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8 aprile 2009 3 08 /04 /aprile /2009 06:40

La lezione nel fonografo

Raymond de la Nézière, La Leçon dans le phonographe [La lezione nel fonografo], Mon Journal n°26 du 26 mars 1904.





di Antoine Sausverd

 

 

Negli Stati Uniti, la nuvola parlante nei comics non diventa veramente una norma che a partire dal 1900. In Francia, prima di Alain Saint-Ogan, la nuvoletta non ha mai sfondato nel fumetto. Le storie senza parole hanno, per contro, conosciuto un certo successo ed una certa posterità dopo quelle apparse in Le Chat Noir [Il Gatto Nero] sin dal 1882. È la stampa e la letteratura per l'infanzia che si approprierà del genere sequenziale muto a partire dal decennio successivo. Lo scopo è pedagogico ma anche ludico. Così, la rivista Mon Journal edita da Hachette sin dal 1881 pubblica regolarmente delle storie senza parole sotto forma di gioco-concorso: i giovani lettori devono scrivere una spiegazione a questa storia senza parole e inviarla al giornale che premierà i migliori.

Nel numero del 26 marzo 1904, Mon Journal offre in quarta di copertina questa storia muta firmata Raymond de la Nézière (1865-1953) [1]. La Leçon dans le phonographe racconta il tentativo di barare da parte di due giovani allievi. Essi registrano con l'aiuto di un fonografo la lezione che devono imparare e poi fingono di recitarla davanti al loro insegnante nascondendo l'apparecchio. Quest'ultimo però, non si fa ingannare ed i bambini sono rapidamente presi e puniti a portare un cappello con le orecchie d'asino.

Qui, l'apparecchio fonografico non produce alcun fumetto [2]. E la matita di Raymond de la Nézière non lascia mai trasparire la minima simbolizzazione grafica rinviante alla rappresentazione dell'acustica. La tavola è completamente muta da questi segni che lascerebbero intravedere che delle voci o dei rumori, diretti o riprodotti, sono emessi.

Malgrado ciò, questa storia sembra giocare involontariamente con questo silenzio. Tranne il fonografo, numerosi elementi e posture rinviano alla sfera uditiva facendo di questa tavola una ironica pantomima. Nella seconda vignetta, uno dei bambini registra la sua voce, l'altro ascolta alla porta per sorvegliare l'arrivo del maestro. Nella seconda, uno dei due si tappa le orecchie per concentrarsi. Nella terza, il fonografo all'opera riproduce la voce dell'allievo. Nella quarta, il fonografo deve continuare impertubabilmente a recitare quando il maestro scopre l'inganno. Si indovina che la scena della quinta vignetta comporta un severo e sonore rimprovero, Infine, all'ultima vignetta, i due studenti si ritrovano ognuno sulla testa un cappello con le orecchie d'asino... Le finte grandi orecchie di questo copricapo ci ricorda tutto il paradosso  di questa tavola muta e nonostante tutto espressiva.


Antoine Sausverd


[1] Notate che la tavola sembra essere datata 1902 sotto la firma del disegnatore. Grazie all'eccellente sito dell’agenzia Eureka per avermi fatto scoprire questa tavola.

[2] Negli Stati Uniti, l'uso sistematico del fumetto parlante nel fumetto è direttamente legato all'emergere del fonografo così come del telefono. Vedere: Ceci n'est pas une bulle! Structures énonciatives du pgylactère [Questa non è una bolla ! Strutture enunciative del filatterio], conferenza di Thierry Smolderen, consultabile al seguente indirizzo: http://edel.univ-poitiers.fr/rhrt/document.php?id=555 .


 
Antoine Sausverd

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]


Link al post originale:
La Leçon dans le phonographe

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