]











05, Disegno di Marie Laurencin.
Une modiste de Paris
[Una modista di Parigi]












06, Disegno di Van Dongen.
Vie nocturne à Paris
[Vita notturna a Parigi]


07,  Disegno di Vlaminck.
La montagne Sainte-Geneviève
[La collina Sainte-Geneviève]



08, Incisione di Marquet.
La cathédrale Notre-Dame de Paris
[La cattedrale Notre-Dame de Paris]

 

 



09, Incisione di André Dunoyer de Ségonzac.
Un match de rugby à Paris. La mélée
[Una partita di Rugby a Parigi. La mischia]











10, Incisione di Maurice Utrillo.
Une rue de Montmarte. Rue de l'Abreuvoir
[Una strada di Montmartre. Rue de l'Abreuvoir]

 

 

 

 

 

 

 


11, Disegno di Foujita.
Le café La Rotonde, haut lieu de réunion des artistes dans le quartier Montparnasse,
[Il caffè La Rotonde, quartier generale d'incontro degli artisti nel quartiere Montparnasse]








12, Disegno di L. A. Moreau.
Paris, au début du XXè siècle.  Au cinéma
[Parigi, all'inizio del XX secolo. Al cinema]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


13, Disegno di Henri de Waroquier
Jardin du Luxembourg [Giardini del Lussemburgo]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



14, Disegno di Charles Martin. La Tour Eiffel









 

 


15, Disegno di J. Oberléun
Cabaret rinomato a Parigi. Al "Jockey".





 

 

 

 

 

 

 

 

 



16, Disegno di Céria
Quai des Orfèvres

 

 

 

 

 

 

 

 

 


17, Disegno di Falké
Un café à Paris. A la Terrasse.
Un caffè a Parigi. Alla Terrasse.















18, Disegno di Henri Matisse.
Le pont Saint-Michel
[Il ponte Saint-Michel]






19,Disegno di Pascin
Un bal populaire à
Paris
[Una sala da ballo popolare a Parigi]










20, Disegno di Georges Rouault
Un cirque à
Paris
[Un circo a Parigi]

 

 

 

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]



Link all'opera:

Tableaux de Paris

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24 novembre 2008 1 24 /11 /novembre /2008 19:00

 

 

 

Il mese di novembre tratta dal libro di ore Les Très Riches Heures du Duc de Berry.




Rimandiamo alla nostra più ampia presentazione a Les Très Riches Heures du Duc de Berry, con cui vorremmo omaggiare una delle migliori espressioni dei libri miniati del Rinascimento europeo, per più dettagliate notizie su questo grande capolavoro. Applicando una semplice analisi iconografica mostreremo dettagliatamente tutti gli elementi ideologici presenti al suo interno, soprattutto la relazione macrocosmo-microcosmo, il fulcro del pensiero arcaico le cui radici sono antiche quanto la stessa umanità e di cui ritroviamo tracce in tutte le epoche e culture della storia universale.

 
Naturalmente la strutturazione sociale è fondamentale nei processi di rimozione o riformulazione dei prodotti culturali di altre epoche o culture e perciò ad una caratterizzazione egualitaria di questo formidabile concetto esoterico universale che è appunto la cosmologia è possibile dare connotazioni addirittura opposte una volta che esso sia stato fatto proprio da una cultura gerarchica e classista.
In questa opera notevole sul profilo artistico, un semplice libro di preghiere, è riscontrabile, in relazione all''epoca in cui essa fu redatta, proprio una utilizzazione classista del principio ermetico per eccellenza del rapporto tra la realtà celeste e quella terrena. Esamineremo a partire dal mese presente, cioè da novembre, gli elementi caratteristici di queste due sfere di modo che mese per mese effettuandone una lettura essenziale alla fine esauriremo l'intero ciclo annuale raffigurato in questo libro di ore.

 

Come è risaputo, le raffigurazioni dei singoli mesi presenti all'interno di questo superbo libro è caratterizzato da due ben precisi parti che si corrispondono. Al riquadro in basso corrisponde ogni mese una lunetta in alto in cui è rappresentato il cielo zodiacale. Al primo è riservato il compito di illustrare mese dopo mese le attività salienti tipiche del mondo medievale cristiano, attinenti a volte al mondo della corte a volte a quello agrario o entrambi. Nelle miniature gli artisti non mancano di omaggiare il loro illustre committente ritraendovelo alcune volte ma soprattutto collocando sullo sfondo dei loro disegni le sterminate proprietà del duce in fatto di castelli o città. 

