RIAPPARIZIONE DEL GENIERE

Randon, "Nos troupiers", Le Petit Journal pour Rire, n° 194, circa 1859
[Quest'articolo è un approfondimento al nostro precedente sui genieri Gruyer e Camember].
Cosa ha potuto portare Eugène Le Mouël e Christophe a far rivivere un geniere della fine del Secondo Impero, acconciato con il suo famoso copricapo a pelo, quando questo fante, così bardato, era scomparso da più di vent'anni?
Presso Le Mouël, questo copricapo è l'elemento che fonda le sue scenette. Il militare è dunque arruolato per questo accessorio che gli è peculiare. La stessa cosa per Christophe, come spiega nell'introduzione dell'albo Les facéties du sapeur Camember uscito nel 1896: "Se l'autore ha scelto quest'epoca, non è perché vi era stato spinto da considerazioni politiche; è semplicemente allo scopo di aver l'occasione e il pretesto di orner l'occipite del suo eroe con uno di quei trionfanti copricapi in pelo, ultima eco di ciò che furono i pennacchi bianchi della Grande Armata. - Si ammirerà quanto genio ci sia voluto all'autore per fare del nuovo con del vecchio".
Per François Caradec, Christophe è anche mosso da una motivazione nostalgica: "Nel 1890, ritrovando i suoi ricordi d'infanzia, Georges Colomb sembra soprattutto essere stato sedotto dall'aspetto quasi mitico che presentava allora per i bambini il personaggio di un geniere" [1].
Ai suoi tempi, il geniere con il copricapo di pelo è già il bersaglio dei caricaturisti. Ne testimonia, il disegno qui sopra firmato da Randon (1814-1884) e apparso in Le Petit Journal pour Rire del 1859. Notate che all'epoca già si rideva di questo personaggio molto colorito dipingendolo con le stesse particolarità che si ritroveranno presso Christophe, e cioè la sua propensione all'innamoramento per le domestiche e la sua grammatica tutta particolare.
A nostra connoscenza, la prima apparizione di un geniere data al 1861: nell'albo La Pappagallomania firmato da Edouard Chervret, un militare con copricapo di pelo chiamato Tête-de-loup [Testa di lupo] vi svolge un ruolo secondario. Abbiamo segnalato, durante la recente scoperta di quest'albo, la similarità tra una pagina di Chevret e una tavola della tipografia imagerie Quantin di Eugène Le Mouël, Le sapeur Guyer. In entrambi, il copricapo di pelo, abbandonato sulla pubblica via dal suo proprietario, provoca lo stesso equivoco: il copricapo irsuto, scambiato per una bestia pericolosa, spaventa la popolazione e deve essere abbattuta.

Prima apparizione del geniere Tête-de-loup in La Perroquettomanie di Edouard Chevret, 1861. Fonte: gallica.bnf.fr
Nel 1868, il nostro soldato fa una nuova apparizione in Les Mésaventures de M. Bêton di Léonce Petit (1839-1884), tribolazioni burlesche imitanti moltissimo gli albi di Rodolphe Töpffer [2]. E' uno dei personaggi secondari che il lettore incontra lungo il libro. Questo geniere chiamato Balthazar crede di aver trovato l'amore della sua vita nella persona di una falsa donna barbuta. La barba è vera, ma è un uomo travestito che la porta. Si deve credere che l'amore rende ciechi perché Balthazar tenterà incessantemente, sino alla fine dell'albo, di sedurre il suo alter-ego capelluto davanti all'altare…

Vignette tratte da Mésaventures de M. Bêton, di Léonce Petit (Librairie Lacroix, 1868).
Tardivo ammiratore del Primo Impero, Henri Sta, (1846-1920) mette spesso in scena i militari di questo periodo nei suoi fumetti. Nella tavola seguente pubblicata sulla rivista per ragazzi Saint-Nicolas nel 1904, il geniere Beaupoil è vittima del suo giovane figlio che si è votato alla professione di acconciatore. Ed è ancora una volta il copricapo peloso all'origine della scenette.

Henri de Sta, "Barbe de sapeur", Saint-Nicolas, 28 febbraio 1904. Fonte: Gallica.bnf.fr
Un'ultima apparizione del nostro fante ci è data da Caran d’Ache. Il disegnatore si è fatto conoscere agli inizi della sua carriera con le sue storie senza legende mettendo in scena dei soldati. In "Un Miracle" apparso su La Vie Militaire, n° 11 del 15 marzo 1884 [3], un geniere incaricato di badare al cavallo di un ufficiale si fa giocare uno scherzo da due monelli.


Caran d’Ache, "Miracle", Album Caran d’Ache, Plon, 1889, p. 38-39.
Come esperto conoscitore dell'uniforme militare - fu dislocato durante il suo servizio militare al 2° ufficio dei modelli dello Stato Maggiore dove fu incaricato di riprodurre delle uniformi straniere -, Caran d'Ache disegna il suo personaggio senza il suo copricapo a pelo ma con il suo berretto (képi). Infatti, dopo il Secondo Impero, niente distingue più esteriormente il geniere dagli altri fanti. Si riconosce tuttavia. Si riconosce tuttavia il nostro soldato dall'insegna che porta sulla sua manica consistente in due asce incrociate [4].
Nel suo spirito, questo scherzo da caserma avrebbe potuto essere una delle facezie del geniere Camember. La scena finale di Caran d’Ache nella quale il militare non si dispiace di fronte al suo superiore prefigura il sangue freddo dell'eroe di Christophe. Per scrivere le sue storie, Christophe ha nutrito la sua opera con numerose influenze e prestiti più o meno diretti. A proposito dell'albo del geniere Camember, François Caradec scrive che è "quello in cui fa meno sforzo d'immaginazione. Christophe non lo nasconde e scrive nel lungo sottotitolo: "Si ammirerà quanto è occorso di genio all'autore per fare del nuovo con del vecchio". Ed è vero: le situazioni, gli scherzi, i giochi di parole sono di un'originalità molto contestabile. Il "genio", è in effetti di aver dato loro nuova giovinezza, di aver creato un eroe fuori del tempo (...), che è un piccolo capolavoro" [5].
Antoine Sausverd
[Traduzione di Massimo Cardellini]
NOTE
[1] François Caradec, Christophe, Paris, Horay, 1981, pagina 32.
[2] Tre anni prima, il geniere era il personaggio principale di un testo scritto e illustrato di un testo scritto e illustrato da Léonce Petit: Le roman d’une cuisinière raconté par son sapeur,Guerin, 1866.
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k58601428/f6.image.pagination
[3] Questa storia fu ripresa alcune volte, soprattutto sulle pagine di La Caricature, n° 284 del 6 giugno 1885, poi nell'Album Caran d’Ache (Plon, 1889) e infine sotto la forma di una tavola della imagerie Péllerin "Aux armes d'Épinal", n° 108 del 1892, con delle legende aggiunte, in un'impaginazione ornamentale e dei colori.
[4] A questo proposito vedere: "François Kerlouegan, "Un vieux bisontin: le sapeur Camember (1844- )" in François Lassus (a cura di), Mélanges offerts à la mémoire de Roland Fiétier par ses collègues de Besançon, Les Belles lettres, 1984.
[5] François Caradec, Histoire de la littérature enfantine en France, Albin Michel, 1977, p. 199-200.