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1 ottobre 2016 6 01 /10 /ottobre /2016 05:00

Le Grelot

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un giornale satirico repubblicano illustrato

 

Guillaume Doizy

Il 9 aprile 1871, in piena ebollizione della Comune e con un indirizzo parigino, usciva il giornale satirico illustrato Le Grelot (33x47cm), senza dubbio ispirato dal successo precedente alla guerra di La Lune L’Eclipse pubblicate da Polo e André Gill. Ostile all'insurrezione operaia, Le Grelot festeggia all'inizio di giugno il colpo di scopa ad opera di Versailles sulla capitale. Il giornale è allora diretto da J. Madre, grande finanziatore di riviste satiriche illustrate nel 1870 e 1871, residente nella famosa rue du Croissant. Egli si occuperà anche in seguito di altri giornali satirici: Le Frondeur, Les Contemporains, Le Sceptique, ecc.

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Primo numero di Le Grelot, 9 aprile 1871, disegno di Bertall

Le Grelot pubblica ogni settimana un grande disegno satirico colorato in copertina (e più raramente in doppia pagina centrale), le tre pagine rimanenti erano riservate al testo: riviste comiche, barzelette e altre informazioni borsistiche o pubblicità. Durante i suoi primi anni, Le Grelot pubblica dei disegni tratti a parte e anche un supplemento.

L'identità del giornale si costruisce intorno a una serie di disegnatori fedeli. Dopo il "vecchio" Bertall (nato nel 1820, già molto attivo nel 1848 sui giornali di Philipon) che ritroviamo nei primi mesi sulla prima pagina di Le Grelot, il "giovane" Alfred Le Petit (nato nel 1841) lascia L’Eclipse e firma il 9 novembre 1871 un contratto di esclusiva insieme a Madre, contratto prorogato per tre anni a partire dal 1° novembre 1874. Le Petit, aureolato dalla sua pubblicazione La Charge, lanciata prima della caduta del Secondo Impero e che si è fuso con L’Eclipse ha il suo rilancio, si ritrova ad essere alla pari con André Gill. Nei suoi disegni pubblicati su Le Grelot, denuncia con tenacità le forze politiche reazionarie ostili alla Repubblica, fulmina la censura sotto l'Ordine Morale mettendosi spesso in scena in numerosi autoritratti.

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(Autoritratto di Alfred Le Petit, vittima della censura. Alfred Le Petit (1841-1909), "Le boulet", Le Grelot n° 119, 20/7/1873).

 

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Couverture du Grelot publiée sans dessin à cause de la censure...

Alfred Le Petit si allontana dal Grelot nel 1876 (per ritornarvi in forza agli inizi degli anni 80 del XIX secolo e più tardi negli anni vicini al 1900), sostituito dal disegnatore Pépin, principale caricaturista del giornale per i venticinque anni seguenti. Di sensibilità anche repubblicana di sinistra, Pépin si mostra critico di fronte ai repubblicani opportunisti e ferocemente anticlericale quando i governi dopo Jules Ferry si fanno sempre più moderati nei confronti della Chiesa cattolica. Negli anni 90 del XIX secolo, dopo aver condotto una campagna contro Boulanger (anche sul giornale Le Troupier), Pépin si scontra sia con gli anarchici, i socialisti e i collettivisti (Louise Michel, Jaurès e Guesde) sia con i governi sempre più conservatori. Rompe infine con Le Grelot a proposito del caso Dreyfus. Dapprima ostile alla causa del capitano, Pépin diventa dreyfusardo al contrario della direzione del giornale. Il divorzio si consuma nell'agosto del 1899 (l'ultimo disegno risale al 20). Il satirico lascia allora Le Grelot per fondare Le Fouet, di orientamento radicale-socialista. Si trova anche suoi lavori in provincia nel 1901 e 1902, soprattutto sul supplemento illustrato settimanale del Petit Rouennais [1].

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Illustrazione di Pépin, uno dei due principali disegnatori di "Le Grelot" tra 1871 e 1900.