 

 

 

LA LUNETTA

  

Alla lunetta sovrastante spetta invece il compito di raffiguare i segni zodiacali del mese, in una corrispondenza di armonia tra il mondo celeste astrale e quello terrestre, il secondo dei quali deve essere in perfetta sintonia con il primo se vuole risultare prospero e privo di mali, cioè nella grazia di Dio. E' questa l'epoca di massima fortuna dell'astrologia, una disciplina coltivata da tutti gli elementi eruditi dell'epoca e le cui competenze sono richieste da tutti  i potenti, papi compresi.   

 

 

La lunetta della miniatura rappresentante il mese di novembre. Tutte e dodici le lunette dei mesi sono state disegnate dai fratelli Limburg, al contrario delle miniature dei mesi, alcuni dei quali sono stati disegnati da altri autori del tutto o in parte, molti decenni dopo la tragica morte degli artisti.

 

 

 

 

 

 

Rappresentazione del carro del sole ispirata ad una antica moneta posseduta dal duca di Berry, a forma di semicerchio, al centro l'astro solare primeggia irradiando luce e calore mese per mese consentendo quindi la vita.

 

 

 

Immediatamente sopra il mitologico carro del sole vediamo alcune ghiere attinenti alla situazione del cielo nel mese di novembre, nella prima i giorni di cui il mese è costituito, trenta, scritti in numeri alternativamente in inchiostro blu e oro. Nella terza ghiera vediamo la situazione della luna nel corso del mese stesso, disegnata in oro come recita poi la scritta riportata nella quarta ghiera: Positiones lune mensis novembris dies XXX, al di sopra della quale si distende la bellissima rappresentazione della situazione zodiacale del mese di novembre.

   

 

 

Segni zodiacali del mese di novembre, mirabilmente rappresentati sulla fascia zodiacale posta al di sopra del carro del sole. Tra le due rappresentazioni figurative delle lunette sono situate le ghiere appena descritte.

 

   

 

 

 

 

Sulla parte destra  della fascia zodiacale vediamo il disegno dello Scorpione disegnato su uno sfondo blu della stessa tonalità di quello del disegno rappresentante il carro del sole. Quasi a metà fascia una riga divide lo Scorpione dal Sagittario in corrispondenza del giorno 30, sulla ghiera sovrastante la fascia zodiacale, sul lato dello scorpione leggiamo infatti: Finis Graduum Scorpionis.

 

 

 

 

 

 

Sulla parte destra della fascia zodiacale della lunetta è rappresentato il segno del Sagittario su di uno sfondo blu di una tonalità più scura di quello dove alleggia lo Scorpione o del disegno rappresentante il carro del sole. Sulla ghiera sovrastante lo Scorpione leggiamo: Initium sagittarii gradus.

 

  

LA MINIATURA

 

 

Da una parte ci dispiace iniziare una lettura iconografica di questa celeberrima opera con il mese di novembre, in quanto proprio per questo mese mancano importanti elementi rappresentati invece in tutti gli altri mesi e cioè all'interno del riquadro, sempre collocate sullo sfondo, una proprietà del Duca di Berry, solitamente castelli o città o entrambe le cose. Il disegno è stato eseguito da Jean Colombe nel 1480 circa e non dai fratelli Limburg autori della quasi totalità del libro di ore.

Il mese di novembre non mostra perciò, sullo sfondo della scena principale, che un villaggio ed un castello molto stilizzati privi di elementi adatti a farceli riconoscere come esistenti, siamo cioè in presenza di un paesaggio immaginario. Dai monti bluastri lontani, (grande esempio di prospettiva aerea) scende un fiume sul cui argine si estende un bosco.


 

L'attività lavorativa del mese è al contrario molto ben evidenziata e consiste nella raccolta di ghiande (la glandée). In primo piano vediamo un branco di porci, sorvegliati da un cane, nutrirsi di ghiande mentre un guardiano, ritratto con un aspetto estremamente sgradevole, come esigeva la convenzione iconografica dell'epoca, lancia un bastone allo scopo di scuotere i rami delle querce per farne cadere i frutti. Il maiale era la più importante fonte di carne del Medioevo.

 

 

In secondo piano, all'interno del bosco, vediamo altri contadini intenti a far pasturare i loro porci sotto le querce.

 

 

 


 

Bibliografia:

 

Harald Justin, I libri d'ore del Duca di Berry, Edicart, Milano, 1991.

Giulia Bologna, Manoscritti e miniature, il libro prima di Gutenberg, Giorgio Mondadori, 1988.

 

 









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