Le Grelot, conosciuto durante questi  trent'anni di attività per le sue posizioni nettissimamente repubblicane, divenne, ancor più brutalmente di Le Charivari francamente reazionario, antisemita, antimassonico e clericale. La svolta si verifica tra due numeri e il lettore vede d'ora in poi svanire gli eroi di ieri e incensati gli avversari della vigilia. Questa virata, con i disegnatori Gravelle [2], Alfred Le Petit di nuovo e Fertom [3] soprattutto non impedisce a Le Grelot di continuare a uscire sino al 1907. Questo nuovo orientamento, cominciato con J. Madre, perdura a partire dal 1902 con il nuovo direttore A. Jouveau. Il giornale adotta la periodicità mensile dal 1905 sino alla sua fine nel 1907. Dalla sua nascita nel 1871, Le Grelot ha pubblicato circa 2.000 numeri.

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Dessin di Gravelle, di quando "Le Grelot" è diventato reazionario e clericale. Gravelle nato nel 1855. "Les promotions de juillet" (Le promozioni di luglio), da "Le Grelot" del 21 agosto 1904.

Lo studio di Le Grelot è illuminante a proposito del mestiere di disegnatore all'epoca. Durante i primi anni, Alfred Le Petit beneficia di una sicurezza professionale certa, grande vantaggio in un momento in cui l'attività dei disegnatori rimane segnata dalla precarietà. Il caricaturista è tuttavia posto a confronto con diverse difficoltà: deve sottomettersi alla censura preventiva, i poteri pubblici rifiutano solitamente dei disegni prima della pubblicazione. Le Petit si vede anche imporre gli argomenti dal suo direttore J. Madre, come testimonia la loro corrispondenza in cui l'artista si lamenta amaramente di questa tutela durante gli anni 70 del XIX secolo.

Durante questo mezzo secolo, le caricature pubblicate su Le Grelot corrispondono a dei commenti dell'attualità, presentando sul piano delle procedure una grande costanza. I disegnatori ricorrono abbondantemente all'allegoria (rappresentazione delle idee o delle sensibilità politiche), a dei personaggi di schiena o agli allestimenti scenici allusivi, soprattutto quando regna la censura; rappresentano i rapporti di forza politici, puntando il dito sulle crisi e gli scandali, i mutamenti di situazioni che caratterizzavano le intenzioni dei principali uomini del potere. I caricaturisti prendono di mira prioritariamente gli amministratori che hanno accesso alle più alte funzioni istituzionali, presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti della Camera e del Senato. Le grandi istituzioni politiche elettive sono le prime a essere bersagliate, anche se nel lungo termine, la caricatura s'interessa sempre più alle amministrazioni periferiche. Nei periodi di crisi e a volte per delle ragioni propagandistiche, gli artisti possono scegliere degli obiettivi "meno" istituzionali, come Boulanger, Dreyfus o dei capi di partito, persino dei personaggi diventati dei simboli politici, Louise Michel ad esempio. I disegnatori si impegnano anche nel qualificare le relazioni internazionali e soprattutto le concorrenze coloniali, giocando regolarmente sulla tasto nazionalista stigmatizzando l'Inghilterra e soprattutto la Germania.

 

Guillaume Doizy

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

[1] Pépin abita allora a Parigi, nella 18a circoscrizione. Invia ogni settimana alcuni bozzetti al responsabile del Petit rouennais, un quotidiano repubblicano favorevole al governo. I bozzetti sono accompagnati da commenti esplicativi che permettono al committente di scegliere il disegno da portare a termine, modificando eventualmente le didascalie. Pépin porta egli stesso la sua opera dall'incisore prima di farlo inviare in tipografia.

[2] Disegnatore di tendenze anarchiche e "naturiane" fedele illustratore del molto antisemita giornale L’Antijuif illustré ma anche alcuni anni prima di La Libre parole illustrée.

[3] Che disegna negli anni precedenti al Pilori.

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